È stata una delle pagini più tristi e imbarazzanti dell’epoca Crocetta. È andata avanti procedendo, a metà strada tra il problema e la soluzione, negli anni in cui Roberto Lagalla, oggi sindaco di Palermo, è stato il titolare della delega nel governo Musumeci. Torna ad affollare i radar delle criticità oggi, al punto che il governatore Renato Schifani ha annunciato in questi giorni la riforma di settore. Eppure i lavoratori sul tetto, una delle istantanee che segnavano i giorni delle proteste standard degli anni passati, non ci sono più stati, un equilibrio di fondo era stato raggiunto e fino a qualche settimana fa, nonostante i diversi mesi di stipendio non percepiti dai lavoratori degli enti, la “pax” del sistema era stata mantenuta.
Forse non ha aiutato la coincidenza con cui si è scelto di scorrere la graduatoria dell’Avviso 8, dopo che a marzo gli stessi enti avevano sollecitato la Regione a smuovere le acque. Oppure, in occasione dell’inizio della nuova legislatura, sindacati ed enti di formazione professionale, hanno affilato le armi chiedendo un nuovo inizio.
L’Avviso 2, con una prosecuzione durata negli ultimi tre anni, prima dell’Avviso 3 e poi dell’Avviso 8, con una dotazione iniziale che sfiorava i 130 milioni di euro ha cominciato a produrre i suoi effetti con molta lentezza negli ultimi cinque anni. La seconda fase delle procedure, relativa alle pre-iscrizioni degli allievi, si era conclusa con il completo utilizzo dei 125 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione. Lo step del finanziamento riguardava 1.579 corsi, che hanno impegnato oltre 25 mila allievi.
Il mondo della Formazione attende da un tempo senza fine di dare corso alla riforma organica del settore con una legge che sia in grado di
mandare in pensione la storica legge 24 che disciplina la formazione di base. L’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale Mimmo Turano ha spronato nei mesi scorsi gli enti “a sfornare idee utili per andare oltre i soliti schemi”, molti dei quali hanno prodotti esiti limitati rispetto all’indicatore essenziale dell’inserimento nel mondo del lavoro: “serve- ha detto- una nuova filosofia di indirizzo”, citando ad esempio il modello dell’Its di Caltagirone e il Nautico di Catania, rispetto ai relativi indici di occupabilità.
La prova del fuoco adesso sarà proprio la riforma a Sala d’Ercole. Già con l’arrivo in commissione del testo, dopo che la giunta lo avrà esitato, al termine del lungo periodo di gestazione che solitamente accompagna l’iter legislativo, darà la misura del conflitto potenziale tra il mondo frastagliato degli enti e la politica che spesso fa da sponsor.
Sarà compito anche del presidente della commissione Cultura Fabrizio Ferrara (FdI) stabilire il migliore equilibrio possibile nella tela degli accordi da costruire a Sala d’Ercole per rendere la strada della riforma meno complicata possibile.