L’Ufficio statistica del Comune di Palermo ha elaborato, sulla base di dati forniti dal ministero della Salute e dal dipartimento di Epidemiologia Ssr Regione Lazio, un report sull’andamento della mortalità giornaliera aggiornato al 9 febbraio scorso. I dati confermano il drammatico incremento della mortalità totale nel capoluogo siciliano già rilevato nei precedenti rapporti, anche se nell’ultimo periodo si registra un’attenuazione rispetto ai picchi registrati nel mese di novembre.
A ottobre i decessi rilevati a Palermo sono stati 593, contro una media degli ultimi 5 anni pari a 465 (+128 decessi, +28 per cento), a novembre sono stati 792, contro una media degli ultimi 5 anni pari a 480 (+312 decessi, +65 per cento). Nel mese di dicembre, invece, le morti rilevate a Palermo sono state 720, contro una media degli ultimi 5 anni pari a 580 (+140 decessi, pari a +24 per cento), mentre a gennaio sono state 753 (media degli ultimi 5 anni pari a 684, +69 decessi, +10 per cento).
Passando a un’analisi dei decessi settimanale, i dati confermano il picco di eccesso di mortalità registrato a novembre, con un massimo di +74,8 per cento nella settimana dall’11 al 17 novembre. Nelle settimane di dicembre la mortalità è sempre risultata più elevata rispetto alla media degli ultimi 5 anni, con un eccesso di mortalità compreso fra +24 per cento registrato fra il 16 e il 22 dicembre e +31,2 per cento registrato fra il 9 e il 15 dicembre.
Nella prima metà di gennaio la mortalità è tornata in linea con la media degli ultimi cinque anni, mentre nella seconda metà del mese si è registrato un nuovo incremento e, in particolare, nella settimana dal 20 al 26 gennaio con un +33,1 per cento. “Nelle ultime due settimane sembra esserci stato un nuovo riallineamento ai valori medi degli ultimi cinque anni – spiegano dal Comune -, anche se quest’ultimo dato deve essere letto con cautela perché, oltre ai possibili effetti di una minore incidenza dell’influenza (le misure di contenimento adottate per il Covid-19 hanno di fatto impedito l’insorgere dell’epidemia influenzale), potrebbe in parte essere dovuto a fisiologici ritardi nella comunicazione dei decessi”.