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L'analisi

Autonomia differenziata in Sanità, Agenas: “Serve lavoro di squadra e una visione con obiettivi” CLICCA PER IL VIDEO

sabato 17 Agosto 2024

“Tutelare la salute”, con l’approvazione alla Camera della legge sull’autonomia differenziata, sembra una missione ardua per il Sud adempiere all’articolo 32 della Costituzione.

Ciò che preoccupa maggiormente, oggi, è la possibilità o meno di accedere ai fondi pubblici per rimpinguare i bilanci della sanità nelle singole regioni per garantire al cittadino il diritto alla salute e, in prima linea, oltre a medici e infermieri, vi sono i manager della sanità che ogni giorno devono confrontarsi con le criticità di un sistema in crisi, specialmente al Sud.

In Sicilia

I dati per l’Isola come per tutto il Sud, non sono positivi. Ogni anno sono 800 mila i siciliani che rinunciano alle cure a causa della risposta rallentata e inadeguata del sistema sanitario pubblico e dei costi del privato. Inoltre non vi è partecipazione alle campagne di screening e si fa, quindi, poca prevenzione, non garantendo così i livelli essenziali di assistenza. Per quanto riguarda le aziende sanitarie, ancora alta la carenza di personale sanitario, di posti letto e le strutture, buona parte, sono organizzativamente antiquate e vetuste.

I risultati delle disuguaglianze nell’accesso a cure e servizi incidono pesantemente sull’aspettativa di vita in buona salute. La Sicilia è, al riguardo, la penultima regione d’Italia, seguita dalla Calabria, con un gap che supera i 5 anni di vita rispetto al Trentino e gli 11 anni rispetto alla provincia autonoma di Bolzano.

Con l’autonomia differenziata si rischia la diminuzione delle risorse, in considerazione di uno dei punti critici di questa riforma: i Livelli essenziali di prestazione (Lep), che rappresentano i requisiti minimi di servizio da garantire in modo uniforme in tutto il territorio nazionale, per assicurare i diritti sociali e civili sanciti dalla Costituzione.

I medici

La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, per evitare ulteriori disuguaglianze, ha chiesto al Governo di prevedere provvedimenti e interventi per colmarle. Per far questo servono maggiori risorse per la sanità, maggiore tutela delle regioni maggiormente esposte alle disuguaglianze e un sostegno ai professionisti che lavorano nel Ssn.

L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali

La Sicilia ha delle buone risorse umane, ma bisogna connetterle e lavorare insieme in un’ottica di squadra. Questa è una logica che parte dai vertici politici sino ai direttori generali e anche alla componente dirigenziale nelle varie aziende. Bisogna stimolare e far sì che tutti lavorino seriamente, in squadra, creando la rete i collegamenti”. A dichiararlo è Angelo Pellicanò, esperto di Agenas, che consiglia ai direttori generali delle aziende sanitarie, inoltre, di: “Conoscere bene il territorio, delle Asp e delle aziende ospedaliere, le persone, le risorse di cui si dispone ed avere una visione lungimirante perché senza una visione lungimirante e una programmazione seria si rischia di fallire”.

“Noi in Sicilia, in questo momento, non possiamo permetterci di perdere un’occasione importante come questa che ci viene offerta dalle risorse del Pnrr e del Dm 77“, conclude.

 

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