“Il mare di Gela ha restituito in questi decenni tracce del passato di estrema importanza, che contribuiscono alla ricostruzione della sua storia – afferma l’assessore
regionale ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato -. Il recupero di questo secondo relitto costituisce l’ulteriore occasione per il territorio gelese per continuare quel processo di sviluppo culturale e turistico che questa parte di Sicilia merita. Le due navi greche e i numerosi reperti recuperati in questi anni, potranno costituire un polo di attrazione culturale legato all’archeologia subacquea che Gela attende da troppi anni e che consentirà di coniugare le esigenze di tipo scientifico con quelle di tipo culturale”.SCHEDA
Il relitto “Gela II” fu individuato a circa un chilometro dal primo relitto “Gela I” da un subacqueo locale nel lontano 1990; lo stesso consegnò alcuni frammenti ceramici, individuati a pochi metri di profondità tra un cumulo di pietre (che si rivelerà essere la zavorra dell’imbarcazione), alla Soprintendenza di Caltanissetta. Nel 1995 una prima indagine subacquea sistematica individuò sul fondale la presenza di reperti lignei pertinenti allo scafo e furono recuperati numerosi reperti ceramici del carico che consentirono di datare l’età del relitto. Negli anni successivi, dai fondali di Gela sono stati recuperati numerosi reperti come gli elmi corinzi, individuati a contrada Bulala, o i numerosi lingotti di oricalco (antica lega di rame e zinco, simile all’ottone), attualmente in esposizione al Museo archeologico di Gela, oltre a molte anfore e ancore pertinenti ai relitti affondati nello specchio acqueo di fronte Bulala, a pochi metri di profondità.





