Non si tratta certamente di un segreto. L’estate siciliana è dettata dall’emergenza idrica. Anni di mala gestione delle reti e degli invasi hanno trascinato la Sicilia in un punto di non ritorno.
Una situazione che è arrivata a occupare le testate non solo regionali, ma anche nazionali e persino internazionali. Tra chi ha lanciato gli allarmi più preoccupanti il “New York Times“. L’articolo ha posto l’attenzione sui disagi inarrestabili sull’agricoltura, ma anche e soprattutto sul comparto turistico, tanto da parlare di “fuga di turisti“.
Ma è realmente così?
Sul tema non si è tirato indietro il presidente Renato Schifani, che in un’intervista a “il Giornale” si è schierato dalla parte della propria regione. “Stiamo assistendo a una delle più grandi operazioni di mistificazione che io abbia mai visto nella vita. Sono in continuo contatto con il presidente della Federalberghi. Il suo vice ha rilasciato una dichiarazione nella quale conferma il flusso di turisti in aumento in Sicilia. E questi sono dati oggettivi che non possono essere confutati“.
L’obiettivo? Per Schifani sarebbe quello di “creare la notizia. Da sempre lanciare l’allarmismo fa crescere le notizie. È uno dei meccanismi dell’informazione. Scrivere che le cose vanno bene non fa notizia. Il lettore è più interessato alle tragedie. Più tragedie più copie. È una strategia spregiudicata di mercato, che io ho sempre contestato. Stavolta è vittima la Sicilia. Che ci sia un problema di siccità è un fatto oggettivo. Innegabile. Dobbiamo distinguere i due livelli del problema. Sono presidente della Regione da un anno e mezzo e eredito 20 anni di assenza di politica sulle acque, sulle irrigazioni, sulle dighe, sulle reti idriche delle città. Vent’anni di immobilismo. E questo è il primo livello del problema. Il secondo livello è dato dal fatto che il nostro modello climatico oggi è assimilato a quello del Marocco o dell’Algeria. Dal mese di maggio non c’è stata la minima precipitazione“.
I problemi dell’Isola sono rinomati e certamente non sono una novità. I turisti, però, non sembrano affatto intimoriti. La Sicilia resta tra le mete preferite e tra le regioni italiane più gettonate. Per averne la conferma bisognerà attendere i dati al termine della stagione, ma i primi trend segnano una strada positiva.
Ne è la dimostrazione Agrigento. La provincia è tra quelle che più soffre la carenza d’acqua e per sopperirne le richieste, la scorsa settimana, è approda a Licata la nave cisterna Ticino della Marina militare italiana. La Valle dei Templi, dal canto suo, non sembra conoscere le conseguenze, o le presunte conseguenze, della siccità. Il sito aveva segnato numeri record già lo scorso anno, con oltre un milione di visitatori nei dodici mesi. Anche nel 2024 sembra volersi confermare e ripetere. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, infatti, il Patrimonio Unesco ha registrato un +30%. L’attesa per la Capitale della Cultura o il vasto pacchetto di eventi: qualsiasi sia la causa la voglia di viaggiare e conoscere le meraviglie della Sicilia appare più forte delle drammatiche emergenze.
Nell’intervista il Governatore ha illustrato anche le prossime azioni da mettere in campo: “Mi sto muovendo su due direttrici. La prima è quella di affrontare l’emergenza. Ci sono 20 milioni messi a disposizione dallo Stato e 28 messi dalla Regione per fare in modo che si individuino rapidamente dei pozzi che assicurino subito l’approvvigionamento e anche l’irrigazione. La seconda, a medio termine, è l’utilizzo dei fondi di coesione che ci sono stati assegnati per il rifacimento totale della rete idrica di Agrigento e in più ho dovuto con mio grande stupore stanziare circa 90 milioni per ripristinare tre dissalatori abbandonati 14 anni fa e ora inutilizzabili. Ora servono emergenza e strategia. Finora nessuno si è misurato con questi problemi“.