Questa mattina ha avuto luogo l’interrogatorio di garanzia di Mimmo Russo, ex consigliere comunale palermitano di Fdi accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico mafioso.
L’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia, arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia.
Il politico, sospeso dal partito, secondo la procura di Palermo per anni avrebbe utilizzato per i propri interessi la funzione pubblica. Referente dei precari storici di Palermo, in occasione delle campagne elettorali che lo vedevano candidato, avrebbe promesso e procurato posti di lavoro a mafiosi e a loro familiari nei supermercati Conad o cooperative e associazioni finanziate con fondi pubblici come la Social Trinacria Onlus.
Russo, inoltre, avrebbe messo a disposizione il proprio ufficio Caf per l’affidamento in prova ai servizi sociali di diversi condannati per mafia che, grazie al suo aiuto, sarebbero così riusciti a lasciare il carcere. Dall’indagine, che si basa sulle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia e decine di intercettazioni, è emerso che l’ex consigliere dava soldi e buoni benzina a esponenti mafiosi che venivano poi usati dai clan per comprare voti nei quartieri della città .
Per le comunali del 2022, in cui non riuscì a salire a Palazzo delle Aquile, si sarebbe inoltre fatto promettere, con la mediazione di Gregorio Marchese, figlio del killer di Cosa nostra Filippo Marchese, arrestato con Russo, un pacchetto di voti da Achille Andò , consulente di due imprese di costruzione. In cambio gli avrebbe assicurato che, una volta eletto al Consiglio Comunale, si sarebbe speso per l’adozione di provvedimenti amministrativi in favore delle due società per cui lavorava, interessate a realizzare un centro commerciale.
Davanti al giudice delle indagini preliminari compariranno anche i coindagati Gregorio Marchese, figlio del killer mafioso Filippo Marchese, e il faccendiere Achille Andò. Secondo i pm, Russo, sospeso dal partito dopo l’arresto, avrebbe comprato voti dalla mafia con denaro, buoni benzina e posti di lavoro e avrebbe interferito con la macchina amministrativa per agevolare pratiche urbanistiche di alcune società di cui Andò era consulente.
Marchese, braccio destro dell’ex consigliere comunale, avrebbe tra l’altro minacciato alcuni professionisti che dovevano essere pagati dalle imprese per le loro prestazioni professionali intimando loro di rinunciare ai crediti. Nell’inchiesta della Dda di Palermo è finita anche la gestione dell’ippodromo.