Le polemiche e le proteste si rincorrono a Palermo per lo “sfratto” che il Comune ha dato all’Istituto Gramsci siciliano. Vantando un credito di 80 mila euro per la locazione del padiglione dei Cantieri culturali della Zisa, l’ufficio risorse immobiliari ha ingiunto al Gramsci di fare sapere entro il 30 settembre la data in cui lascerà i locali sgombri di “persone e cose”.
L’istituto ha sempre replicato richiamando il regolamento comunale il quale prevede che per le “associazioni di alta valenza e utilità sociale e istituzionale” il canone possa essere “conguagliato con l’acquisizione di servizi aventi finalità sociali”. In effetti l’istituto Gramsci offre gratuitamente l’accesso alla propria biblioteca (40 mila volumi), alla propria emeroteca con le collezioni e all’archivio in cui sono custodite carte e documenti di numerosi personaggi pubblici come Pio La Torre, Girolamo Li Causi, Pompeo Colajanni, Vittorio Nisticò. Il Gramsci è inoltre attivo nell’editoria (130 volumi pubblicati) e nell’organizzazione di convegni, seminari e incontri.
Da tempo chiede che i servizi resi alla città vengano riconosciuti come “conguaglio” del canone di locazione. Ma la burocrazia del Comune ha sempre rigettato la proposta tanto che il Gramsci ha fatto ricorso alla giustizia civile. Il giudice deciderà nell’aprile del 2022. Intanto è arrivato il nuovo “sfratto”. Il presidente dell’Istituto, Salvatore Nicosia, ha ricordato che proprio qualche giorno fa il sindaco Leoluca Orlando si era detto pronto a unirsi a un’eventuale occupazione del padiglione per protesta. “Capisce anche lui – dice Nicosia – che si rischia di consumare uno scempio imperdonabile. Vorremmo quindi evitare l’infamia consegnando al Comune le chiavi della nostra sede dopo avere accertato quale trattamento sarà riservato al materiale fruito dal pubblico e dagli studiosi”. A sostegno del Gramsci si sono schierati la Cgil ed esponenti del mondo della cultura non solo siciliana.