Sono passati 41 anni dal sacrificio di Paolo Giaccone. Il medico legale palermitano fu “eliminato” l’11 agosto del 1982 per un “no” alla modifica di una perizia.
Quel giorno, tra i viali del Policlinico di Palermo, venne avvicinato da dei killer che con cinque colpi di pistola ravvicinati lo uccisero a sangue freddo. A sparare fu Salvatore Rotolo, inviato dai boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Francesco Madonia, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci.
Giaccone fu preso di mira perché eseguì le autopsie su decine di vittime della seconda guerra di mafia. Tra queste il cronista giudiziario Mario Francese, il presidente della Regione Piersanti Mattarella, i magistrati Gaetano Costa e Cesare Terranova, il colonnello e il capitano dei carabinieri Giuseppe Russo ed Emanuele Basile.
Il rifiuto di modificare una perizia su un’impronta digitale fu la goccia che fece traboccare il vaso. L’impronta avrebbe incastrato Giuseppe Marchese che, nel dicembre del 1981, uccise quattro persone a Bagheria.
Chi era Paolo Giaccone?
Per molti una figura esemplare, modello per i giovani professionisti.
Nacque il 21 marzo 1929 a Palermo. Nella sua città d’origine divenne docente presso la Facoltà di Giurisprudenza in antropologia criminale e successivamente professore ordinario di medicina legale presso la Facoltà di Medicina.
A lui si devono innovative e moderne tecniche d’investigazione forense che furono utilizzate persino dall’Fbi statunitense. Fondò in Sicilia l’Associazione Volontari Italiani del Sangue (Avis). Per lui la donazione del sangue era importante per salvare vite.
Paolo Giaccone, nonostante la sua carriera e l’essere vittima della mafia, forse, non gli è stato ampiamente riconosciuto l’alto senso del dovere che dimostrò. Dovere che richiede questa branchia della medicina, rispetto altre specializzazioni. Il ruolo del medico legale, infatti, è di grande rilevanza nella giustizia e nella società, poiché spazia dal giuridico al sociale.
Proprio per la sua straordinaria figura di docente e professionista, oltre il contrasto alla criminalità organizzata, il Policlinico Universitario di Palermo porta il suo nome. Inoltre a lui è dedicato una via del Parco della Favorita. Nel 2012 è stato costituito il “Centro Studi Paolo Giaccone” per promuovere la cultura contro il crimine mafioso. Lo Stato ha onorato il sacrificio di Paolo Giaccone, con il riconoscimento concesso a favore dei suoi familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/1999.
La sua filosofia
“La professione medica impone obblighi di legge la cui conoscenza teorica dovrebbe essere bagaglio di ognuno di noi. Solo l’esperienza ed il buon senso, la riservatezza ove occorra e la valutazione dell’interesse pubblico e dell’interesse del singolo nelle varie contingenze della professione quotidiana, la serietà e l’umiltà con cui ogni medico si avvicina al paziente ed alla professione stessa possono consentire che ogni medico ogni giorno ricavi insegnamenti sempre nuovi, pronto eventualmente a rispondere dei propri errori che saranno inevitabili e che non necessariamente saranno condannabili e condannati“.