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I mandamenti in Sicilia

Relazione Dia criminalità organizzata: “Cosa Nostra attrae ancora le giovani generazioni e sfrutta il Metaverso”

giovedì 14 Settembre 2023
DIA

Secondo la Relazione semestrale della Dia relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso del II semestre del 2022, Cosa Nostra in Sicilia riesce ancora oggi ad avere una “capacità attrattiva” sulle giovani generazioni. È il dato riportato dalla Direzione investigativa antimafia nella relazione nella sezione dedicata alla “criminalità organizzata siciliana”, che rileva come riesca a coinvolgere non solo “la diretta discendenza delle famiglie mafiose ma, anche e soprattutto, un bacino di utenza più esteso al fine di ampliare la necessaria manovalanza criminale”.

E ancora: “nel territorio siciliano si registra altresì la presenza di altre organizzazioni mafiose sia autoctone, sia straniere, che riescono a coesistere con cosa nostra in ragione di un’ampia varietà di rapporti e di mutevoli equilibri”. Nella relazione si aggiunge, inoltre, che l’ormai “consolidata strategia di ‘sommersione’ dettata dalle organizzazioni siciliane prevede il minimale ricorso alla violenza al fine di evitare allarme sociale e garantire, nel contempo, un ‘sereno’ arricchimento economico tramite l’acquisizione di maggiori e nuove posizioni di potere”.

Pnrr

“Si tratta di ‘modi operandi’ dove si cerca sia di rafforzare i vincoli associativi mediante il perseguimento del profitto e la ricerca del consenso approfittando della forte sofferenza economica che caratterizza alcune aree, sia di stare al passo con le più avanzate strategie di investimento, riuscendo a cogliere anche le opportunità offerte dai fondi pubblici nazionali e comunitari (Recovery Fund e PNRR)“, sempre secondo la Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia. L’analisi è realizzata sulla base delle evidenze investigative, giudiziarie e di prevenzione e conferma, ancora una volta, che i sodalizi mafiosi prediligono agire negli ambiti illeciti che destano minore allarme e riprovazione sociale ma che generano ingenti profitti gradualmente immessi nei circuiti legali con conseguenti effetti distorsivi delle regolari dinamiche dei molteplici mercati.

Come di consueto e con la usuale attenzione alle evoluzioni ed alle trasformazioni delle organizzazioni mafiose, la Relazione propone, con particolare riguardo allo sviluppo ed alle trasformazioni delle organizzazioni mafiose, la descrizione del quadro criminale – anche schematizzata con l’ausilio di mappe esplicative della sua evoluzione recanti le presenze dei principali sodalizi attivi in ragione delle risultanze investigative concluse dalla DIA e dalle Forze di polizia – senza tralasciare gli importanti, ulteriori elementi informativi contenuti nei provvedimenti di scioglimento degli Enti Locali.

 

LE MAFIE PUNTANO AL METAVERSO

Metaverso nuovo fronte delle Mafie

Il nuovo fronte sul quale puntano le mafie è quello del Metaverso, grazie alla loro capacità di cogliere le evoluzioni tecnologiche ed economico-finanziarie. Le mafie ricorrono sempre meno alla violenza, preferendo l’infiltrazione e la corruzione. E’ quanto emerge nel FOCUS specifico della Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, secondo cui le organizzazioni criminali “preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, grazie alla disponibilità di ingenti capitali”.

“Gli elementi investigativi raccolti, infatti – si legge nella Relazione semestrale della DIA -, confermano che le organizzazioni criminali di tipo mafioso, nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, hanno implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza e delle intimidazioni, sempre più residuali, con strategie di silenziosa infiltrazione e con pratiche corruttive. Le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni sempre più ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando della disponibilità di ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite”.

La Direzione investigativa antimafia si sofferma, peraltrosulla resilienza della criminalità organizzata e sulla capacità di cogliere celermente le trasformazioni tecnologiche e dei fenomeni economico-finanziari su scala globale, sfruttando ogni opportunità di profitto e realizzando una notevole espansione speculativa, non da ultimo grazie agli strumenti tecnologici connessi al Metaverso, alle piattaforme di comunicazioni criptate e in generale al web (sia la rete internet che il dark web) e ad altri settori del mondo digitale meno conosciuti”.

Al riguardo, il documento illustra “il percorso di intensificazione della cooperazione internazionale sempre avvalendosi dell’importante progetto della Rete Operativa Antimafia @ON di cui la DIA è ideatore, promotore e Project Leader. Il progetto ha visto un’ulteriore espansione grazie alla disponibilità presso EUROPOL di dati provenienti proprio dalle piattaforme di comunicazioni criptate, poste sotto sequestro da varie Autorità Giudiziarie estere, che hanno permesso di ricostruire ampie dinamiche criminali orchestrate da organizzazioni ben strutturate e ramificate non soltanto all’interno dell’Unione Europea. L’utilizzo sempre più diffuso delle comunicazioni criptate rappresenta una sfida attuale e futura che la tecnologia offre di continuo e che in futuro potrebbe essere affiancata dal diffondersi su scala globale del metaverso, scenario rispetto al quale EUROPOL ha già evidenziato le potenzialità criticità cercando di veicolare alle Forze dell’ordine dell’Unione Europea le raccomandazioni su quello che potrebbe accadere e come adattarsi e prepararsi all’intervento operativo nel nuovo contesto”.

Proprio in considerazione del sempre più diffuso ricorso a questa tecnologia da parte dei sodalizi criminali, la Relazione contiene uno specifico FOCUS di approfondimento sulle piattaforme di comunicazione criptate.

 

La situazione delle province siciliane 

L’andamento del fenomeno mafioso nella Regione Siciliana non ha subìto complessivi mutamenti sostanziali rispetto al semestre precedente, in cui cosa nostra manterrebbe ancora il controllo del territorio in un contesto socio-economico tuttora fortemente cedevole alla pressione mafiosa

Nonostante le numerose attività di contrasto eseguite nel tempo cosa nostra continuerebbe a manifestare spiccate capacità di adattamento e di rinnovamento per il raggiungimento dei propri scopi illeciti. “Sono trascorsi trent’anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio e sono stati raggiunti risultati straordinari nel contrasto alla sfida lanciata alle Istituzioni democratiche da Totò Riina, come dimostra la cattura di Matteo Messina Denaro, della quale occorre rendere onore e merito alla DDA di Palermo ed alle Forze dell’Ordine che l’hanno consentita. Ma proprio la cattura di Matteo Messina Denaro dimostra che cosa nostra esiste ancora e, superata la frattura fra corleonesi e perdenti, prosegue nei suoi traffici attraverso la strategia della sommersione che ha consentito al latitante più ricercato dell’organizzazione di farsi curare in una clinica di Palermo per un lungo periodo, come negli anni ottanta, allorché le reti di protezione e l’omertà, ben miscelate, consentivano ad altri mafiosi latitanti di girare indisturbati per le vie della città”.

Essa, infatti, continua ad evidenziare l’operatività delle sue articolazioni in quasi tutto il territorio dell’Isola con consolidate proiezioni in altre regioni italiane e anche oltreoceano tramite i rapporti intrattenuti con esponenti di famiglie radicate da tempo all’estero. In cosa nostra palermitana, come in quelle attive nelle province occidentali e orientali della Sicilia, la prolungata assenza al vertice di una autorevole e riconosciuta leadership starebbe favorendo l’affermazione a capo di mandamenti e famiglie di nuovi esponenti che vantano un’origine familiare mafiosa. Non mancherebbero, tuttavia, i tentativi da parte di anziani uomini d’onore, recentemente ritornati in libertà, di riaccreditarsi all’interno dei sodalizi di appartenenza.

 

Nel territorio siciliano si registra altresì la presenza di altre organizzazioni mafiose sia autoctone, sia straniere, che riescono a coesistere con cosa nostra in ragione di un’ampia varietà di rapporti e di mutevoli equilibri.

Ad Agrigento continua a registrarsi l’operatività anche della stidda e di altri sodalizi paramafiosi, come paracchi e famigghiedde.

Mandamenti Agrigento

In provincia di Catania e, più in generale nella Sicilia Orientale, risultano ancora attive importanti famiglie mafiose riconducibili a cosa nostra che al suo modello fanno riferimento. La relazione descrive il quadro dei sotto gli aspetti organizzativo, funzionale e criminale. In tale contesto territoriale, operano, inoltre, altri sodalizi di tipo mafioso non ricompresi in cosa nostra che possiedono la medesima articolazione delle famiglie di Catania e, in altri casi, alternano ad una matrice banditesca schemi organizzativi adattivi e fluidi tipici dei quartieri in cui i tali gruppi insistono. Le “organizzazioni mafiose del distretto si sono mosse con una strategia tesa a consolidare il controllo sociale del territorio, ritenuto elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza; si confermano quindi le caratteristiche strutturali ed operative delle associazioni di tipo mafioso radicate sul territorio e la loro composizione organica”.

Evidente, inoltre, è la propensione dei sodalizi catanesi ad espandere la loro zona di influenza nei contesti circostanti. Difatti, nelle province di Siracusa e Ragusa risultano tangibili le influenze di cosa nostra catanese e, in misura più ridotta, anche della stidda gelese. Tuttavia, grazie al “meritorio impegno della Polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza, della Direzione Investigativa Antimafia, sono stati sviluppati efficaci interventi nei confronti delle diverse articolazioni di cosa nostra e nei confronti delle altre consorterie criminali di tipo mafioso insediate nel distretto – tra queste ultime i clan della stidda di Ragusa – con l’esecuzione di numerosissime ordinanze di custodia cautelare, per il delitto previsto dall’art. 416-bis del codice penale.”

 

Gallery foto mandamenti nelle altre province 

 

Anche nel secondo semestre 2022 nella criminalità organizzata siciliana è ormai consolidata la strategia di “sommersione” dettata dalle organizzazioni siciliane prevede il minimale ricorso alla violenza al fine di evitare allarme sociale e garantire, nel contempo, un “sereno” arricchimento economico tramite l’acquisizione di maggiori e nuove posizioni di potere. Nel periodo di riferimento vengono confermati quali principali interessi criminali delle mafie siciliane, il traffico di stupefacenti, le estorsioni, l’infiltrazione nei comparti della pubblica amministrazione, nell’economia legale, nel gioco e nelle scommesse online, settore quest’ultimo che garantisce una singolare modalità di controllo del territorio, strumentale anche per il riciclaggio dei capitali illecitamente accumulati.

Nel traffico degli stupefacenti si conferma la capacità di cosa nostra di instaurare relazioni commerciali e di stringere alleanze o forme di cooperazione con altre matrici mafiose, quali ‘ndrangheta e camorra, per l’acquisto di ingenti quantitativi su larga scala. Dalle attività investigative concluse nel periodo di riferimento è emerso come cosa nostra, per l’approvvigionamento di cocaina, abbia mantenuto un privilegiato canale di negoziazione soprattutto con le cosche calabresi. Tuttavia non può escludersi che cosa nostra riesca, nel tempo, a riattivare i vecchi flussi con i fornitori del continente americano e riacquisire lo storico ruolo di player internazionale nell’ambito del narcotraffico.

Con riferimento allo spaccio al minuto, le organizzazioni criminali ricercherebbero manovalanza anche tra i più giovani nelle periferiche e più degradate aree urbane. In taluni quartieri di Catania, ad esempio, tali attività sarebbero considerate anche una sorta di “occupazione” e, quindi, un’occasione di rapido guadagno per molte famiglie (non necessariamente mafiose).
disposte anche a coinvolgere i figli minori.

Un altro ambito criminale preferito dalle organizzazioni mafiose è quello delle estorsioni, considerato strategico per il sostentamento dei familiari dei detenuti e mediante il quale i clan esprimono un più incisivo “controllo” del territorio. Oltre alla richiesta del tradizionale “pizzo”, tuttavia, emergono modus operandi alternativi in base ai quali le organizzazioni criminali tenderebbero a prediligere forme più subdole e meno evidenti di imposizione estorsiva: alle consegne di denaro, ad esempio, si sostituirebbero le assunzioni o le forniture di prodotti e servizi che, per gli operatori economici vessati, risulterebbero maggiormente graditi poiché “costo d’impresa, ben tollerato, o addirittura richiesto, in cambio di protezione” .

 

Le organizzazioni di tipo mafioso, per infiltrare il tessuto economico della Regione, ricercano un qualificato appoggio dei funzionari pubblici, dei rappresentanti delle Istituzioni locali e degli imprenditori, tentando anche di reclutare soggetti dotati di spiccate capacità organizzative ed imprenditoriali. Non sfugge agli interessi criminali neanche l’agro-pastorizia, importante settore dell’economia siciliana ed oggetto di articolati tentativi finalizzati all’illecita acquisizione dei contributi comunitari concessi per lo sviluppo rurale dell’Isola.

Nella regione siciliana è stata riscontrata anche la presenza di organizzazioni criminali straniere cui è stata talvolta riconosciuta la connotazione mafiosa. In particolare, ci si riferisce ai sodalizi nigeriani basati sul cultismo e identificati da varie sigle, attivi prevalentemente nella gestione del traffico di stupefacenti, della prostituzione e, in alcuni casi, della tratta di esseri umani. Al riguardo, è da segnalare la presenza anche di soggetti tunisini dediti soprattutto al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

 

 

 

 

Sul piano dell’aggressione ai patrimoni illeciti, con riferimento ai sequestri e alle confische, anche nel semestre in questione la DIA ha conseguito risultati ragguardevoli, per arginare
concretamente il potere economico di cosa nostra, eseguendo provvedimenti ablativi di beni per uno stimato valore complessivo di 2 milioni e mezzo di euro.

Anche verso il contrasto delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e negli Enti locali, la DIA ha garantito – unitamente alle altre Forze di polizia – il consueto, fattivo contributo, a supporto dell’Autorità prefettizia, consentendo l’emissione di ben 55 interdittive antimafia. Nel semestre, in Sicilia permangono commissariati 4 consigli comunali.
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