“Mi ricordo tutto di quel giorno. Il passato non lo puoi cancellare, certe cose ti rimangono sulla pelle. Io non ho ucciso Raciti, non ho mai ucciso nessuno. Ho partecipato agli scontri. L’ho sempre detto. Resistenza a pubblico ufficiale l’ho fatta, ma io ho pagato per un omicidio mai commesso”. Lo ha detto Antonio Speziale a Radio Incontro Olympia, tornato in libertà dopo aver scontato la pena di otto anni e otto mesi di reclusione con l’accusa di omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo di polizia Filippo Raciti in seguito ai disordini allo stadio di Catania il 2 febbraio 2007.
“Io chiedo chiarezza, sia per me, sia per l’ispettore Raciti – ha aggiunto – Vogliamo giustizia, quella che non è stata fatta. Spero che la verità venga fuori, credo ancora nella giustizia, negli atti processuali ci sono gli elementi che dimostrano la mia innocenza. Puntiamo alla revisione del processo, sperando che si faccia luce sulla mia innocenza. Io non ci sto a passare da assassino”.
“Se nemmeno con revisione si appurerà la verità, andrò avanti lo stesso a testa alta. Voglio essere reinserito nella società. Se ho subito pressioni durante l’interrogatorio? Tante sì, ma capire quello che è successo non è facile, quello che ho vissuto molti non lo possono capire. Il mio futuro? Rimetto insieme tutti i pezzi, godendomi chi mi è mancato molto: famiglia e amici. Lo stadio? Se ci sarà la possibilità, tornerò. Grazie alla mia famiglia ho ritrovato la forza di andare avanti“, ha concluso.