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Allarme cinghiali: le Regioni alzano la voce in Parlamento

venerdì 5 Novembre 2021

Introdurre specifiche figure di supporto alla polizia provinciale nell’attuazione dei piani di controllo in merito alla “crescita incontrollata della popolazione della fauna selvatica, in particolare dei cinghiali“.

 Prevedere una copertura assicurativa in caso di danni provocati dalla fauna selvatica, prevedere indennizzi al 100% dei danni provocati da fauna protetta e istituire un apposito comitato tecnico nazionale.

Sono alcune delle richieste avanzate dalle Regioni, che lanciano l’allarme in audizione alla Commissione Agricoltura sulla situazione di “incontrollato sviluppo della fauna selvatica”, in particolare dei cinghiali.

Sono sette gli interventi proposti dagli assessori delle varie Regioni, che hanno depositato un documento approvato oggi dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Tra questi, quello di introdurre “la figura del coadiutore di cui possa avvalersi la polizia provinciale nell’attuazione dei piani di controllo. Fra i soggetti attuatori dei piani di controllo, la conferenza delle regioni propone di inserire, oltre al Corpo di Polizia Provinciale, alla Polizia locale e ai Carabinieri Forestali, anche dipendenti delle amministrazioni provinciali o regionali muniti di licenza di caccia (nel caso in cui la Polizia provinciale sia passata nei ruoli regionali) e le associazioni di protezione civile in campo faunistico. Inoltre il ricorso al piano di controllo deve essere possibile anche per motivi di “pubblica incolumità”, eventualmente anche riferiti ad interventi atti a prevenire o ridurre il rischio di incidenti stradali”. Ma anche di “rafforzare ed estendere il prelievo contenitivo degli ungulati anche nelle zone protette e in quelle percorse da incendio”. Le Regioni chiedono anche di “prevedere adeguata copertura assicurativa attraverso l’inclusione di tale tipo di responsabilità nell’ambito delle polizze assicurative per Responsabilità Civile obbligatoria, oppure, in subordine, istituendo un apposito ‘Fondo danni incidentali’ da fauna selvatica”. Inoltre nel documento si richiede di “rafforzare i Corpi di Polizia provinciale, superando diverse criticità dovute agli attuali limiti alle assunzioni” e di “trasferire integralmente alle Regioni che sopportano gli oneri della gestione della fauna selvatica tutti i proventi che attualmente vengono introitati dallo Stato per l’attività venatoria esercitata sul territorio”. Per le Regioni bisogna “approvare definitivamente il decreto per indennizzi al 100% dei danni provocati da fauna protetta”. Infine, si chiede di “riattivare il comitato tecnico faunistico nazionale, strumento ideale per riportare la discussione dei temi faunistico-venatori in seno al ministero delle politiche agricole e forestali”.

La crescita incontrollata della popolazione della fauna selvatica, in particolare degli ungulati (cinghiali), è divenuta una vera e propria emergenza in tutto il Paese che provoca ingenti danni per l’agricoltura, incremento dell’incidentalità stradale con esiti a volte fatali e rischi di carattere igienico-sanitario legati alla propagazione di epizoozie, come la pesta suina africana (Psa), che possono mettere a repentaglio l’intero comparto zootecnico”, è questo il grido d’allarme lanciato dai rappresentanti della Conferenza delle Regioni nel corso di un’audizione alla Commissione Agricoltura della Camera.

“E’ urgente definire adeguati strumenti di intervento – spiega Cristiano Corazzari, assessore della Regione Veneto, in rappresentanza della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome – perché il quadro normativo nazionale è superato e deficitario. Bisogna rendere più efficaci le norme della Legge n. 157/1992 e della Legge Delrio per consentire un effettivo ripristino degli equilibri ambientali che la situazione di incontrollato sviluppo della fauna selvatica degli ultimi anni – conclude Corazzari – ha sostanzialmente compromesso”.

Uncem, con tutto il sistema di Enti locali montani, “condivide pienamente le linee di intervento indicate dalla Conferenza delle Regioni per il contenimento dei cinghiali. Una emergenza che Uncem ha più volte rappresentato, con tutti i Comuni montani italiani. Gravi i problemi per le imprese agricole e per la sicurezza sulle strade. Servono interventi subito”. Uncem, con il presidente nazionale Marco Bussone, riconosce importanti le sette linee di azione proposte e le rilancia, chiedendo a Governo, Parlamento, a tutte le Regioni di agire con efficacia e in tempi rapidi.

Sono sette gli interventi proposti dagli assessori delle varie Regioni, che hanno depositato un documento approvato oggi dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Tra questi, quello di introdurre “la figura del coadiutore di cui possa avvalersi la polizia provinciale nell’attuazione dei piani di controllo. Fra i soggetti attuatori dei piani di controllo, la conferenza delle regioni propone di inserire, oltre al Corpo di Polizia Provinciale, alla Polizia locale e ai Carabinieri Forestali, anche dipendenti delle amministrazioni provinciali o regionali muniti di licenza di caccia (nel caso in cui la Polizia provinciale sia passata nei ruoli regionali) e le associazioni di protezione civile in campo faunistico. Inoltre il ricorso al piano di controllo deve essere possibile anche per motivi di “pubblica incolumità”, eventualmente anche riferiti ad interventi atti a prevenire o ridurre il rischio di incidenti stradali“.Ma anche di “rafforzare ed estendere il prelievo contenitivo degli ungulati anche nelle zone protette e in quelle percorse da incendio”.

Le Regioni chiedono anche di “prevedere adeguata copertura assicurativa attraverso l’inclusione di tale tipo di responsabilità nell’ambito delle polizze assicurative per Responsabilità Civile obbligatoria, oppure, in subordine, istituendo un apposito ‘Fondo danni incidentali’ da fauna selvatica”.

Inoltre nel documento si richiede di “rafforzare i Corpi di Polizia provinciale, superando diverse criticità dovute agli attuali limiti alle assunzioni” e di “trasferire integralmente alle Regioni che sopportano gli oneri della gestione della fauna selvatica tutti i proventi che attualmente vengono introitati dallo Stato per l’attività venatoria esercitata sul territorio“.

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