Il contributo dei Comuni, nel ultimo report pubblicato dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, rivela risultati modesti nel 2022, con soli 6 milioni di euro recuperati, lo 0,007% dei 90 miliardi non versati al fisco annualmente. Nel contesto, la Sicilia si ritrova con un evasione fiscale del 19%, un elevato abusivismo edilizio e il poco edificante terzo posto per contribuenti irregolari.
Un’azione, in chiave antievasione, che riguarda solo alcuni tributi statali, come l’Irpef, l’Ires, l’Iva, le imposte di registro/ipotecarie e catastali.
I DATI E LA CLASSIFICA DEI COMUNI
Il Quadro Generale in Sicilia
In contrasto con la vastità dell’evasione fiscale, la Sicilia si colloca al 19% di evasione media per l’Italia.
Tuttavia, questo dato si traduce in una significativa cifra di 144.824 euro recuperati attraverso “segnalazioni qualificate” dei Comuni siciliani nel 2022, contribuendo al 2,4% del totale nazionale.
Le Città siciliane
Il quadro complessivo delle città siciliane nel contrasto all’evasione fiscale è deludente come dimostrano le cifre e la classifica redatta dalla Cgia di Mestre. Le somme recuperate sono notevolmente più basse.
Messina sul tema del recupero tributi arriva con appena 1.892 euro recuperati, seguita da Palermo con 1.458 euro, Ragusa con 318 euro, Agrigento con 301 euro e Siracusa con “solo” 171 euro
Caltanissetta, Enna, Catania e Trapani, occupano posti ancora più bassi,non sono stati in grado di contribuire al recupero di nemmeno un euro.
Tra i 265 Comuni che hanno ottenuto nel 2022 un contributo dalla lotta all’evasione fiscale dei tributi erariali, solo 38 si trovano nel Mezzogiorno e solo 12 sono quelli siciliani (su 391).
Abusivismo edilizio in Sicilia: Mezzogiorno il “grande assente” nelle segnalazioni
Il panorama siciliano rivela inoltre una problematica crescente di abusivismo edilizio, che ha raggiunto il suo picco massimo nel 2022. Con un preoccupante 48,2%, la Sicilia si colloca tra le regioni più colpite, evidenziando la necessità di affrontare non solo l’evasione fiscale ma anche questioni urbanistiche. Queste costruzioni abusive, spesso non solo a uso turistico ma anche per rispondere alle necessità abitative, pongono una sfida complessa alle autorità locali.
Emerge inoltre un’ ulteriore dato preoccupante contro l’evasione fiscale dalle regioni del Mezzogiorno che mostrano un coinvolgimento limitato. Dei 265 Comuni nazionali che hanno contribuito nel 2022, solo 38 appartengono al Mezzogiorno. La Sicilia, con il suo 19,2% di evasione fiscale, è un esempio eloquente delle difficoltà regionali. La necessità di un impegno maggiore in queste aree è evidente per garantire un impatto significativo nella riduzione dell’evasione.
Dati nazionali
Nel 2022 il Comune più efficiente nel recupero dell’evasione è stato Genova che ha ricevuto un contributo di 863.459 euro. Seguono Milano con 367.410 euro, Torino con 162.672 euro, Prato con 147.243 euro e Bologna con 99.555 euro.
Tra le prime dieci posizioni a livello nazionale spiccano i risultati conseguiti dai Sindaci di Maclodio (Brescia) e Guastalla (Reggio Emilia) che hanno ricevuto rispettivamente 47.660 e 45.087 euro.
Roma risulta trentesima avendo recuperato 36.554 euro, dietro a Comuni decisamente più piccoli: al 28/mo posto c’è ad esempio Marano sul Panaro in provincia di Modena.
Collaborazione Comuni-Agenzia delle Entrate: un bilancio deludente
La collaborazione tra i Comuni e l’Agenzia delle Entrate per contrastare l’evasione fiscale ha prodotto risultati deludenti nel 2022. Dei modesti 3 milioni di euro erogati come contributo per l’attività di accertamento fiscale, soltanto 2,1 milioni sono derivati dalle segnalazioni dei Comuni capoluogo di provincia, mentre il restante 0,9 milioni proviene da altre amministrazioni comunali sparse in Italia.
È rilevante notare che, su un totale di 7.901 Comuni nel Paese, solo 265 hanno contribuito al recupero di almeno un euro, rappresentando un modesto 3,3%. L’assenza di contributo da parte di 7.636 Comuni, molti dei quali con meno di 5.000 abitanti (circa il 70% del totale), solleva interrogativi sulla partecipazione diffusa e l’efficacia complessiva del programma.
Nonostante la collaborazione abbia originariamente garantito il recupero del 100% degli importi accertati dal fisco tra il 2012 e il 2021, i risultati recenti sono stati deludenti. Nel 2014, l’azione congiunta ha raggiunto un picco con 21,7 milioni di euro recuperati dagli evasori. Tuttavia, tale cifra si è progressivamente ridotta a 11,4 milioni nel 2018 e ulteriormente a 6,5 milioni nel 2020.
Molti Comuni, soprattutto quelli con organici minimi e impreparati, preferiscono concentrarsi sul recupero dell’evasione fiscale locale, trascurando la collaborazione con l’Agenzia delle Entrate. La gestione di tributi come l’Imu, la Tari, la Tosap e altre imposte locali assume priorità, lasciando in secondo piano la partecipazione attiva alla lotta contro l’evasione dei tributi erariali.
In sintesi, l’analisi storica dimostra che, nonostante gli sforzi collaborativi, i risultati non hanno soddisfatto le aspettative. Questa tendenza solleva la necessità di rivalutare l’efficacia delle strategie attuali e di considerare nuovi approcci per incentivare la partecipazione più diffusa dei Comuni e migliorare l’efficacia complessiva del programma anti-evasione.
Gli ostacoli “strutturali” degli enti locali
La qualità delle segnalazioni è fondamentale per il successo nella lotta all’evasione fiscale. I Comuni devono fornire informazioni puntuali e circostanziate, contenendo dati identificativi precisi. Tuttavia, la carenza di personale formato e qualificato per svolgere quest’attività investigativa rappresenta un ostacolo significativo.
La necessità di istruttorie ben redatte richiede una formazione mirata, un elemento spesso trascurato nelle strutture comunali con organici ridotti, problematiche di lungo periodo che riguardano in particolare i piccoli Comuni e quelli delle aree interne.
Il contrasto all’irregolarità lavorativa: gli “invisibili” allo Stato
Le stime dell’Istat evidenziano un altro dato molto particolare che viene riportato nel rapporto Cgia: In Italia ci sono 2,9 milioni di lavoratori irregolari, di cui 1,1 milioni nel Mezzogiorno. Questi “invisibili” che operano senza copertura assicurativa e previdenziale sono una realtà complessa.
La Sicilia ha un’irregolarità lavorativa del 17,3% con 259.000 lavoratori irregolari secondo gli ultimi dati che arrivano all’anno 2020.
Ponendosi al terzo posto tra le regioni, preceduta solo dalla Calabria, con l’irregolarità lavorativa che raggiunge il 20,9% e la Campania che segna la percentuale del 17,9%.
Le Sfide della Sicilia
Le Prospettive Future
La Cgia sottolinea le difficoltà dei Comuni nel segnalare efficacemente all’Agenzia delle Entrate, affermando che le segnalazioni devono essere precise e dettagliate.
Questo problema si riflette nei modesti risultati di molti Comuni siciliani, che potrebbero beneficiare di una maggiore capacità investigativa e di un approccio più mirato.
Le cause alla base di una collaborazione limitata con l’Agenzia delle Entrate variano. La mancanza di risorse umane qualificate, l’orientamento prioritario verso i tributi locali e il timore di perdere consenso politico locale in caso di azioni contro evasori e abusivi sono solo alcune delle sfide affrontate dai sindaci e mostra anche un cambio di passo “culturale” deciso e concreto della classe politica del futuro verso questo aspetto.
Prospettive future e conclusioni
Il futuro richiede un approccio più inclusivo e strategico per coinvolgere i Comuni in tutta Italia, con un’enfasi speciale nelle regioni a maggiore criticità come la Sicilia. La formazione del personale comunale, la semplificazione delle procedure e l’implementazione di incentivi potrebbero essere chiavi per superare gli ostacoli e garantire una partecipazione più ampia e attiva nella lotta contro l’evasione fiscale.
In un contesto dove 90 miliardi di imposte sfuggono al fisco annualmente, la Sicilia si trova a dover affrontare sfide significative in termini di evasione fiscale e abusivismo edilizio. Un maggiore impegno nella segnalazione qualificata e una maggiore implementazione della digitalizzazione e di banche dati integrate per il monitoraggio e la semplificazione di varie procedure legate al contrasto all’evasione fiscale potrebbero essere chiavi per migliorare la situazione economica e tributaria delle regioni, fornendo benefici sia ai Comuni che ai cittadini.