“Potremmo definirlo, un libro nato per caso ma non per questo, come spesso accade in occasioni simili, frutto di banali improvvisazioni. Nelle 137 dense pagine della “La Chiesa… strada facendo” Spazio Cultura edizioni, che comprendono gli interventi, ospitati dal Giornale di Sicilia, di Francesco Romano e di Cosimo Scordato, presbiteri particolarmente impegnati e sensibilizzati con le drammatiche problematiche del tempo presente, c’è infatti tanta sofferta riflessione. Il filo conduttore del volume, come ha ribadito don Cosimo Scordato è “il futuro”, cioè l’idea di una Chiesa che, di fronte alle grandi sfide che il mondo contemporaneo pone al cristiano, non può guardare al passato, alla “tradizione” concepita come conservatorismo che stabilizza un sistema di potere, ma deve guardare decisamente avanti per praticare il progetto del suo fondatore Gesù. La Chiesa, di Romano e Scordato, non meraviglia, dunque, non possa essere quella chiusa nello splendore delle stupefacenti cattedrali o dello sfarzo delle cerimonie e dei riti controriformisti che, troppo spesso, hanno sostituito alla sostanza – la parola di Gesù – alla forma – le celebrazioni e le solennità – ma quella semplice che ridà “proporzione” alle affermazioni evangeliche. Quindi una Chiesa della strada attenta all’incontro, che allarga le braccia alla comprensione, alla misericordia e al perdono. Ma è, anche, la Chiesa che richiama alla gioia delle “Beatitudini”, che privilegia l’amore, fisico e spirituale, e non certo quella, affermatasi nel tempo, che esalta la sofferenza e la mortificazione come via obbligata per la salvezza. Ed è la Chiesa su cui, fra grandi difficoltà, contraddizioni e timidezze si incammina oggi anche papa Francesco. Vivere il messaggio di Cristo è infatti, per i due presbiteri, apprezzare il valore della vita in tutte le sue manifestazioni sfuggendo ai dommatismi e alle perverse tentazioni repressive di quella che potremmo definire “la Chiesa trionfante” che, nel corso della lunga storia, si sono consolidate talora allontanandola perfino dalla ragione stessa della sua esistenza. Chiesa che ha coltivato moralismi che, come stigmatizzava Freud “chiamano “buone” solo quelle azioni che sono espressioni di moti pulsionali buoni e rifiutano il loro apprezzamento alle altre azioni”. Basti pensare al maschilismo imperante che diviene ostacolo al sacerdozio femminile o, ancora, all’omosessualità che trasforma in peccato anche le pulsioni più innocenti. Appare evidente che, seppur espresse con stile pacato e lontano da tentazioni polemiche, le “pro-vocazioni” di Romano e di Scordato, che vogliono costituire un ‘modesto’ – aggettivo che sottolinea l’umiltà con cui si offre la riflessione – contributo al Sinodo, susciteranno scandalo in chi accetta, abitudinariamente, un’idea della Chiesa diversa, un’idea che non pone problemi salvo il rispetto dei suoi dogmi, una Chiesa le cui regole non inquietano l’anima del credente, ma questo non preoccupa gli autori convinti che, al di là delle ipocrisie dominanti, il compito del cristiano sia quello di testimoniare fraternamente la parola di Gesù Salvatore.”
Pasquale Hamel