“La zona arancione non risolve nulla, il settore della ristorazione è in crisi totale e tornare a quella normalità pre Covid sembra sempre più difficile”.
Lo afferma Dario Pistorio, presidente Fipe Confcommercio Sicilia, associazione che raggruppa circa 12.000 attività del settore somministrazione, chiedendo di “far riaprire i pubblici esercizi con il servizio al tavolo immediatamente, anche con restrizione più severe, ma a prescindere dal colore“.
“Si cominci a pensare al futuro – aggiunge – non possiamo più stare appresso alle zone colorate. Dalla protesta vogliamo passare alla proposta e fare un appello alla politica confusa: ai medio-piccoli ristoranti siciliani serve flessibilità, sia economica che nella gestione del vecchio e nuovo personale”.
“Oggi c’è una licenza unica di somministrazione – sottolinea il presidente della Fipe siciliana – tavola calda o tavola fredda, bar, pub, ristoranti, chioschi… Insomma tutti potrebbero fare tutto, e poi si aggiungono le macellerie e i pescivendoli che diventano anche take way con la vendita e il consumo di prodotti già cotti in loco. Per non parlare del fenomeno dei panifici che al momento delle nostre chiusure si sono sostituiti in toto diventando bar, pasticcerie, gastronomie spesso abusive”.
“La parola d’ordine è ripartire – sottolinea Pistorio – ma è necessario fare chiarezza su alcuni punti importanti per gli imprenditori. Chiediamo una riassegnazione dei codici Ateco del settore. Abbiamo la necessità di fare ordine, nuove regolamentazioni, nuovi parametri, dunque il riordino di una legge quadro dei Pubblici Esercizi Siciliani. Alle aziende inoltre serve una riduzione del costo del lavoro sul piano contributivo, che permetta di prendere personale anche a spot. Oggi come fa un imprenditore a riaprire assumendo cinque persone se non sa cosa succederà nelle prossime settimane con l’andamento dell’emergenza? Bisogna – chiosa Pistorio – che ci facciano gestire il personale a tempo determinato o ci facciano tornare ai voucher nel rispetto delle regole”.