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E’ partita dalle Ciminiere di Catania la kermesse di #DiventeràBellissima “4 anni per la Sicilia. Il racconto del nostro lavoro, i progetti per il futuro”, con il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci affiancato dai deputati di #DB all’Assemblea regionale siciliana: Alessandro Aricò, Giusi Savarino, Giuseppe Zitelli, Pino Galluzzo, a mancare invece Giorgio Assenza per impegni di famiglia.
Tra gli assessori della Giunta regionale: Ruggero Razza, Manlio Messina, Marco Falcone, Daniela Baglieri, Antonio Scavone, Mimmo Turano, Toto Cordaro e Roberto Lagalla.
Anche Attiva Sicilia era presente alla convention politica, alle Ciminiere c’erano Elena Pagana e Angela Foti. Una sala gremita tra dirigenti del movimento, amministratori locali e aderenti della prima ora di #DB.
Musumeci ha diradato ogni dubbio e ha voluto precisare in modo definitivo: “Sciolgo l’incantesimo. Sono candidato e ricandidato alla presidenza della Regione Siciliana, sto lavorando a preparare le liste per le prossime regionali, e vorrò vincere per me e per i partiti della mia coalizione, per quei partiti che con me hanno vissuto la stagione più difficile e hanno diritto a vivere la stagione che ci consentirà di aprire tanti cantieri e di cambiare questa terra di Sicilia”, ha ribadito il presidente Musumeci – Ma non è una novità, non è una notizia. Per me il tema non esiste. Sono convinto che il centrodestra rimarrà unito, “. In Sicilia si voterà nell’autunno del 2022.
Rivolgendosi ai dirigenti e ai militanti del suo movimento Diventerà Bellissima che hanno riempito la sala delle Ciminiere a Catania, Musumeci ha poi aggiunto “Dovete resistere alla caccia che fanno gli amici alleati, c’è qualcuno che invece di andare a caccia nell’opposizione va a caccia nel nostro recinto. Se dobbiamo andare a caccia, facciamolo fra gli indecisi, facciamolo in quel 45% che non va a votare”.
Riferendosi agli alleati e alle affermazioni fatte qualche giorno fa dal presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè “Un autorevole esponente della mia coalizione qualche giorno fa ha detto che io considero un cancro i partiti: io sono cresciuto in un partito. No, io non considero un cancro i partiti, ma la partitocrazia. Quando i partiti considero di occupare lo spazio istituzionali, lì c’è un cancro. A governare ci pensano gli assessori, e i partiti quando vogliono facciano valere le loro visioni attraverso gli assessori. Questo presidente la giacca non se la fa tirare da nessuno, tranquilli. Lo sappiano gli altri, abbiamo messo alla porta mafiosi, gli affaristi, i lobbisti in questi quattro anni: non ci cercano più, perché sanno che li accompagniamo alla Procura”.
Alla convention di Catania Musumeci ha tracciato il consuntivo di questi 4 anni dalla proclamazione a presidente della Regione, il 18 novembre del 2017. Da lì è partito un intenso lavoro alla Regione, tra pesanti eredità e Covid 19, che il governatore dell’Isola ha deciso di raccontare ai siciliani all’appuntamento di oggi pomeriggio, ripassando gli interventi principali dell’azione di governo, frutto della fatica di una squadra di assessori unita e compatta, con il sostegno delle forze politiche della coalizione di centrodestra.
“Cosa era la Regione Siciliana nel novembre del 2017? E’ importante capire da dove abbiamo iniziato, un dato non solo numerico, ma suscettibile di analisi sociale, culturale, analisi economica. Abbiamo trovato una montagna di macerie a Palermo, personale demotivato, l’amministrazione sflilacciata nella sua articolazione, i dirigenti generali, verso i quali non sono mai stato tenero, ma che ringrazio tutti per quello che fanno, i quali non avevano neanche tempo di interloquire con l’assessore perché di assessori ne cambiavano spesso, 56 assessori in 5 anni, io ne ho sostituito soltanto 5, ricordando l’indimenticabile Sebastiano Tusa, sottratto alla sua famiglia in maniera disarmante Non sapevo che si era iscritto, a mia insaputa a Diventerà Bellissima, l’ho scoperto il giorno del congresso di 3 anni fa, mi ha fatto tanto onore”.
“Siamo partiti da un momento di assoluta difficoltà, – ribadisce Musumeci – siamo partiti nella consapevolezza che non avevamo una maggioranza in Parlamento: 36 deputati su 70. Non è una maggioranza perché la legge elettorale non dà al presidente eletto la possibilità di avere un margine di deputati della sua coalizione tale da consentirgli di evitare naufragi e imboscate. Basta l’impegno di uno e una legge non passa e si blocca tutto, se poi aggiungiamo la giungla del voto segreto, la cosa più ignobile che una istituzione possa ancora mantenere in vita, perché il voto segreto va regolamentato per determinate cose e contesti, non sempre. Vi rendete conto di quanto sia stato difficile questo nostro quadriennio alla guida della Regione”.
Eppure è stata avviata la stagione delle riforme approvate dal Parlamento siciliano. Il governatore ha ricordato quella sulla pesca mediterranea, il diritto allo studio, la riforma sui procedimenti amministrativi, la riforma sul riordino dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, la riforma sulle procedure semplificate nelle ZES (Zone economiche speciali), deliberate due anni fa. Riforme per il comparto del demanio marittimo, per il CAS (Consorzio autostrade siciliane), la legge sul funzionamento del Corpo forestale, la legge urbanistica attesa da 40 anni che consente la riqualificazione dei centri storici e scoraggia il consumo di nuovi suoli. E al vaglio dell’Ars ci sono altre proposte di legge di iniziativa governativa per le quali si attende presto il voto. Per citarne alcune, quella sui rifiuti ferma da due anni in parlamento, il ddl per la riforma delle IPAB, sul riordino della polizia locale, sulla riorganizzazione degli IACP(istituti autonomi case popolari), la legge sul commercio e sui consorzi di bonifica.
“Leggi che, se votate, darebbero una grande svolta alla nostra terra”, ha spiegato Musumeci aggiungendo “Siamo partiti in svantaggio con 8 miliardi di disavanzo, un contenzioso con lo Stato che ha preteso da noi impegni sottoscritti perché questo governo potesse tagliare su servizi e attività essenziali perché chi ci aveva preceduto aveva determinato questo disavanzo che la Corte dei Conti ha preteso fosse da noi risanato. Abbiamo aperto un confronto con lo Stato, certo se Roma avesse riconosciuto gli articoli del nostro Statuto, la Sicilia avrebbe avuto ben altro destino. Ecco, stiamo lavorando per ridurre il disavanzo, siamo a circa 1 miliardo di euro, stiamo lavorando perché lo Stato riconosca alle Province il diritto di avere quello che è stato tolto, stiamo lavorando per dare dignità ai comuni che non riescono a chiudere i bilanci. Abbiamo autonomia sugli enti locali, ma non sulla finanza locale, il portafoglio lo tiene Roma, l’organizzazione dei comuni la tiene Palermo. Stiamo lavorando e abbiamo fatto la scelta di partire dal territorio”.
Altro tema affrontato durante la lunga kermesse il cambiamento dell’equilibrio climatico del Mediterraneo, causa l’innalzamento della latitudine da Sud verso Nord. “Nei prossimi 30 anni la Sicilia sarà al centro di questo disastroso processo, diventerà teatro di fenomeni contrastanti: da un lato le piogge tropicali, dall’altro lato la desertificazione e difficilmente avremo colture intensive. Fra 30 anni buona parte della nostra agricoltura sarà orientata dalla stessa agricoltura delle regioni tropicali dell’Africa. Di fronte a questo fenomeno non siamo rimasti con le mani in mano. Abbiamo già varato un piano copilota contro la desertificazione che abbiamo consegnato al Ministero e la Sicilia è la prima regione che si è occupata della desertificazione”. Interventi programmati che richiederanno almeno 3 miliardi di euro che il governo Musumeci chiederà a Roma e a Bruxelles per una nuova pianificazione del territorio. E proprio al territorio questa giunta regionale ha dedicato molta attenzione.
Sulla regimentazione delle acque e alla gestione e mitigazione del rischio dissesto idrogeologico in Sicilia, il governo Musumeci è la regione che più ha speso in Italia sul tema, circa 500 milioni di euro. Prosegue la programmazione degli interventi alcuni dei quali in corso e altri in itinere. Infatti, pochi giorni fa la questione è stata affrontata con apposita audizione in IV Commissione, con gli amministratori locali dei Comuni più colpiti, alla luce delle le gravi criticità legate ai recenti nubifragi che hanno interessato il territorio regionale. Fiumi di fango, violenti acquazzoni, alberi divelti, prepotenti raffiche di vento e trombe d’aria hanno messo in ginocchio e isolato molte zone dell’Isola.
E’ anche tempo delle ricorrenze e il presidente Musumeci ha ricordato i conterranei scomparsi con tristezza, citando la giornalista siciliana Maria Grazia Cutuli, uccisa 20 anni fa in Afghanistan, e 18 anni fa a Nassiriya 7 militari siciliani venivano uccisi dal terrorismo islamico: Domenico Intravaia, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Emanuele Ferraro, Ivan Ghitti, Alfio Ragazzi, Orazio Maiorana. Si rammenta il vigilante catanese di 36 anni Fabrizio Quattrocchi, i quattro giovani siciliani morti nella strage di Sharm el-Sheikh nel 2005. “In questo momento dedicato alle ricorrenze ritenevo giusto ricordare questo sangue innocente versato sul fronte del terrorismo islamico contro il quale e verso il quale non si dovrà mai abbassare la guardia”.
L’Esecutivo targato Musumeci non si è mai fermato, soprattutto in una delle fasi più critiche dell’autonomia siciliana: la pandemia da Covid 19, di fronte alla quale il sistema sanitario siciliano ha retto, con opere di riqualificazione, di ammodernamento e di potenziamento della rete ospedaliera regionale, senza tralasciare l’annosa questione del precariato storico della sanità pubblica che il governo Musumeci ha contrastato con la stabilizzazione.
“Tanti discettavano su cosa sarebbe accaduto quando il virus avrebbe raggiunto il Sud, dicevano che il Coronavirus avrebbe determinato quella difficoltà catastrofica che si è realizzata nelle Regioni del Nord Italia. Questo in Sicilia non si è verificato e il merito è dei professionisti, degli operatori, di coloro che sono considerati quasi un gradino sotto i loro colleghi del Nord e che non devono pensare che ci sia un governo lontano da loro, siamo accanto a loro e continueremo ad esserlo. Voglio dare un pensiero molto commosso ai 7000 nostri concittadini che non ce l’hanno fatta”, ha sottolineato l’assessore regionale della Salute Ruggero Razza, alle Ciminiere. “Nessuno dei 25 mila cittadini siciliani ricoverati per Coronavirus ha mai avuto il problema di trovare un posto letto in Sicilia – ha aggiunto Razza – La pandemia per noi è stata scelte rigorose e sofferte, potenziamento delle terapie sub intensive ed intensive, e le statistiche dicono che il 90% dell’aumento di rete in Sicilia si è verificato, non è andata così in altre regioni italiane”.
Ma il virus c’è ancora e l’assessore Razza invita alla vaccinazione per debellare il Covid 19.
“Quattro anni di lavoro comune e non soltanto il lavoro di Diventerà Bellissima. Ci sono momenti, come quelli che noi stiamo vivendo, dove la serietà impone precisione. Quattro anni fa, quando il presidente della Regione ha pensato a me come assessore per la Salute, alcuni forse con malizia hanno potuto pensare, guardando il presente con gli occhi del passato, che ci fosse una volontà di porre il movimento politico del presidente della Regione alla guida di un esercito in camice bianco, e qualcuno pensa che l’idea del partito del presidente potesse essere quella di mettere le mani sulla sanità, di farne preda, di gestirne nomine. A quattro anni quella scelta è stata dettata unicamente dalla volontà di porre una discontinuità e dalla volontà di affermare un principio per il quale al centro della sanità ci sono i pazienti e i loro bisogni. La professionalità dei medici, degli infermieri, degli operatori, non sarà mai merce di scambio elettorale e per questo obiettivo io, in questi anni, ho lavorato”.
“Ho lavorato per mettere al centro i professionisti della sanità e i numeri sono la sintesi dei fatti. In quattro anni 12 mila persone sono state assunte o stabilizzate e si sono chiuse pagine di precariato che a volte duravano da più di 30 anni – ha ribadito l’esponente del governo Musumeci – Se penso, una per tutte, al precariato dell’Asp di Palermo, dei lavoratori che ogni anno sfilavano davanti al portone prima dell’assessorato alla Salute e poi del presidente della Regione. Fra qualche settimana saranno tutti stabilizzati. Siamo stati la Regione che prima di tutte ha consentito agli specializzandi di partecipare ai concorsi a tempo indeterminato insieme alla Lombardia e al Veneto”.
“Siamo stati la Regione – continua l’assessore Razza – che ha stabilito il principio per il quale chi si specializza in Sicilia, complice il piano di rientro come nel passato è stato, non deve prendere l’aereo per cercare il concorso con il contratto a tempo indeterminato in un’altra Regione, ma può restare nella sua terra e non ha bisogno di cercare lavoro altrove. E così è stato sul fronte delle dotazioni organiche, la giunta di governo ha approvato ieri un altro documento quello del Civico di Palermo, entro la fine di questo mese li completeremo tutti. Alla fine dell’approvazione di questi documenti, oltre al lavoro già fatto, nel triennio saranno 17 mila i lavoratori che potranno partecipare ai concorsi per entrare a fare parte della sanità pubblica della nostra Regione. Un impegno che testimonia un lavoro enorme”.
Una nuova rete ospedaliera e le dotazioni organiche consentiranno di poterla realizzare tutta, “Abbiamo investito miliardi di euro in edilizia e tecnologie, mi riferisco a programmazioni che erano ferme da decenni e che sono state portate avanti, mi riferisco ad atti formali e a procedure che sono in corso mettendo nelle condizioni di lavorare anzitutto laddove c’era più bisogno di farlo, a partire dal capoluogo della nostra Regione e dalla Sicilia occidentale”.
Razza ha fatto una sintesi degli interventi posti in essere nella sanità pubblica “Abbiamo finanziato pronto soccorsi, guardie mediche, realizzando reparti in ogni angolo dell’Isola, determinando un importante lavoro con Ismett 2 e Ri.Med a Carini, abbiamo approvato una medical partnership tra la Fondazione Giglio di Cefalù e il Policlinico Gemelli di Roma, abbiamo finanziato il nuovo ospedale di Palermo, il nuovo ospedale di Ragusa, approvazione di progetti ed anticipazione di risorse per il nuovo ospedale di Siracusa, è stata approvata alcuni giorni fa la seconda facoltà di medicina all’Università di Messina, abbiamo ridato vita al centro di formazione di Caltanissetta, abbiamo accompagnato l’Università di Enna verso l’approvazione della quarta facoltà di medicina nell’Isola e in prospettiva stiamo assieme a loro lavorando al Policlinico della Sicilia centrale”.
A giocare un ruolo fondamentale è la formazione universitaria e per avere ulteriori facoltà di medicina e professioni mediche “Abbiamo lavorato alla collaborazione con tutti, tanto con gli erogatori di diritto pubblico, quanto con gli erogatori di diritto privato, perché abbiamo stabilito il principio per cui non si deve mettere in contrasto la sanità pubblica contro quella privata, perché il diritto alla salute è un bene costituzionale e la sanità è un bene che deve essere garantito a tutti i cittadini. Abbiamo alzato l’asticella contro i fenomeni corruttivi in sanità”. Senza dimenticare “l’accreditamento delle cure domiciliari, prima Regione italiana, per andare incontro all’interesse di tutti, che è quello di potere ricevere nel proprio domicilio delle cure con professionalità adeguate e senza lavoratori che siano sottopagati. Altri 2000 che, grazie all’accreditamento, potranno finalmente trovare un contratto a tempo indeterminato”.
E il PNRR rappresenta una sfida da non perdere con 800 milioni per la sanità, la digitalizzazione della salute, sfide da non perdere che valgono una vita, come l’invecchiamento, l’obesità, la salute dell’ambiente, l’alimentazione, il benessere degli animali e tanto altro ancora.
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