Sul campo del Venezia si spengono i riflettori di una stagione altalenante per il Palermo che esce a testa bassa, sconfitto per 2-1 dai lagunari. L’illusione della vittoria contro la Sampdoria ha fatto sognare i tifosi rosanero ma è mancata continuità nel doppio confronto contro i ragazzi di mister Vanoli per riuscire nell’impresa del salto di categoria.
Al termine della regular season sono stati ben quattordici i punti che separavano le due compagini, prova lampante di un sostanzioso divario prestazionale tra le due squadre. I siciliani stasera erano chiamati all’impresa in terra veneta ma hanno dimostrato di non riuscire a incidere nel momento decisivo, così come avvenuto più volte in stagione. Grande amarezza per i 304 tifosi rosanero che hanno potuto assistere al match nonostante le numerose restrizioni imposte per motivi di sicurezza.
Stanchezza e infortuni hanno anche avuto un peso nella prestazione offerta al Penzo. Mister Mignani ha dovuto fare a meno di Desplanches, Ceccaroni e dell’acciaccato Lund. Tra i pali è tornato così Pigliacelli, a proteggere la porta con la collaborazione di Marconi, apparso da subito nervoso e impreciso.
I lagunari dimostrano sin dal primo minuto di essere una squadra costruita per attaccare e che non vuole snaturarsi attraverso strategie attendiste neppure in una situazione di partenza di netta supremazia. L’atteggiamento paga e dopo appena tre minuti il Venezia passa in vantaggio con un gol in fotocopia a quello subito all’andata dai rosanero. Stavolta però è Marconi a lasciare troppo spazio per il tiro dalla distanza a Tessmann, che insacca il pallone e mette un primo sigillo sull’approdo in finale dei suoi.
I rosanero provano ad aumentare il ritmo e rimettere la partita sui binari giusti, ma lo fanno con passaggi lunghi dalla difesa o cross svogliati che in stagione hanno dato pochi frutti e che non si smentiscono neppure nell’ultima partita dell’anno. Il Venezia dimostra di essere la terza forza del campionato e con Pohjanpalo va anche vicina al raddoppio, dopo un’azione corale che manda in confusione la poco reattiva difesa rosanero.
Il Palermo cerca di alzare il baricentro di qualche metro ma è disordinato e impreciso anche in fase di costruzione, perdendo il possesso e offrendo spesso il fianco alle rapide incursioni degli avversari che riescono a trovarsi “a memoria” con pochi tocchi. Le occasioni più nitide fino alla mezz’ora di gioco arrivano da calcio d’angolo con Marconi prima e Segre poi. Nella seconda occasione è un riflesso di Joronen a salvare i suoi da un tiro indirizzato appena sotto la traversa.
I lagunari continuano a creare gioco e occasioni per tutta la prima frazione di gioco approfittando di una fase difensiva disattenta di Marconi e compagni. Idzes e Busio vanno ancora vicini al raddoppio ma è Pigliacelli a mantenere in piedi le flebili speranze dei compagni. Queste si spengono poco prima di andare a riposo negli spogliatoi. Il Venezia si assicura di mettere in cassaforte il passaggio del turno con un’incursione sulla sinistra culminata con il servizio di un’incontenibile Zampano per il tap-in vincente di Candela.
Al rientro in campo Mignani prova a mischiare le carte: dentro Aurelio e Nedelcearu per Graves e Marconi. La scelta iniziale di posizionare Soleri al centro dell’attacco non paga. Il numero 27 rosanero è isolato, ricevendo pochi palloni e facendo a sportellate con la fisica difesa veneta, rimanendo sempre con le spalle alla porta. Il tecnico rosanero cerca così di inserire forze fresche anche in attacco, affidandosi a Di Francesco al posto di Insigne.
Il Palermo guadagna qualche metro, riuscendo a impegnare l’estremo difensore finlandese con i tiri centrali di Soleri e del subentrato Di Francesco. I primi venti minuti della ripresa scivolano via seguendo però lo stesso copione del primo tempo. Il Venezia sa dove e come far male ai siciliani, sfiorando in più occasioni il terzo gol con Busio e Candela. Nonostante la necessità di gonfiare la rete veneta per riaccendere qualche speranza, il Palermo non riesce a prendere mai in mano il pallino del gioco, spezzettato da errori frequenti, imprecisioni e nervosismo.
Negli ultimi dieci minuti il Palermo dimostra maggiore aggressività e intensità, trovando il gol della bandiera con il tiro di Traorè, subentrato nel frattempo a Soleri, complice la netta deviazione di Svoboda che spiazza Joronen.
Smaltita la delusione per il mancato approdo in finale, la società dovrà riorganizzare le idee in vista della prossima stagione. Non saranno pochi i nodi da sciogliere, tra la riconferma di Mignani o la scelta di una nuova guida tecnica. Le sirene della serie A chiamano già Brunori e Gomes. Nel frattempo, l’impazienza del popolo rosanero per un veloce salto di categoria cresce sempre di più.