Scriveva Ignazio Buttitta
Un populu
mittitulu a catina
spugghiatulu
attuppatici a vucca,
è ancora libiru.
Livatici u travagghiu
u passaportu
a tavola unni mancia
u lettu unni dormi
è ancora riccu.
Un populu,
diventa poviru e servu
quannu ci arribbanu a lingua
addutata di patri:
è persu pi sempri.
Diventa poviru e servu
quannu i paroli non figghianu paroli
e si manciunu tra d’iddi.
Eh già, perché un processo di sradicamento dell’identità di un popolo passa anche dalla convinzione, che in un secolo e mezzo si è fatta radicata, che la propria lingua sia “negletta”, sia minoranza, sia testimone di ignoranza, sia figlia di un dio minore. Nel caso specifico poi del siciliano c’è un ulteriore pregiudizio, ovvero che sia la lingua della mafia. Le generazioni dai primi del ‘900 in poi sono cresciute con questa “vergogna”.
NON E’ LA LINGUA DELLA MAFIA
Il Manifesto per la difesa della lingua siciliana, preparato a Bruxelles in occasione di una due giorni di eventi, è una pietra miliare per i movimenti che vogliono riaffermarne la dignità. La lingua siciliana (non semplicemente un dialetto) è l’unica, a differenza delle lingue delle altre regioni a statuto speciale a non essere riconosciuta come il sardo o il friuliano ad esempio.Per non dire di una legge regionale per l’insegnamento nelle scuole che giace nei cassetti dal 2011.
L’EVENTO A BRUXELLES
L’associazione Arb che tra fine novembre ed i primi di dicembre ha organizzato la settimana della lingua siciliana (QUI) e che si batte per la sua valorizzazione, ha concluso il “percorso” (QUI) iniziato a Messina con Todo Modo media partner, con la due giorni a Bruxelles, al Parlamento Europeo, promossa dall’eurodeputato Ignazio Corrao. Si sono ritrovati intorno ad uno stesso tavolo il mondo associazionistico, quello artistico e quello accademico, che insieme hanno anche rivolto l’invito all’assessore regionale alla Pubblica Istruzione Mimmo Turano, per rendere attuale e concreta quella legge finora inapplicata se non in sporadici casi e da “coraggiosi” direttori didattici.
IL MANIFESTO
Dalla Sicilia a Bruxelles si sono ritrovate oltre 150 persone che in modo diverso, hanno un obiettivo comune. E’ stato il messinese Aurelio La Torre, dirigente presso la dirigenza del Consiglio dei ministri, ha illustrare, a fine tavola rotonda, i principi e gli obiettivi del Manifesto di Bruxelles, che passano da una visione condivisa di un percorso che abbraccia il mondo istituzionale, culturale, sociale e scolastico. Ma il punto di partenza deve essere il riconoscimento della lingua siciliana in quanto tale, come vero e proprio patrimonio da difendere.
CORRAO: UN PROGETTO REALE
“L’obiettivo pionieristico – ha spiegato Corrao – è spingere su tutti i livelli istituzionali un progetto reale, concreto per riuscire finalmente a salvaguardare e proteggere il siciliano. Siamo riusciti a fare qualcosa di miracoloso: mettere insieme le tante anime che hanno dedicato la loro vita alla lingua e alla cultura siciliana e stringerli attorno a quello che abbiamo definito il ‘Manifesto di Bruxelles’, ossia una storica dichiarazione di intenti nel cuore dell’Europa da parte di tutti i partecipanti, che condividono principi comuni e la volontà di attivarsi e collaborare, ciascuno per le proprie competenze, per la tutela e la valorizzazione del Siciliano”.
LO DICEVA DANTE
Chi ha partecipato all’evento al Parlamento Europeo è convinto che siciliano sia stata sempre una lingua, non una corruzione dell’italiano perché nacque prima dell’italiano come ha detto il professore emerito della St. John’s University, di New York, Gaetano Cipolla, ricordando come “Dante stesso scrisse nel De vulgari eloquentia che per i primi 150 anni della letteratura italiana qualsiasi poesia scritta in lingua era scritta in siciliano”. E’ bizzarro ma indicativo di come stanno le cose che la prima cattedra di siciliano al mondo si trovi presso l’Università Manouba di Tunisi, grazie al professor Campisi mentre il professor Giovanni Ruffino ha messo in evidenza lo straordinario lavoro di ricerca scientifica prodotto dal Centro di Studi filologici e linguistici siciliani che dirige.
LA DUE GIORNI
La prima delle due giornate ha visto l’esibizione in un teatro con tutto esaurito a Bruxelles di Lello Analfino e i Tinturia, di Mario Incudine, di Antonio Vasta e Alessio Bondì, con la conduzione di Salvo La Rosa e gli interventi dell’attore palermitano Salvo Piparo, vero e proprio mattatore, poliedrico tanto in teatro quanto in Parlamento Europeo. Ha emozionato l’esibizione di Amanda Pascali, dal Texas all’europarlamento. E’ infattu nella prestigiosa sala ASP 3E2 del Parlamento Europeo, che i partecipanti si sono confrontati in una tavola rotonda che ha visto l’intervento di tutte le delegazioni arrivate a Bruxelles, appartenenti al mondo dell’associazionismo, dell’arte, dell’imprenditoria, del teatro, della formazione, della comunicazione social. Di grande impatto gli interventi delle eurodeputate Maria Arena e della galiciana Ana Miranda. L’assessore Turano ha assicurato l’attenzione della Regione Siciliana a far sì che i principi del Manifesto di Bruxelles non restino soltanto tali ma diventino realtà. Sono intervenuti anche Costanza Fidelbo dell’UNESCO, la professoressa Iride Valenti dell’Università di Catania, la professoressa Marina Castiglione e il professor Bonanzinga dell’Università di Palermo.