Il capoluogo regionale siciliano è tra le diciotto città più inquinate d’Italia. L’aria respirata dai palermitani contiene anche polveri sottili e sostanze nocive per la salute che troppo spesso superano i livelli massimi stabiliti dalla legge o dalle norme europee (clicca qui).
Le stazioni di rilevamento di Arpa Sicilia (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente), hanno restituito un quadro stabile rispetto al 2023. Permangono alcune criticità in merito al superamento di alcune sostanze inquinanti. Ad esempio, in buona parte delle analisi realizzate sul territorio palermitano sono stati superati i livelli massimi di azoto (No2) raccomandati dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), seppur queste non sono ancora vincolanti in Italia. Il limite di 10 mg/m3 è stato ampiamente surclassato, arrivando perfino a quintuplicarsi con punte di 50 mg/m3 nella zona di via Di Blasi.
Le principali cause di questa situazione sono da rintracciare prevalentemente nel traffico veicolare che, su base regionale, contribuiscono per il 67% all’incremento degli ossidi di azoto. Da non trascurare, tuttavia, il contributo in termini negativi che viene fornito anche dagli scali portuali e aeroportuali. Infine, una minima parte di questa componente inquinante proviene dalle emissioni degli impianti industriali.
Ciò che sorprende maggiormente è l’insufficiente miglioramento nella salubrità dell’aria palermitana, nonostante alcuni rimedi adottati dall’amministrazione comunale e dalle partecipate. La Zona a traffico limitato (Ztl), ormai attivata a pieno ritmo, non ha sortito effetti straordinari dal punto di vista ambientale, ma è stata comunque utile dal punto di vista economico. Allo stesso modo, gli incentivi adottati per implementare l’utilizzo del trasporto pubblico locale da parte di Amat non risolvono ancora definitivamente il problema. Biglietti a prezzo ridotto, abbonamenti scontati per studenti e lavoratori sono stati utili perchè hanno incrementato l’uso della mobilità green da parte dei palermitani, ma non hanno offerto un servizio talmente efficiente da convincere i cittadini ad abbandonare l’uso quotidiano del proprio veicolo.
Diversamente l’ozono (O3), che è altrettanto presente nell’aria palermitana, è generato in prevalenza proprio dagli impianti industriali e dalle fonti di riscaldamento civile e di produzione di energia. I livelli più alti di questa molecola inquinante vengono solitamente rilevati in estate, periodo dell’anno in cui sono maggiori le radiazioni ultraviolette, che accelerano la sua formazione.
In base alle misurazioni compiute da Arpa negli ultimi tre anni (2021-2023), l’ozono nelle stazioni di rilevamento palermitane non ha superato i livelli massimi consentiti, anzi ne è rimasta ampiamente al di sotto della soglia limite. Ciò non determina comunque una situazione di salubrità dell’aria palermitana: i livelli di questa molecola rimangono ugualmente al limite della soglia raccomandata dall’Oms.
La nota ancora più dolente per l’inquinamento dell’aria nel capoluogo, infatti, è il cosiddetto “particolato”, cioè il materiale non gassoso, solido o liquido che rimane sospeso nell’atmosfera. Questo può essere composto da sostanze naturali come il polline oppure artificiali, come scarti di lavorazioni industriali. Il particolato ha anche una componente secondaria, che può formarsi nell’atmosfera a partire da altri materiali inquinanti, come gli ossidi di azoto e il biossido di zolfo. Inoltre, in base al diametro pulviscolare del particolato si distinguono due tipologie di questo, cioè il Pm10 e il Pm 2,5. La principale sorgente di emissioni di queste molecole su base regionale è rappresentata da cause naturali, sebbene di matrice prevalentemente dolosa, come gli incendi boschivi. Questi, che causano circa la metà della produzione in Sicilia, sono stati certamente accresciuti nella torrida estate del 2023.
A ciò, si aggiungono anche altre concause nella produzione, come gli impianti di riscaldamento domestico (16%) e i trasporti stradali (11%). Rilevante è anche il settore agricolo con un peso percentuale che si aggira intorno all’8%.
Per quanto riguarda il particolato occorre tuttavia precisare che le soglie limite individuate nelle linee guida dell’Oms sono di gran lunga inferiori rispetto a quelle previste attualmente per legge. Oggi l’Organizzazione mondiale individua un limite del Pm10 pari a 15mg/m3, mentre nella città di Palermo i valori annuali hanno abbondantemente superato i 30mg/m3 in alcune stazioni di rilevamento.
Tuttavia, seppur preoccupante, questo dato rimane pur sempre entro i limiti previsti dalla normativa italiana (40mg/m3). Il confronto tra i dati monitorati con i limiti previsti nella proposta di nuova direttiva della Commissione europea, da raggiungere entro il 2030, e i valori guida emanati dall’Oms nel 2021, indica che le concentrazioni inquinanti, anche nelle stazioni che si trovano entro i limiti legali, sono in parte superiori ai valori limite internazionali. Tale situazione pone al riparo da eventuali situazioni di antigiuridicità, ma necessita di un cambio di passo per incrementare la salubrità dell’aria secondo le indicazioni sovranazionali.
Nell’ottica dell’armonizzazione della normativa antinquinamento a livello europeo, è momentaneamente in discussione una proposta dell’Ue che diminuirebbe la soglia limite a 20mg/m3, sia per il Pm10 che per il Pm 2,5.