Riforma della formazione professionale? Forse è un’esagerazione, semplicemente “il settore necessita di una riordino delle regole, di ordinaria amministrazione”, dice Giuseppe Raimondi Segretario Confederale UIL Sicilia.
E’ emerso qualche malumore mercoledì. Le organizzazioni sindacali, ricevute dalla Presidenza della Regione Siciliana insieme al Dipartimento Istruzione Formazione, hanno aperto un confronto con la politica e parti sociali, rendendo evidenti le criticità del settore: in primis il blocco degli stipendi, ormai da diversi mesi, per lavoratori e lavoratrici che con responsabilità si sono fatti carico sino ad oggi della continuità dei corsi e della relativa gestione amministrativa. Poi, i ritardi amministrativi relativi alle rendicontazioni dei fondi extra europei.
“Nutro forti dubbi su un ulteriore intervento di riforma, che è avvenuto già tre anni fa con legge 23 dell’ex assessore Lagalla. Un conto è regolamentare il funzionamento, e un conto, poi riformarlo, il settore che trovo a mio avviso, peggiorato”, continua Raimondi, facendo un parallelismo tra il governo Musumeci e quello di Schifani. “E’ stato necessario fissare alcuni principi che sono assolutamente ordinari, ma che l’assessore Turano ha fatto scadere nello straordinario”. Altro tema sollevato dal sindacalista è l’aggiornamento dei capitoli di bilancio a valere sui fondi extraregionali bloccati da mesi, “e rileviamo che da otto mesi i lavoratori non percepiscono lo stipendio. E’ scandaloso. Parliamo di arretrati anche perché non facendo i trasferimenti dei finanziamenti sui progetti, dove è contenuta la spesa del personale, chiaramente è impossibile percepire i soldi”. Il motivo? “E’ accaduto che l’assessorato non poteva emettere titoli di spesa perché non c’erano le somme in bilancio. Occorreva fare il riaccertamento dei capitoli. Ci avevano detto che il 10 maggio sarebbe stata una data utile e poi abbiamo appreso tutto il contrario. E’ come se tutto fosse avvenuto in maniera segreta, come se non stessimo parlando di cosa pubblica”.
“Inspiegabilmente l’assessore ha tenuto bloccato l’avviso 8, un avviso tormentato da ricorsi e da indagini di natura amministrativa, che ha impegnato numerose energie sia da parte degli enti, che del sindacato, e soprattutto da parte dell’amministrazione. Non è stato autorizzato lo scorrimento della graduatoria, fatto importante perché vuol dire assegnare progetti a enti collocati in graduatoria e che avrebbero creato nuova occupazione. Anche qui il presidente della Regione è intervenuto sbloccando l’avviso 8. Gli uffici preposti al controllo dei progetti, poi, sono sottodimensionati. Come si può pensare di assicurare regolarità nei pagamenti se gli stessi uffici accumulano ritardi. Un dipartimento così importante e grosso, come quello dell’istruzione e della formazione, deve essere potenziato. Purtroppo è uno status generale della Regione. Non si tratta di riscrivere le regole di funzionamento, è normale amministrazione far funzionare gli uffici, non occorre una riforma”, ha poi ribadito il segretario confederale della Uil Sicilia.
A proposito degli enti che si occupano di formazione, Raimondi lancia qualche sasso. “Devo fare una denuncia portata all’attenzione degli uffici. Per noi ci sono situazioni di oligopolio sospette perché non si giustificano. Ci sono grosse concentrazioni di corsi in alcuni enti ma non è questo lo scandalo, bensì mi preoccupa il fatto che un ente così grosso -penso a chi ha 200 percorsi di istruzione e formazione a valere sui minori – deve avere una adeguata struttura che richiami le norme sull’accreditamento. Faccio un esempio: se io ho un centinaio di sedi dove svolgo attività di formazione, e ho soltanto 24 rapporti di lavoro subordinato, e tutto il resto è prestazione. Vi è una evidente violazione delle norme sul lavoro per quanto riguarda alcune prestazioni. Penso agli ausiliari che devono assicurare igiene e pulizia ogni giorno, ai custodi che devono vigilare sull’entrata e l’uscita degli allievi, il personale amministrativo, tutti coloro i quali non possono essere chiamati a prestazione. E’ evidente che c’è un ritorno sotto il profilo dei costi. Noi siamo impegnati nel smascherare contratti pirata, poi ci sono le norme sull’accreditamento secondo cui si devono applicare i contratti di settore, e nello specifico costruiti per il settore della formazione professionale, e invece l’amministrazione consente l’applicazione di contratti poli-settoriali. Questo non va”.
Un fatto portato all’attenzione della Commissione Lavoro all’Ars e degli uffici competenti dell’assessorato. “Abbiamo chiesto ispezioni rigorose su un grosso ente di formazione, per valutare se le nostre supposizioni scritte avevano un senso o no. Da oltre due anni non abbiamo nessun segnale. Si diano una mossa, perché abbiamo pensato di fare esposti interessando la Procura della Corte dei Conti e gli organismi europei che controllano la spesa. Siamo stufi della politica che non collabora”.
Vecchia storia quella della reale utilità degli enti di formazione, interpretata come effettiva funzionalità degli stessi rispetto all’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro interessato. Il settore della formazione professionale in Sicilia continua a soffrire uno stato di precarietà, sia in termini di utenti formati che dal punto di vista del raccordo con le imprese circa i profili professionali realmente assorbili dal mercato del lavoro. “Non c’è mai stata una rispondenza diretta tra il corso di formazione e la collocazione nel mondo del lavoro. E’ uno strumento di politica attiva, dobbiamo capire se il catalogo delle qualifiche che gestisce l’assessorato è aggiornato oppure no rispetto al mercato. Rilevare i fabbisogni formativi non è semplice. Prima vigeva una buona pratica: l’amministrazione prima di redigere un piano e un avviso, consultava gli organismi che a vario titolo intervenivano nel mercato del lavoro”.
Cosa è mancato in questi anni? Probabilmente la concertazione con le parti sociali.