Addio al numero chiuso alla facoltà di Medicina… oppure no?
Le novità presentate ieri in Senato dai presidenti rispettivamente delle commissioni Istruzione e Sanità, Roberto Marti e Francesco Zaffini, non hanno avuto l’accoglienza sperata. Le modifiche che dovrebbero entrare in vigore già dall’anno accademico 2025-2026, tempi parlamentari permettendo, rischiano in realtà di far scoppiare la bolla.
Neanche le parole incoraggianti della ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, che definito la norma come un “passo storico“, sono riuscite a spegnere le roventi polemiche che in pochissimo tempo si sono sollevate, non solo all’interno degli Atenei, ma anche sui social. Una posizione netta e decisamente scettica nelle ultime ore è arrivata dalla Conferenza dei rettori delle università italiane che, dopo una riunione che ha coinvolto tutti i rettori, ha diffuso una nota dai toni aspri in cui si evidenziano le criticità principali di una norma che sembra dimenticare i problemi organizzativi e strutturali già esistenti e che potrebbero ulteriormente acuirsi.
Tre i punti attenzionati dal Crui: la sostenibilità economico-finanziaria (una situazione che “diventa drammatica quando si considera l’assoluta incertezza sul finanziamento statale anche per l’anno 2025: in questo contesto l’ingresso di 40/60.000 candidati in più è semplicemente impensabile“); l’accoglienza e formazione adeguata dei futuri aspiranti medici (“le risorse utilizzate finora per 20.000 studenti non possono essere sufficienti per i 60/80.000 candidati che frequenterebbero una volta la revisione andasse a regime“); la tutela delle professioni sanitarie (“esiste un rischio consistente che la modifica delle modalità di accesso al corso di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e medicina veterinaria determini una ulteriore diminuzione di candidati per le altre professioni, in particolare infermieristica, i cui laureati sono molto più carenti e necessari dei medici“).
E in Sicilia? Solo nel capoluogo siciliano le previsioni stimano circa tremila ragazzi intenzionati a intraprendere il corso studi in Medicina. Cifre che vanno ben al di là delle possibilità che Unipa sarebbe in grado di garantire. A lanciare l’appello è anche il rettore Massimo Midiri: “L’intelligenza e la preparazione dei ragazzi non si valuta tramite i quiz, ma non si è valutato il problema organizzativo. Solo a Palermo si prevede un’iscrizione di massa di circa tremila persone, che improvvisamente si troveranno a seguire il corso di laurea in Medicina insieme per sei mesi di lezione. Ma non sappiamo dove metterli e questa condizione ci costringerà inevitabilmente a svolgere questi primi mesi in telematica“.
“Quando togliamo il numero chiuso – aggiunge Midiri – il numero delle domande ovviamente si duplica. In più quest’anno lo Stato ha deciso di tagliare in maniera sostanziosa il Fondo di finanziamento ordinario. Si crea così una condizione distopica in cui c’è uno Stato che dà meno risorse alle università per gli investimenti, in senso assoluto, e c’è un numero di richieste di iscrizione elevatissimo. Questo comporterà un disastro organizzativo in cui non riusciremo a garantire un posto a sedere a tutti. Iniziare un corso di laurea a distanza suona male ed è chiaro che tutti i rettori, me compreso, si instauri una certa perplessità dall’attivazione di tali modalità, la quale pone una questione organizzativa complessa e nella quale non sappiamo neanche da dove partire“.
Il test in realtà non verrà abolito del tutto, ma solo rimandato. Tra le novità sostanziali vi è la valutazione a distanza di sei mesi dall’avvio del corso di laurea. L’accesso al secondo semestre sarà condizionato dal conseguimento di tutti gli esami previsti per il primo semestre, che saranno uguali per tutti, e i voti ottenuti finiranno per comporre una graduatoria di merito a livello nazionale. Per gli studenti che non superano la selezione per il secondo semestre, sarà possibile utilizzare i crediti formativi acquisiti nei primi sei mesi per iscriversi ad altri corsi di laurea, offrendo così una seconda chance senza perdere dell’anno accademico. Anche tale aspetto della norma sarebbe da rivedere per il rettore di Unipa: “I ragazzi dovranno affrontare un compito scritto legato a una valutazione individuale di un professore, riducendo inevitabilmente la trasparenza delle procedure. Il quiz era un test valutato da terzi estranei; oggi è un compito nelle mani di un professore che deve stabilire se uno studente ha raggiunto l’obiettivo formativo o meno. Questo meccanismo mi lascia perplesso e non credo che rappresenti una soluzione. Mancano le condizioni organizzative, logistiche e anche quelle legate al personale, vista la mancanza di personale“.
Se l’idea portata avanti per modificare l’accesso alla facoltà di Medicina non soddisfa le esigenze di tutte le parti in causa, per il mondo universitario siciliano arrivano comunque buone notizie. La variazione di bilancio annunciata dal presidente Schifani prevede anche l’introduzione di un prestito per gli studenti, sul già rodato modello inglese, per contrastare la fuga di cervelli (CLICCA QUI). Per Midiri si tratta di “un’ottima operazione. A livello regionale c’è attenzione per le realtà siciliane e questa iniziativa ne è un esempio. Offrire un prestito a dei ragazzi, in un territorio come il nostro, significa dargli fiducia e rappresenta un forte stimolo per trattenerli a casa. I ragazzi si spostano in altre realtà universitarie anche perché i territori che li ospitano dispongono di quelle condizioni di ospitalità e sussistenza che permette loro di intraprendere correttamente il proprio percorso di studi. E’ un’iniziativa importante e va certamente un plauso al presidente della Regione“.