Si è dimesso dall’incarico, per “potermi difendere con maggiore serenità“, il sindaco di Tremestieri Etneo, Santi Rando, in carcere per voto di scambio politico-elettorale nell’ambito dell’inchiesta Pandora della Procura di Catania, su indagini dei Carabinieri. Lo ha detto lo stesso primo cittadino durante l’interrogatorio di garanzia, rendendo spontanee dichiarazioni, davanti al gip Carla Aurora Valenti alla presenza del suo legale, l’avvocato Tommaso Tamburino. Il prefetto di Catania lo ha sospeso ieri dall’incarico, assieme al consigliere comunale Mario Ronsisvalle, che è agli arresti domiciliari. Rando ha rigettato l’accusa di voto di scambio, sostenendo di “non averlo mai fatto” e si è detto “certo di poterlo dimostrare“. L’avvocato Tamburino, all’esito della decisione del gip, valuterà di ricorrere al Tribunale per il riesame.
Invece, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip di Catania ma ha reso dichiarazioni spontanee Pietro Alfio Cosentino, ritenuto il referente del clan Santapaola-Ercolano a Tremestieri Etneo. Ha contestato le accuse che gli sono state mosse, ha detto di “non avere mai preso soldi” e ha ricordato che “nella campagna elettorale in cui si è candidato ha preso soltanto 49 preferenze“. Il suo legale, l’avvocato Giovanni Avila, ha annunciato ricorso al Tribunale del riesame.
Ha commesso “una leggerezza per fare un favore a un amico, un collega in pensione”, perché “insisteva e mi sembrava male“, ma “non ho mai preso soldi” e ho fatto “tutto fuori dal servizio” con rivelatore di frequenze che costa poco ed è accessibile a tutti. E’ la linea di difesa dell’appuntato dei Carabinieri, Antonio Battiato, indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Pandora, rispondendo alle domande del gip Carla Aurora Valenti. L’interrogatorio di garanzia si è svolto alla presenza del suo legale, l’avvocato Salvatore Leotta.
Il giudice si è riservato la decisione sulla richiesta della Dda di applicare la misura della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio e servizio al militare dell’Arma che era in servizio al nucleo di Polizia giudiziaria della Procura. Il collega citato dal Carabiniere è il luogotenente in congedo Antonino Cunsolo, che era in servizio nel suo stesso ufficio, indagato anche lui per corruzione, che, secondo l’accusa, in almeno tre occasioni gli avrebbe chiesto di eseguire la ‘bonifica’ dei locali della segretaria politica di Luca Sammartino. La ricerca avrà esito negativo, ma la ‘microspia’ c’era ed era stata attivata dai Carabinieri con un apposito sistema ‘anti bonifica’. Secondo la ricostruzione della Procura, Sammartino per il ‘lavoro’ avrebbe consegnato in due trance 400 euro a Cunsolo che quest’ultimo avrebbe dato a Battiato.