Con una nota la Legacoop Sicilia interviene sul tema della decontribuzione nel Mezzogiorno: “La scelta del Governo Meloni di tagliare la decontribuzione per il Sud appare incomprensibile e inaccettabile. Come Legacoop Sicilia, siamo convinti che tale determinazione avrà, certamente, dei contraccolpi sulle imprese del Mezzogiorno che dal 2021 hanno potuto contare su un provvedimento che ha determinato l’aumento degli indici di occupazione rivelandosi uno straordinario strumento per portare il Paese fuori dalla crisi Covid e per contrastare la disoccupazione”.
“Le misure di decontribuzione per il Sud , infatti , dal 2021 ad oggi, sono state utilizzate da centinaia d’imprese, anche sotto forma di cooperativa, ed hanno avuto una platea di oltre 3 milioni di beneficiari tra i lavoratori di questo Paese”, spiega la nota.
“Il rischio che si corre, alla luce del taglio della decontribuzione, – conclude – è quello che le cooperative e le imprese del Sud non riescano ad onorare i contratti di lavoro stipulati con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro“.
La dichiarazione di Barbagallo (Pd Sicilia)
“Il Governo Meloni dice di amare il Sud. Ma sono solo parole. I fatti sono ben diversi e sono incontestabili: il ministro Fitto infatti, dopo aver accentrato a se le risorse del PNRR e avere cancellato le Zes, ora ha deciso di tagliare anche la “decontribuzione Sud”, una norma che consentiva lo sgravio del costo del lavoro che riguarda circa 3 milioni di lavoratori dipendenti di qualche migliaio di imprese del Meridione. E l danno si aggiunge la beffa di una mancetta da 100 euro lordi, annunciata in pompa magna col decreto Primo maggio mentre la “decontribuzione Sud”, seppur prevista fino al 2029, terminerà a giugno perché non verrà più finanziata”. Lo dichiara il segretario del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo.
“Tutto questo è inaccettabile oltre che incomprensibile – prosegue – da parte di un governo da cui attendiamo ancora di scoprire la prima vera opera finanziata in Sicilia dove per altro il sistema sanitario è al collasso, la scuola è un disastro e – conclude – il lavoro continua ad essere un miraggio”.