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Proposta di decadenza

Messina, il caso Maurizio Croce in aula. Il Pd: “Rispetti le istituzioni e si dimetta”

lunedì 8 Gennaio 2024

L’inizio anno in Consiglio comunale si preannuncia rovente. La prima questione da affrontare in aula, con la seduta di oggi è spinosa: la delibera di contestazione d’ineleggibilità e/o incompatibilità sopravvenuta in base agli artt. 9 e 10, della L.R. 31/1986 per il consigliere Maurizio Croce (QUI).

IL CASO

Esito non scontato per una vicenda che crea imbarazzi nel centro destra (Croce era candidato sindaco della coalizione ed è stato eletto come miglior perdente) e consenso trasversale tra i gruppi consiliari. Mentre il Pd invita Croce a fare un passo indietro  il pomo della discordia, che tutti avrebbero voluto evitare perché il voto su una persona è sempre difficile, è la nomina (anzi la ri-nomina) di Maurizio Croce a soggetto attuatore per il dissesto idrogeologico da parte del presidente della Regione Schifani avvenuta successivamente all’elezione in consiglio comunale dell’esponente di Forza Italia.

PROPOSTA DI DECADENZA

Croce si era dimesso da soggetto attuatore al momento della candidatura a sindaco, ruolo che, in seguito all’esito delle urne, gli è stato confermato da Schifani. Ma seppur non eletto sindaco Croce è comunque approdato in consiglio comunale come miglior candidato perdente. In realtà l’aula non l’ha frequentata perché in un anno e mezzo ha registrato una decina di presenza e nessuna in commissione (QUI). Non è per questo però che il presidente del consiglio comunale Nello Pergolizzi ha proposto la delibera di contestazione, quanto piuttosto per la sopravvenuta ineleggibilità/incompatibilità appunto per il ruolo di commissario per il dissesto idrogeologico.

TRA ASSENZE E NOMINE

La contestazione è quindi sul piano giuridico (con tempi che potrebbero essere lunghi) ma le valutazioni sono di natura politica. L’assenza di quello che nella primavera del 2022 era il candidato sindaco della coalizione di centro destra pesa non solo in termini numerici (soprattutto adesso che l’opposizione a Basile è diventata maggioranza trasversale in consiglio) ma anche come figura di riferimento che è venuta a mancare. I consiglieri di centro destra avranno difficoltà a votare un provvedimento che riguarda un esponente di partito (Forza Italia, vicino sia a Totò Cardinale che a Matilde Siracusano) e che di recente, al ruolo di soggetto attuatore ha aggiunto una nuova nomina quella nel comitato di gestione dell’Autorità portuale dello Stretto (firmato da Schifani e  che sarà operativa da maggio). Anche quest’ultima nomina peraltro pone le stesse questioni di ineleggibilità sopravvenuta ma non è al centro del provvedimento di oggi, anche perché avrebbe tempo altri tre mesi per sanare la posizione.

In caso di decadenza o qualora Croce dovesse decidere per un passo indietro, in consiglio entrerebbe il dem Alessandro Russo, sebbene anche Forza Italia con Sebastiano Tamà rivendichi la legittimità al subentro.

L’AFFONDO DEL PD

Ed è proprio il Pd ad invitare Maurizio Croce alle dimissioni per senso di responsabilità (nei confronti degli elettori e della città). Anche perché negli ultimi giorni il clima tra i consiglieri di centro destra è abbastanza teso e non mancano gli imbarazzi rispetto ad una posizione che è difficilmente difendibile.

Ferma restando l’autonomia di valutazione di ogni singolo consigliere comunale, rispetto al quale non è opportuno né giusto esercitare alcuna pressione o sollecitazione, va sottolineato come, a differenza di quanto dica o affermi Maurizio Croce in queste settimane, sono stati i suoi stessi comportamenti a qualificarlo come incompatibile alla carica di Consigliere Comunale- è l’affondo del coordinamento provinciale del Pd- Ci riferiamo non tanto e non solo a tutti i circostanziati riferimenti normativi indicati nella proposta di delibera quanto al suo approccio ad una carica che gli è derivata dall’aver capeggiato una delle coalizioni perdenti alle amministrative. Il numero straordinario di assenze prodotte e la sostanziale inattività di Croce lo qualificano come inadeguato ad un ruolo che richiede passione, impegno, continuità. Oggi il  Consiglio Comunale potrà avviare a conclusione una storia che segna la distanza tra rappresentanti e rappresentati, ma forse Croce ha un’opportunità invece di esporre sé stesso, il civico consesso e la città tutta ad uno stillicidio di tempi tecnici, osservazioni, ricorsi e controricorsi: tragga egli stesso le conclusioni di questa poco edificante esperienza e si dimetta. La città ha bisogno di consiglieri che, consapevoli dell’alto valore della propria funzione, la esercitino con costanza e determinazione”.

Insomma le dimissioni non sono un fatto giuridico ma di opportunità politica alla luce di un disinteresse mostrato in quasi due anni di mandato nei confronti del consiglio dove pur è stato eletto come candidato sindaco di centro destra.

E questo al di là della normativa in materia di ineleggibilità e incompatibilità. Il tema è sottolineato dallo stesso Alessandro Russo che ricorda che “il consiglio comunale è chiamato a votare in piena libertà e autonomia, attento a dover essere scevro da condizionamenti politici e di partito” richiamando al senso di responsabilità ogni singolo componente. Non lo spirito di coalizione, non lo spirito di parte, non lo spirito di partito, non l’amicizia o la vicinanza devono essere valutate in questo voto. Ma la legittimità della composizione dell’organo dovrebbe essere valutata alla luce delle sole ragioni normative che la motivano, così come proposte nel testo e come vagliate dal parere di legittimità del segretario generale del Comune, massimo organo di garanzia dell’aula e del Comune stesso”.

Russo ricorda che il seggio assegnato al candidato sindaco “miglior perdente” è un seggio che viene riconosciuto non come concessione gratuita o un regalo di cui disporre a proprio piacimento “bensì per onorare l’esito delle urne, e quindi la rappresentanza democratica della minoranza d’aula, circostanze queste che non si sposano bene con il 99% di assenze ai lavori d’aula dal primo giorno di insediamento. Ripeto: non è questa la sede delle valutazioni politiche. Preferirei oggi affidarmi al senso di rispetto delle istituzioni e del voto democratico di chi è coinvolto direttamente nella vicenda affinché si accenda la scintilla che faccia comprendere come è impossibile e inopportuno occupare ancora in questi termini le istituzioni e gli incarichi pubblici e come è opportuno invece fare uno spontaneo passo indietro di dignità e di rispetto nei confronti della città”.

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