“Più Mediterraneo in Europa e più Europa nel Mediterraneo“. Questa è la visione, come a lui piace chiamarla, di Leoluca Orlando. Palermo è casa sua da quando è nato. Palazzo delle Aquile lo è stata per oltre vent’anni, ovvero durante i suoi quattro mandati da sindaco del capoluogo siciliano. Ma da buon uomo di mondo qual è, la naturale evoluzione politica del Professore non poteva che essere in direzione Bruxelles. Dopo l’esperienza nei Verdi di qualche decennio fa, Orlando è tornato al Parlamento Europeo fra le fila di AVS (Alleanza Verdi Sinistra). Il luogo più adatto per incidere su alcune tematiche a lui più care, come ad esempio la lotta al razzismo, la salvaguardia dei migranti che attraversano il Mediterraneo ma anche e soprattutto i diritti sociali dei lavoratori.
Ed è proprio su questo tema che l’ex primo cittadino palermitano muoverà buona parte della sua azione politica, cominciando dalla tutela di agricoltori e pescatori, passando poi alla proposta di uno Statuto Europeo dei Lavoratori che superi gli attuali limiti salariali e di diritti che contraddistinguono i contratti nazionali. Lo farà attraverso l’impegno da componente della I Commissione (quella relativa agli Affari Internazionali), attraverso il proprio ruolo nella commissione LIBE (Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo) e la comitato AFCO (Comitato del Parlamento Europeo per gli affari costituzionali). Inoltre, Leoluca Orlando farà parte delle delegazioni ai rapporti con diversi paesi del Mediterraneo e avrà il ruolo di vicepresidente dell’assemblea legislativa con delega alla Cultura per l’intero Mediterraneo.
Volendo tirare le somme, qual è il giudizio di questi primi mesi vissuti al Parlamento europeo?
“E’ stato un ritorno al futuro. Torno a fare il parlamentare europeo, come trent’anni fa, nel gruppo dei Verdi. Ancora una volta da indipendente. Trent’anni fa ero il leader della Rete, oggi sono stato eletto fra le fila di AVS. Una lista che credo abbia molti punti in comune con l’esperienza passata. Cerca di affermare con chiarezza posizioni che altri annunciano ma dopo realizzano in maniera contradditoria. E’ stata un’esperienza bellissima. Nessuno credeva che sarei stato eletto e invece ci sono riuscito. Dopo una campagna elettorale che è stata contraddistinta dai valori della libertà, oggi sono a Bruxelles con un obiettivo: portare avanti il concetto di “Più Mediterraneo in Europa e più Europa nel Mediterraneo”.
“L’Europa ignora il Mediterraneo da troppi anni. Uno specchio d’acqua che rappresenta soltanto l’1% dei mari del Mondo. Ma da questo 1% passa il 20% del traffico mondiale, il 30% delle energie fossili e il 23% delle reti di comunicazioni. Eppure, se qualcuno a Palermo o a Milano acquista merce che ha attraversato il Mediterraneo, scopre che la stessa è attraccata addirittura a Rotterdam”.
“C’è una sottovalutazione del Mediterraneo. Viene considerato come una specie di via che collega Gibilterra a Suez, senza nessuna considerazione per le criticità, i drammi, le tragedie, i genocidi o le potenzialità positive che ci sono ai due lati della strada. Volendo fare un paragone, è come il parco della Favorita per molti palermitani. E’ bellissimo, è un esempio di biodiversità. C’è un’ambiente straordinario. Però, per molti palermitani è soltanto la via per andare a Mondello. E’ lo stesso è il Mediterraneo per molti cittadini europei. Per questo mi sono focalizzato molto sui temi della pace, della giustizia sociale e delle politiche ambientali”.
La Sicilia potrebbe essere al centro di molti temi inseriti all’interno dell’agenda von der Leyen. Qual è la priorità da affrontare a Bruxelles per gli amministratori siciliani?
“Credo che gli amministratori siciliani dovrebbero parlare la lingua europea. Non è nè l’inglese, nè il francese o il tedesco. E’ quella del rispetto dei tempi e delle regole. Purtroppo abbiamo una dirigenza politica in Sicilia che non ha una visione. Sfido chiunque a dirmi un punto da dove emerge la visione del Governo Schifani, dell’Ars o delle stesse opposizioni. Che visione hanno i politici siciliani oggi? Emerge poi nel quotidiano la mancanza della cultura delle regole e del tempo. Proroga e deroga sono concetti comuni. E con queste basi a Bruxelles non si può lavorare. Fino a quando la Regione Siciliana non avrà un Governo con una visione e che parla la lingua europea, starà sempre ai margini. Prima di parlare di infrastrutture, bisogna farsi aprire la porta a Bruxelles. E ad oggi la politica siciliana è inaccettabile”.
Eppure da Bruxelles sono arrivati numerosi fondi in Sicilia…
“I soldi arrivano comunque. Viene fatta una ripartizione in base alle esigenze. Il problema è spenderli. Invece di pensare a proroghe e deroghe, bisogna pensare a spenderli rispettando le regole europee”.
Professore, in questi giorni c’è stato un sopralluogo della commissione parlamentare d’inchiesta sulle Periferie. Durante il confronto con l’Amministrazione Lagalla, si è parlato di un maxi-piano da un 1 miliardo di euro.
“Voglio ricordare che sono stato il sindaco che ha iniziato ad occuparsi delle periferie. Mi sono occupato del quartiere di periferia più abbandonato che c’era, ovvero il centro storico. La rigenerazione urbana è un dovere di tutti. Poi le cose bisogna farle, non solo annunciarle”.
Quali sono le proposte che porterà avanti al Parlamento Europeo?
“Ribadisco che tutto parte dalla mia visione politica “Più Mediterraneo in Europa e più Europa nel Mediterraneo”. Parlando in termini più concreti, la misura delle reti per pescare vanno calibrate tenendo conto che i pesci del Mediterraneo sono più piccoli di quelli del mare del Nord. Se stabilisci una misura standard grande, c’è il rischio che un gruppo di pescatori del Nord Europa pesca e quello del Mediterraneo non porta a casa nulla”.
“Sono impegnato poi per creare una lobby che difenda gli agricoltori tanto dagli stakeholders dei costi di produzione che da quelli dei prezzi di vendita. Quasi il 40% del bilancio UE è destinato all’agricoltura. Un fiume di soldi. Ma gli agricoltori si lamentano. Come mai? Perchè vengono dati soldi ma nessuno si occupa dei problemi. L’agricoltura è un’attività imprenditoriale che deve essere tutelata. Se le lobby dei costi di produzione fanno crescere il prezzo di carburante e macchinari, e le grandi catene fanno cadere i prezzi di vendita, è chiaro che non c’è sussidio che tenga. Oggi non protestano soltanto quelli che fanno un’agricoltura di supernicchia, che puntano sulla qualità del proprio prodotti, ovvero che siano agricoltori che stiano dentro a quelle lobby”.
“Un altro passaggio riguardo il Servizio Civile Europeo per salvare i migranti. Sono impegnato per il diritto alla verità. Siamo continuamente torturati da chi afferma che stiamo rischiando l’invasione da parte dei migranti. Negli ultimi dieci anni, solo 1 milione di persone hanno attraversato il Mediterraneo. In vent’anni l’Europa perde 49 milioni di abitanti. Se non venissero, bisognerebbe farli venire. Stiamo morendo di vecchiaia. Pensate che dal Messico agli Stati Uniti passano 2,5 milioni di migranti all’anno. Basterebbe questo per capire che gridare all’invasione è strumentale a chi non comprende che i migranti sono esseri umani come noi e danno una mano alla crescita. E’ veramente indegno che oggi l’Europa, tramite l’operazione Frontex, cacci indietro migliaia di persone consegnandole a cosiddette autorità locali che poi sono gli scafisti del lunedì. E’ quello che sta avvenendo in Libia e in Tunisia da molti anni”.
“Penso che una delle priorità sia uno Statuto Europeo dei Diritti dei Lavoratori. Non è ammissibile che discutiamo del salario minimo. Abbiamo i professori pagati peggio in Europa. E’ assurdo discutere di ciò quando potremmo avere un documento europeo che fissi le regole”.