La pandemia determinata dal Covid 19 ha comportato una crisi umanitaria ed economica, causando migliaia di morti ed uno smisurato aumento della povertà, la perdita di tantissimi posti di lavoro, la chiusura di attività produttive, di esercizi commerciali, ristoro e del turismo. Le crisi storicamente accelerano fenomeni già in atto e producono mutazioni, che, tra l’altro, sono sempre dolorose.
La pandemia sta avendo impatti sia transitori che definitivi sulle città, a livello di trasporti, di modalità di lavoro, di relazioni sociali, di spazi collettivi. Tenuto conto che la crisi pandemica ha reso fragili tutti gli equilibri dell’uomo, si dovrà pensare a soccorre tempestivamente l’umanità non solo dal punto di vista sanitario, ma si dovranno necessariamente coinvolgere diversi settori del mondo delle professioni, (economia, sociologia, arti e mestieri, ecc…) per riavviare nell’interesse dell’umanità beni condivisi e comuni. Di certo le città hanno subìto un cambiamento, che per alcuni versi presenta aspetti positivi, per esempio in ordine alla mobilità urbana, che ha modificato il sistema dell’utilizzo dei trasporti: il telelavoro, che ha contribuito in modo determinante alla riduzione della mobilità per raggiungere i posti di lavoro a favore di forme di mobilità individuale più sostenibili (monopattino, ecc…). La pandemia inoltre ha accelerato l’integrazione fra le persone e il mondo digitale. Quest’ultimo, nella circostanza attuale, ha impedito la completa regressione dell’umanità salvaguardando spazi, più o meno ampi, di vita sociale. Si sono sperimentate su vasta scala le piattaforme di on-line, utili per mantenere un contatto vivo con l’altro. La crisi dovuta alla pandemia, dunque non vedrà “una crisi delle città nell’immediato futuro, ma offrirà certamente la opportunità di accelerare il recupero e la rigenerazione di una umanità che ha smarrito soprattutto nell’occidente la propria identità e i propri valori di identità.
Ancora prima della manifestazione pandemica, la società, soprattutto quella occidentale, si è lasciata dominare spesso dalla banalità, dall’attimo, che è diventato la categoria primaria con cui si è rapportata. L’incubo del Covid 19 ha fatto vacillare tutte le certezze di questo culto del presente, di questo “presenzialismo”, svelando tutte le debolezze umane. Ma non tutti i mali giungono per nuocere, perché spesso stimolano a riflettere su aspetti importanti, come ad esempio la necessità dei sistemi di scambi commerciale a livello globale, sul mistero della vita e della morte, l’impotenza difronte la silenziosa minaccia di un virus invisibile che mette a tacere tutti, la verità di cui si ha tanto bisogno, la ricerca di trovare un senso al dolore.
Da queste riflessioni, vorrei trarre due importanti conclusioni:
1) la pandemia non ha modificato l’assetto urbanistico della città bensì la vita dei cittadini e con esso il loro modo di vivere gli spazi urbani (le piazze, i giardini, le strade), tuttavia si auspicano nell’immediato futuro nuove forme di socialità e di aggregazione, che lo stesso Covid stà già insegnando a ripensare e riformulare sia sul piano umano che urbanistico, in virtù dell’imprescindibile legame esistente fra società e città, che camminano di pari passo proprio perché l’una vive dentro l’altra.
2) il rovescio della medaglia ci mostra tanti aspetti positivi, se nutriti e illuminati anche da una visione di Fede che ci ricorda che il Bene sconfigge sempre il male, perché lo Stesso Dio misericordioso ha sconfitto il maligno con il supremo dono di suo figlio Gesù.
In conclusione, se la pandemia ha modificato la vita, limitandola fortemente, nell’immediato futuro verranno in luce nuove forme di socialità e aggregazione, di cui certamente l’urbanistica da sola non potrà avere un ruolo predominante per rigenerare il futuro delle città e tanto meno dell’umanità.
CHI E’ CESARE CAPITTI
Cesare Capitti (1951), già Dirigente Capo Servizio del Dipartimento Urbanistica dell’Assessorato regionale del Territorio Ambiente della Regione Siciliana, attualmente svolge attività di Cultore del Settore ICAR 21 Urbanistica, presso l’Università degli Studi di Palermo. Già componente del Consiglio Regionale dell’Urbanistica, della Commissione per il risanamento delle zone “A” e B1” del P.R.G. del Comune di Ragusa. Esperto di restauro e recupero di Centri Storici; Attualmente è componente esperto della commissione speciale per il paesaggio istituita ai sensi dell’art.148 del codice dei Beni Culturali e Ambientale. Ha svolto attività di docenza presso la facoltà di Architettura e di Ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo.