Pericolo sventato, un eventuale Conclave nei prossimi anni non rimarrà sguarnito di siciliani. A entrare a far parte del Sacro Collegio e del prossimo Conclave dal prossimo 8 dicembre sarà monsignor Baldassarre Reina, originario della provincia di Agrigento, che si aggiunge così al cardinale Francesco Montenegro, il porporato di origine messinese, arcivescovo emerito di Agrigento e attuale amministratore apostolico di Piana degli Albanesi.
La porpora cardinalizia, insieme alla carica di Vicario Generale per la Diocesi di Roma, è una promozione attesa per Reina e dimostra la stima profonda di Papa Francesco per il vescovo originario di San Giovanni Gemini, in provincia ed arcidiocesi di Agrigento.
Don Baldo, come lo chiamano ancora ad Agrigento, è nato nel 1970 ed è entrato nel seminario Arcivescovile nel 1981. Nel 1995 ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia e nel 1998 la Licenza in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.
Dal 1998 al 2001 è stato assistente diocesano di Azione Cattolica e vicerettore del seminario arcivescovile di Agrigento. Dal 2001 al 2003 è stato parroco della Beata Maria Vergine dell’Itria di Favara.
E ancora, dal 2003 al 2009 è stato Prefetto degli studi dello Studio Teologico San Gregorio Agrigentino e dal 2009 al 2013 Parroco di S. Leone ad Agrigento. Dal 2013 al 2022 è stato Rettore del Seminario Maggiore di Agrigento e ha poi ricoperto numerosi incarichi nella diocesi agrigentina.
Il 27 maggio 2022, diventa vescovo ausiliare di Roma. Il 6 gennaio 2023, il Papa l’ha nominato Vicegerente della Diocesi di Roma.
Il Concistoro dell’8 dicembre segna però anche un’altra novità: la porpora cardinalizia per Roberto Repole, arcivescovo di Torino. Apparentemente il cardinalato per l’Arcivescovo di Torino non tocca nulla negli equilibri siciliani ma non è così perché c’è una piccola grande delusione per l’Arcidiocesi di Palermo che si vede ancora negata una porpora che nel passato è sempre stata concessa ai vescovi di alcune città italiane. Il Papa con la berretta rossa per Repole ha invertito improvvisamente il nuovo corso da lui intrapreso che vede le diocesi tradizionalmente cardinalizie in Italia – almeno negli ultimi 120 anni – tutte senza arcivescovi porporati.
Ovviamente si tratta di tradizione, non vi è nessuna legge canonica in materia e anche se vi fosse il Papa può tranquillamente derogarvi. Ma è oltremodo interessante sottolineare come, in poco più di 10 anni, Papa Francesco abbia cambiato la tradizione con le sue scelte – almeno nel primo periodo di pontificato – inaspettate.
Prendendo in esame dai primi del Novecento del secolo scorso, le diocesi tradizionalmente cardinalizie in Italia sono state Torino, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma (con il Vicario Generale di Sua Santità), Napoli e Palermo. Ad eccezione di Bologna e ora di Torino e del Vicario Generale di Roma le altre sedi, al netto di altri ripensamenti pontifici, non vedranno il proprio vescovo cardinale.
E così anche a questo giro l’Arcidiocesi di Palermo, guidata da ormai quasi nove anni dall’Arcivescovo Corrado Lorefice, rimarrà senza porpora cardinalizia. Per ritrovare un Arcivescovo di Palermo non porporato bisognare tornare a Monsignor Giovanni Battista Naselli, che guidò l’Arcidiocesi siciliana tra il 1853 e il 1870.
Monsignor Lorefice è un vescovo umile e che non ha dato mai impressione di carrierismo clericale e probabilmente non si rammaricherà troppo, a differenza di qualche suo confratello, per la mancata porpora. Se ne rammaricheranno certamente di più la diocesi e la città di Palermo che avrebbero apprezzato il riconoscimento da parte del Papa della porpora per un pastore che con parresia evangelica non esista a bacchettare potenti, malcostumi e criminali come fecero alcuni cardinali suoi predecessori.