Cari Lettori,
l’argomento della puntata odierna mi viene fornito da una news pubblicata qualche giorno fa relativamente a uno studio – condotto da ricercatori dell’Università di Rochester di New York e di altri istituti di ricerca – che ha sancito che nel latte materno non è possibile rinvenire il virus SARS-CoV 2 (https://sanitainsicilia.it/parla-la-scienza-allattare-al-seno-non-trasmette-covid). Inoltre, lo stesso lavoro scientifico ha permesso di verificare che il latte delle madri che hanno avuto un’infezione da COVID- 19 contiene anticorpi specifici contro il virus.
Queste sono sicuramente due buone notizie, anche se erano abbastanza prevedibili conoscendo bene, da un lato, l’anatomia e la fisiologia dell’organo della lattazione, dall’altro le modalità di replicazione specifiche di questo virus. Inoltre, commentare questo studio ci consente di fare qualche altra considerazione collaterale. Seguitemi.
Partiamo da quello che abbiamo definito “organo della lattazione” e sulla cui denominazione vorremmo per prima cosa fare un po’ di chiarezza. L’organo che comunemente viene chiamato “seno” in anatomia prende il nome di mammella, definendosi invece come “seno” l’insenatura tra i due organi, in corrispondenza dello sterno. La mammella è quindi l’organo che occupa la cosiddetta “regione mammaria”, una regione di forma grossolanamente quadrangolare che ha come limiti il margine laterale dello sterno, il margine inferiore della clavicola, il margine mediale dell’ascella e il margine inferiore della gabbia toracica. La mammella, al suo interno, contiene la “ghiandola mammaria” (che rappresenta il “parenchima” – ossia la parte “nobile” – di quest’organo preposto a produrre il latte materno dopo il parto) ma anche altre strutture anatomiche quali – principalmente ma non esclusivamente – tessuto adiposo, vasi e nervi.
Soffermiamoci un momento sulla ghiandola mammaria per riepilogarne solo alcune caratteristiche essenziali. Essa è rudimentale nell’uomo mentre è sviluppata nella donna, sebbene per la gran parte dell’arco di vita della stessa (o interamente, nel caso delle nullipare) venga considerata “a riposo”, ossia non attiva. Durante la gravidanza – per effetto soprattutto dell’ormone progesterone – si hanno delle trasformazioni citologiche (a carico prevalentemente della componente cellulare secernente) che la predispongono alla produzione del latte, la quale dopo il parto viene innescata (anche) dall’ormone prolattina e mantenuta da un complesso feedback neuro-ormonale che coinvolge (anche) l’ormone ossitocina.
Le cellule secernenti formano i lobuli, la componente microscopica della ghiandola preposta a produrre il latte, un secreto contenente per lo più sostanze derivanti dal sangue circolante quali proteine, zuccheri e grassi, oltre a vitamine e – non ultimo – anticorpi. Che il latte contenga anticorpi materni, quindi, è qualcosa di assolutamente risaputo ed era facile attendersi che, analogamente ad altri anticorpi circolanti nel sangue della madre, anche quelli contro le proteine del virus SARS-CoV-2 fossero presenti.
L’altro dato interessante dello studio è che non è possibile ritrovare il virus SARS-CoV-2 nel latte, a differenza di quanto può accadere qualora la madre abbia contratto altri virus quali ad esempio il
citomegalovirus, alcuni virus epatitici (esempio, HBV e HCV) o il virus dell’AIDS (HIV). Anche questo dato era abbastanza prevedibile in quanto, ad oggi, non ci sono studi che dimostrino che il virus della COVID-19 circoli liberamente nel sangue (a differenza di quanto accade coi virus menzionati prima) né che venga secreto da ghiandole, come ad esempio le salivari, la prostata o quelle sudoripare. E, se il virus non circola nel sangue, le cellule secernenti non possono “prelevarlo” e “inglobarlo” nelle vescicole di secrezione.
Come già detto tante volte anche in questa rubrica, quello della COVID-19 è un virus che si replica nelle cellule dell’apparato respiratorio – che rappresentano il suo habitat naturale – e i danni che esso causa a organi diversi dalle vie aeree e dai polmoni sono dovuti all’intensa reazione immunitaria (e/o autoimmunitaria) che si verifica in alcuni soggetti evidentemente predisposti (leggasi anche:
https://sanitainsicilia.it/gocce-anatomia-coronavirus-banale-influenza-unaggressione-autoimmune_408057/).
Pertanto, così come il virus non si trova nella saliva (e l’utilizzo della mascherina è infatti funzionale a prevenire l’uscita dal nostro cavo orale delle goccioline di Flügge di cui abbiamo già detto in un’altra puntata: https://sanitainsicilia.it/gocce-anatomia-dermatite-mascherina-evitarla_408623/ sarebbe stata davvero una sorpresa trovarlo nel latte materno.
Questo, tuttavia, non vuole dire che la madre positiva al SARS-CoV-2 che allatta non possa, teoricamente, trasmettere il virus al proprio neonato: può farlo attraverso le vie aeree, ossia attraverso un contatto ravvicinato e non protetto da mascherina. Fortunatamente, i casi di malattia COVID-19 neonatale sono sporadici e degni di pubblicazione scientifica (se ne contano davvero pochi casi, in tutto il mondo, nella letteratura medica) e – anche se non è chiaro il perché – ancora una volta qualche indizio (non ancora smentito) per spiegarne il motivo c’è l’ha fornito l’anatomia (vedasi: https://sanitainsicilia.it/perche-il- covid-19-colpisce-meno-i-bambini-la-risposta-dallanatomia-umana_406530/).
Possiamo quindi rassicurare le mamme sul fatto che l’allattamento resta non solo una procedura sicura,ma anche necessaria se non addirittura fondamentale per il corretto e sano sviluppo del bambino, come forse avremo modo di argomentare meglio in una futura puntata di questa rubrica.
(Nota: l’immagine riprodotta è stata presa dal volume “Anatomia per le professioni sanitarie”, seconda edizione a cura di Francesco Cappello et al., Casa Editrice IDELSON-Gnocchi, 2020, Napoli. Si ringrazia l’Editore)