Secondo i dati del Centro Studi Enti Locali, che ha elaborato i dati recentemente diffusi dal Viminale, nonostante gli incentivi messi in campo dal governo per promuovere la collaborazione dei comuni nella lotta all’evasione fiscale, i risultati in Sicilia e nel Mezzogiorno restano decisamente sottotono.
Nel 2023, il dato complessivo nazionale indica che solo il 3% dei comuni italiani ha segnalato casi di evasione, con una predominanza netta delle regioni settentrionali.
In Italia sono state 297 sui 7.896 esistenti le amministrazioni comunali che hanno inviato all’Agenzia delle Entrate, segnalazioni qualificate per individuare comportamenti evasivi e/o elusivi del fisco.
Le segnalazioni andate a buon fine hanno portato nelle casse dello Stato più di 6 milioni di euro, metà dei quali sono stati recentemente riassegnati agli enti locali coinvolti con un decreto del Ministero dell’Interno.
Questi incassi mostrano un calo costante nel tempo. Basti pensare che i proventi della collaborazione comuni-amministrazione finanziaria superarono i 13 milioni nel 2017, passando poi a 11 milioni e 406.176 euro nel 2018, 7.775.239 euro nel 2019, 6.725.741 euro nel 2021 e 3 milioni e 60.020 euro nel 2022.
I dati della Sicilia
La Sicilia, con il 3,3% dei suoi comuni attivi, si distingue tra le regioni del Sud per la partecipazione, ma i numeri generali mostrano un impegno limitato rispetto al potenziale.
In termini di recupero economico, i 40 comuni meridionali che hanno partecipato alla segnalazione di evasori fiscali nel 2023 hanno ottenuto solo il 3% delle somme recuperate a livello nazionale, pari a circa 101.810 euro.
La cifra è bassa se confrontata con i risultati delle regioni settentrionali, dove il 60% delle somme recuperate è stato attribuito a Lombardia ed Emilia-Romagna.
La Sicilia, pur avendo una partecipazione relativamente più alta rispetto ad altre regioni del Sud come Calabria e Campania, che segnano percentuali molto basse, rimane indietro in termini di contributi effettivi al recupero fiscale.
Uno dei limiti e dei problemi principale non sembra essere la mancanza di incentivi, dato che i comuni possono trattenere il 50% delle somme recuperate. Piuttosto, risiede nella complessità delle procedure burocratiche e la reticenza politica, dovuta all’impopolarità delle misure antievasione che , di fatto, limitano l’efficacia di queste operazioni nel Sud.
A distinguersi nel panorama nazionale è stata ancora una volta l’Emilia Romagna, unica regione in cui la percentuale di comuni attivi nella lotta all’evasione superi il 20% del totale (68 su 330). Al di sopra della media nazionale anche la Toscana (8%), la Lombardia (6%), la Liguria, il Veneto e le Marche (5%).
“A dispetto degli incentivi economici importanti, gli enti locali che si avvalgono di questa possibilità sono sempre stati una sparuta minoranza”, spiega Veronica Potenza che ha elaborato la ricerca.
“Oltre alla tendenziale impopolarità delle operazioni antievasione in questo paese, uno dei principali ostacoli alla diffusione di questo strumento è la complessità della procedura da seguire per inoltrare le segnalazioni. I dipendenti comunali devono avviare una vera e propria istruttoria prima di richiamare l’attenzione dell’amministrazione finanziaria su un caso sospetto” conclude Veronica Potenza.