Via libera dalla Conferenza Stato-Regioni al decreto con la proroga al primo gennaio 2025 per l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario per specialistica ambulatoriale e protesica.
I nuovi Lea, stilati nel 2017, non saranno disponibili sino al prossimo anno. La proroga, si legge nel testo, si è resa necessaria “a fronte dell’espressa richiesta di un cospicuo numero di Regioni”. L’obiettivo sarà quindi quello “di valutare una più ampia revisione delle medesime tariffe, assicurando nel contempo una graduale transizione al nuovo tariffario”.
Le motivazioni del rinvio sono principalmente due:
- Regioni che non hanno fondi sufficienti per attuare il nuovo decreto, che prevede l’ampliamento dei Lea e l’introduzione di nuove prestazioni;
- alcune Regioni hanno evidenziato difficoltà nell’applicare il decreto, in particolare per quanto riguarda la definizione dei nuovi nomenclatori e la riorganizzazione dei sistemi informatici.
Il rinvio ha suscitato molte critiche.
Delle 406 nuove prestazioni, su un totale di 2.108, infatti, non sarà possibile erogarle a carico del Servizio sanitario nazionale, salvo che le regioni non pongano le prestazioni a carico del bilancio autonomo. La proroga impedirà, inoltre, l’accesso a una serie di prestazioni, tra cui le prestazioni di procreazione medicalmente assistita, quelle per la diagnosi o il monitoraggio della celiachia, gli screening neonatali per alcune patologie, gli ausili informatici e di comunicazione per persone con gravissime disabilità, i presidi di varia natura e a tecnologia avanzata per le disabilità motorie.
Tutte prestazioni molto attese dalla popolazione, considerando che i Lea disponibili sono quelli risalenti al 2001 e solo poche Regioni hanno deciso di garantire alcune delle prestazioni dei Lea aggiornati al 2017 attingendo da fondi propri.
“Mancano i soldi per adeguare le Regioni meno virtuose come quelle del Meridione. A pagare il conto saranno, ancora una volta, i cittadini che non potranno accedere alle prestazioni, anche innovative, o potranno farlo nelle Regioni dove i conti lo permettono”. A dichiararlo è Francesco Lucchesi della segreteria regionale della Cgil.
“E già presente una discrasia dei vecchi Lea tra Nord e Sud importante – prosegue -. Con l’avvento dell’autonomia differenziata vi sarà un ulteriore danno poiché non ci sono le risorse per coprire le differenze ad oggi presenti, al netto di quelli aggiuntivi che sarebbero emersi e la riforma dell’autonomia differenziata non prevede risorse per equiparare i nuovi Lea dal punto di vista economico. Il Governo, quindi, rischia di creare ancor di più regioni di serie A e di serie B”.