La norma “salva ineleggibili”, che blinderebbe il posto di Sala d’Ercole di alcuni deputati su cui pendono cause civili e potenziali ipotesi di decadenza, ha generato non poche polemiche. E non solo da parte delle opposizioni, che hanno già dichiarato battaglia in aula, ma anche la maggioranza si è divisa.
Al momento del voto il centrodestra si espresso in maniera non univoca: hanno votato a favore Mpa e FdI (che ha proposto la norma), si sono astenuti Democrazia cristiana e Forza Italia. La Lega era assente e non ha provveduto a delegare un sostituto per seguire la seduta in commissione. ;Manca, al momento una volontà politica comune e un’unità di intenti su una norma che apre la strada a una diversa interpretazione della legge.
In particolare, democristiani e forzisti si sono adeguati alla posizione del governo Schifani: Ignazio Abbate, in qualità di presidente della commissione Affari istituzionali, si è astenuto dopo il parere non favorevole del governo regionale, soprattutto se anche il servizio studi dell’Ars esprime parere negativo, un parere “tranciante” e tenuto conto della relazione degli uffici legislativi supportata da una serie di sentenze del Consiglio di Stato sull’interpretazione autentica. Si pongono, evidentemente, dei dubbi che non possono essere trascurati. Il punto è che sono stati rilevati “profili di incostituzionalità sia in relazione alla norma in se che in relazione dell’applicazione della stessa senza la procedura rinforzata” prevista dalla Statuto siciliano.
La norma in questione incide in materia di elezioni dei deputati dell’Assemblea regionale siciliana e per la sua approvazione deve essere necessariamente seguita la procedura rinforzata disciplinata dallo Statuto siciliano che prevede la sottoposizione a referendum entro tre mesi dalla pubblicazione della delibera in Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana. Ora le norme che riguardano le elezioni regionali, comprese quelle sull’ineleggibilità e incompatibilità, vanno approvate con la procedura in questione.
Di conseguenza, la possibilità che il parlamento regionale possa trovarsi di fronte ad una impugnativa da parte di Roma non è proprio un’utopia. Per tale ragione saranno necessari ulteriori approfondimenti e passaggi sul ddl stralcio. Il voto di astensione – sostengono alcuni membri della maggioranza -è esclusivamente legato a queste considerazioni di ordine tecnico e politico. Forza Italia non poteva non astenersi nel momento in cui il presidente della Regione Renato Schifani ha posto il problema.
Una seconda fase della discussione in commissione Affari istituzionali ha riguardato un emendamento presentato dai meloniani Marco Intravaia e Giusi Savarino secondo il quale la norma salva ineleggibili “deve entrare in vigore immediatamente”, evitando la procedura rafforzata. Tutte le norme che riguardano le elezioni regionali entrano in vigore trascorsi 90 giorni, perché potrebbero essere messi in atto dei referendum abrogativi. Uno strumento, quest’ultimo, necessario per apportare delle modiche di questo tipo.