Il nuovo decreto legge elezioni varato oggi dal Consiglio dei ministri che prevede, oltre all’election day per Europee ed amministrative per il prossimo 8 e 9 giugno, la rimozione del limite al numero dei mandati per i sindaci dei Comuni fino a 5mila abitanti e la possibilità di un terzo mandato consecutivo per i sindaci dei Comuni entro 15 mila abitanti ha scatenato l’esultanza del ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, che ha parlato di “coronamento di un’altra storica battaglia della Lega” ma anche dell’Anci che per bocca del suo presidente Antonio Decaro ha parlato di “vittoria democratica“.
Ma mentre a Roma si esulta in Sicilia adesso è probabile che si riapra la discussione sul terzo mandato per i sindaci dei comuni fino a 15 mila abitanti, perché la norma voluta dal Governo Meloni si fermerà a Villa San Giovanni dato che la Regione Siciliana ha competenza esclusiva sulla materia elettorale.
Sarà dunque la Sicilia a dover recepire in qualche maniera la scelta romana di dare il via libera ai “sindaci a vita” nei comuni piccolissimi e al terzo mandato in quelli da 5 a 15mila abitanti. Si tratta però di un argomento ostico, considerato che nelle ultime due legislature dell’Ars i tentativi di introdurre il terzo mandato sono stati tutti affondati.
L’ultimo tentativo risale al febbraio 2023 quando un disegno di legge, il numero 186 per la precisione, approvato dalla Commissione Affari Istituzionali si è arenato all’arrivo in Aula per i dubbi del Governo regionale e una parte della maggioranza. Netto era stato lo stesso Presidente della Regione Renato Schifani: “Ho scritto giorni fa al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, rassegnando la contrarietà del Governo per forti, forti dubbi di incostituzionalità. Sarebbe una sicura impugnativa da parte del Governo dinanzi alla Corte costituzionale, vi sono dei precedenti“. La posizione di Schifani era corroborata da un parere confezionato del centro studi dell’Ars che metteva in guarda da “censure da parte del Governo statale“.
La posizione però non aveva convinto i meloniani che con il capogruppo, e fine giurista, Giorgio Assenza avevano contestato la posizione del Governo e degli uffici dell’Ars: “Non si comprende in cosa consisterebbe l’invocato vincolo della legge dello Stato sull’elettorato passivo – disse il capogruppo di Fdi a Sala d’Ercole – se è vero che nel 2021 la Regione ha già elevato a 5 mila abitanti il limite per l’operatività del vincolo del terzo mandato, che il legislatore nazionale continua a fissare a tremila abitanti. Il disegno di legge si muove nel rigoroso rispetto del riparto di competenze tra Stato e Regione, valorizzando l’autonomia siciliana sul sistema elettorale dei Comuni che ha comportato che, nel lontano 1992, fosse proprio la Regione siciliana ad introdurre per prima la legge sull’elezione diretta dei sindaci anticipando la legislazione statale“.
Ma adesso che a Roma tutto è cambiato, e visto l’entusiasmo del Governo nazionale, il ddl 186 potrebbe tornare all’odg di Sala d’Ercole che questa volta, difficilmente, potrà fare in maniera diversa.