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Scoperti resti di antichi edifici a Contessa Entellina, Samonà: “Area che ha ancora molto da rivelare” | CLICCA E GUARDA IL VIDEO

mercoledì 20 Ottobre 2021

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La missione di scavi condotta a Entella, nel territorio di Contessa Entellina (PA) tra Palermo ed Agrigento, dalla Scuola Normale di Pisa ha portato in luce un ampio tratto di un antico edificio posto sul fronte nord-ovest dell’altura del Castello di Entella, proprio nella zona in cui si trova il palazzo fortificato medievale ovvero su un fronte di quasi 5 metri dove si sono sovrapposti edifici di epoche diverse.

La missione di quest’anno, coordinata da Anna Magnetto, direttrice del Laboratorio di Storia Epigrafia Archeologia e Tradizione dell’Antico della Normale e dall’archeologa Rossella Giglio, direttrice del Parco archeologico di Segesta e diretta sul campo da Maria Cecilia Parra (Università di Pisa), con la collaborazione di Alessandro Corretti, Chiara Michelini e Adelaide Vaggioli (Laboratorio SAET della SNS), ha fatto emergere un ampio vano di un edificio con due ambienti contigui e con accesso dall’esterno. Le indagini hanno consentito di verificare che esistono livelli di crollo, databili fino all’inizio del II secolo a.C., che si sovrappongono e che ci consentono di affermare che chi abitò la Rocca utilizzò pietra da costruzione cavata in situ, creando nuovi spazi attraverso il recupero di materiale di crollo degli edifici precedenti; ritrovamenti che, secondo il tecnico archeologo della Normale Alessandro Corretti dimostrano, insieme ai materiali utilizzati, che si è trattato di un investimento importante per la città realizzato con un’ottima qualità tecnica di costruzione. Lo scavo ha, inoltre, confermato che questa zona della Rocca fu interessata da un incendio nella prima età ellenistica ma che gli abitanti hanno continuato ad abitarvi, ricostruendo gli edifici e non spostandosi.

Anche l’ultima campagna di scavi appena conclusa a Entella, nel territorio di Contessa Entellina – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – lascia significativi elementi che ci aiutano a una migliore comprensione della modalità di vita della popolazione che abitò la Rocca. Le importanti collaborazioni avviate nell’Isola con Università italiane e straniere sono essenziali per implementare la nostra conoscenza sulla storia della Sicilia e per meglio definire i contenuti di una programmazione che, ne è consapevole il governo regionale, non può prescindere dalla consapevolezza che Parchi archeologici e Musei sono imprescindibili ed essenziali per una riprogrammazione dell’offerta economica della Sicilia che riparta dalla cultura“.

La campagna di scavo di quest’anno ha interessato anche il versante orientale del Vallone Est della Rocca in un’area nodale della città antica dove precedenti indagini avevano portato alla luce un grande complesso di edifici pubblici a carattere sacro e “civile” (un tempio e grandi magazzini pubblici per derrate alimentari) articolati su 4 terrazze digradanti e in uso tra la fine del VI e la metà del III secolo a.C.. Le nuove indagini si sono concentrate sulla terrazza inferiore, dove è stata confermata la presenza di un’area destinata al culto con un recinto e deposizioni votive circostanti del IV secolo a.C.. In quest’area sono stati messi in luce ulteriori apprestamenti cultuali, tra cui una vasca destinata a contenere liquidi ad uso rituale, pertinente ad una fase anteriore.

Anche questa ultima campagna di scavo ha fornito dati significativi che riconducono al culto di Demetra e Kore e permettono di inserire a pieno diritto i contesti della terrazza inferiore nel quadro di un santuario urbano di Demetra e Kore, in cui gli spazi sacri si uniscono a magazzini di cereali, come spesso in Sicilia, è testimoniato a Monte Adranone, a Morgantina. Si tratta di un ulteriore importante passo nella ricerca scientifica all’interno dell’area del Parco“, dichiara Rossella Giglio, direttrice del Parco archeologico di Segesta cui, dal 2019 compete la gestione del sito.

L’area archeologica di Entella, dove si sono concentrati gli scavi, si trova a 545 metri sul livello del mare ed è zona d’interesse di studio da parte della Scuola Normale di Pisa sin dal 1985. “I risultati di questa missione rappresentano un ulteriore passo nella ricerca scientifica che conduce il Parco di Segesta dal 2019 – spiega Rossella Giglio – un percorso che mira alla valorizzazione dei siti di Entella, Salemi, Poggioreale e Custonaci attraverso gli scavi e lo studio scientifico condotto in collaborazione con Università e Istituti di ricerca. Questo aspetto è imprescindibile nell’ottica della promozione che guarda alla conoscenza della storia come cammino di crescita“.

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