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L'evento

Cna Catania, intelligenza artificiale e sostenibilità al centro del futuro delle piccole medie imprese

martedì 26 Novembre 2024

Si è svolta presso la Nü Doganae, al porto, l’assemblea territoriale 2024 di Cna Catania: “Futura piccola impresa”, evento puntato quest’anno sull’intelligenza artificiale e il suo impatto appunto sull’impresa. Media, piccola e anche micro che sia.

Il sindaco di Catania, Enrico Trantino, ha parlato di “una città che adesso è un brand che possiamo esportare capacità di investimento e competenze diffuse. Questo anche grazie agli artigiani. Ora serve fare rinascere il centro storico e anche qui il contributo delle piccole botteghe può essere decisivo”.

Gli ha fatto eco Nello Battiato, presidente regionale siciliano di Cna, per il quale serve restare al passo con una tecnologia sempre più avanzata che proietta ogni business su scenari globali. Come sistema noi stiamo appunto lavorando a questo, preservando il nostro valore aggiunto insieme alla capacità di sostenere e rappresentate le imprese.

Dopo i saluti istituzionali, è stato presentato al pubblico il documentario del regista Adriano CutraroNuova alba”, con protagoniste alcune imprese associate alla Cna etnea: “ho provato a immaginare un breve viaggio dentro la realtà artigiana della nostra provincia, incontrando esperienze di livello artistico altissimo, con una perfetta coniugazione fra antico e moderno, tradizione e innovazione, abilità manuali e creatività, spesso con il supporto dell’intelligenza artificiale. Un mondo variegato e avanzatissimo che ho tentato di rappresentare nel modo più sincero possibile”.

Si è poi passato agli interventi di Floriana Franceschini, presidente territoriale di Cna Catania, e di Andrea Milazzo, segretario territoriale, intervistati dalla giornalista Elisa Petrillo. Per la Franceschini, “ci troviamo per la prima volta dal dopoguerra a oggi a vivere una situazione alquanto complessa a livello internazionale. Le conseguenze più immediate del particolare frangente storico le abbiamo subite sulla nostra pelle con la lievitazione del corso dell’energia e delle materie prime. Vi è poi una instabilità che certamente non fa bene al nostro export, essendo noi le imprese del Made in Italy. Vedremo nei prossimi mesi che cosa accadrà, ma certo il governo nazionale deve fare di più. Intanto, però, necessitiamo di risposte concrete per sostenere in qualche modo i costi affrontati da imprese che sono ad alto impatto energetico e per tutelare l’export dei nostri prodotti”.

Quanto all’adozione da parte delle imprese artigiane delle nuove tecnologie e, in particolare, all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, “questa è un’altra sfida che ci si pone davanti», ha sottolineato il presidente etneo degli artigiani, «qualcuno sostiene che la chiave del successo stia nell’integrazione strategica dell’intelligenza artificiale all’interno dell’organizzazione aziendale. Per questo ho nel mio piccolo coniato il binomio “IA versus AI”, ossia Intelligenza artificiale versus Artigiani intelligenti. Per carità, è un gioco di parole e tale contrapposizione non è certo una protesta contro la tecnologia e la scienza. Sarebbe anacronistico, anche perché sono perfettamente consapevole dell’importanza che ha un eventuale processo di integrazione dell’intelligenza artificiale all’interno dei processi aziendali. Vorrei pero soltanto iniziare con gli imprenditori di Cna una riflessione in merito. Mi sono chiesta: piccole imprese e nuove tecnologie possono trovare un’intesa? Insomma, li poniamo su due strade parallele con l’ovvio risultato che non si incontreranno mai? Oppure possiamo rinvenire le condizioni per ricreare in un campo diverso da quello politico le ormai classiche “convergenze parallele” ideate da Aldo Moro? Quanto alle Esg, mi vien solo da dire che, in quanto “buone pratiche”, sono da tempo nel dna di noi artigiani e non credo che siano temute più di tanto dalla nostra categoria“.

“Vogliamo accendere un faro sulle inevitabili traiettorie del futuro e aiutare le nostre imprese ad affrontare il domani con una consapevolezza rinnovata e strumenti adeguati“, ha dal canto suo esordito Milazzo, “un futuro che a fine 2024 appare ai più nebuloso, specie a causa delle trasformazioni radicali che stiamo vivendo e che portano con sé un intreccio di opportunità e nuove minacce. Da un lato vi è infatti la preoccupazione che molti piccoli imprenditori e artigiani non abbiano ancora chiara la direzione da prendere e, quindi, sottovalutino la portata delle nuove sfide legate alla globalizzazione, all’evoluzione tecnologica, alla transizione ecologica, alle richieste di sostenibilità; dall’altro vi è la consapevolezza di come le nostre imprese tante volte abbiano già dimostrato di essere campioni di flessibilità”.

“È arrivato il momento di costruire una visione che ci permetta di essere protagonisti del cambiamento“, ha proseguito Milazzo, “nella certezza che chi rimane inerte davanti a un veloce processo di mutazione ne resta vittima. Il nostro evento deve essere il punto di partenza di una riflessione profonda e strategica che faccia emergere una consapevolezza nuova dei rischi, ma anche e soprattutto del potenziale dell’innovazione e della sostenibilità e del ruolo che le nostre imprese possono svolgere per costruire un futuro più resiliente e dinamico. Va sempre ricordato, poi, che le pmi sono il cuore pulsante dell’economia nazionale, anche se la politica da quarant’anni prende provvedimenti pensando solo alla grande impresa. Con ciò non voglio dire che siamo contro la grande impresa, ci mancherebbe altro, perché noi artigiani viviamo anche di indotto e ne vorremmo di più, ma questo non deve indurre a sottovalutare le nostre realtà, che invece sono un presidio sociale (quasi il 70% dei giovani che trovano lavoro nel privato lo fanno nelle pmi e quasi l’80% degli under 30 nelle pmi ha un contratto a tempo indeterminato); un presidio territoriale per le funzioni che svolgono nei centri abitati; i custodi del patrimonio gastronomico (nelle filiere dop e igp il 95% delle imprese produttrici sono micro imprese) e i motori della cultura e della creatività col 99% delle imprese”.

Per Luna Meli, presidente dei Giovani dell’associazione etnea, “l’assemblea territoriale della Cna di Catania è stata l’occasione per sottolineare come, se si pensa al futuro della piccola e media impresa, non si possa prescindere dall’affrontare il tema del futuro di noi giovani. Bisogna agire sin da subito – sperando di non essere già in ritardo – per cercare di invertire una situazione in cui il ricambio generazione latita e in cui i giovani competenti abbandonano la nostra terra. Come Cna stiamo già agendo in questa direzione, costruendo sinergie con l’ecosistema della formazione, scolastica e universitaria, favorendo progetti di orientamento all’autoimprenditorialità e appoggiando iniziative come la Start Cup Competition. Al contempo, il dialogo col Comune al Tavolo dell’Innovazione, è uno strumento di valorizzazione dei giovani talenti imprenditoriali”.

“Il percorso è positivo, lo dicono i dati sul numero di associati under 40”, ha proseguito la Meli, “ma anche i risultati raggiunti negli ultimi tre anni dal Premio Cambiamenti, occasione che ha sempre premiato le start up del nostro territorio che sono protagoniste della finale nazionale, dalla quale tornano con nuovi stimoli a proseguire con energia verso quel cambiamento nel fare impresa che è insito nel dna di noi giovani”.

Presente all’assemblea anche space2earth, la start up che ha conquistato il Premio Cambiamenti di Cna Catania, volando alla finale nazionale. “Il premio è stato un’occasione straordinaria per presentare il nostro progetto innovativo e condividere la nostra visione“, ha spiegato Paola Brafa, ingegnere aerospaziale, amministratore delegato dell’impresa, “durante l’evento, abbiamo illustrato come space2earth rappresenti una soluzione unica nel panorama del settore dell’osservazione della Terra, grazie alla combinazione di una piattaforma intelligente e analisi avanzate basate sull’intelligenza artificiale. Il nostro lavoro si concentra sul monitoraggio delle infrastrutture e sull’analisi del loro impatto sull’ambiente circostante, unendo sostenibilità e progresso. space2earth offre un servizio senza pari per la gestione delle risorse naturali e infrastrutturali, garantendo analisi geospaziali immediate, precise e affidabili. La nostra piattaforma è progettata per integrare fonti di dati diverse, creando un modello d’analisi versatile e scalabile, che guarda a un futuro più consapevole e sostenibile. A oggi, siamo incubati presso il Politecnico di Milano con il programma Esa Bic dell’Agenzia spaziale europea. Grazie alla Cna etnea, space2earth ha dunque vinto la partecipazione alla finale nazionale del Premio Cambiamenti, che si terrà a Roma il prossimo 13 dicembre. Siamo entusiasti di rappresentare Catania e l’innovazione locale su un palcoscenico nazionale, portando avanti la nostra missione di rivoluzionare il settore delle analisi geospaziali. Ricordiamo che siamo alla ricerca di investitori e a disposizione per discutere del nostro progetto e delle sue applicazioni concrete, che spaziano dal supporto alle decisioni strategiche fino alla tutela dell’ambiente e delle infrastrutture. Senza falsa modestia, credo che Space2Earth sia il futuro dell’osservazione della Terra”.

Nella tavola rotonda, moderata da Rosario Faraci, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese presso l’Università degli Studi di Catania, si sono alternate le analisi di alcuni importanti specialisti. Per Faraci, il filo conduttore fra i tre temi affrontati (deglobalizzazione, intelligenza artificiale e principi Esg) è stato “la trasformazione delle catene del valore globali e globali con un impatto diretto sulle strategie operative e di sostenibilità delle imprese artigiane. In Italia alla fine del 2023 ne sono attive 1.258.079, di queste 72.096 in Sicilia e ben 16.382 in provincia di Catania. Essendo le imprese artigiane siciliane presenti prevalentemente nei settori costruzioni (30,61%), attività manifatturiere (24,08%), servizi (16,14%) e commercio all’ingrosso (10,39%), e operando per lo più nelle filiere governate da aziende più grandi, inevitabilmente le grandi tendenze attuali della deglobalizzazione, intelligenza artificiale e sostenibilità si riverbereranno nel loro modus operandi, con implicazioni su investimenti, costi operativi, ricavi di vendita e liquidità, non sempre facilmente sopportabili da realtà ancora organizzate in forma di ditte individuali”.

Con l’aiuto degli esperti Frontoni, Maronta e Toscano è emerso quanto questi temi presentino sia sfide che opportunità per le piccole imprese artigianali. “La deglobalizzazione può accrescere la domanda di prodotti locali», ha proseguito Faraci, «offrendo agli artigiani la possibilità di espandere il proprio mercato. L’adozione di tecnologie avanzate, e dell’intelligenza artificiale in particolare, può migliorare efficienza produttiva e qualità dei prodotti artigianali. La sostenibilità, infine, può essere fonte di vantaggio competitivo per differenziare ulteriormente gli artigiani sul mercato, aiutandoli ad attirare clientela sensibile all’impatto sociale ed ambientale delle produzioni”.

Emanuele Frontoni, professore ordinario di Informatica all’Università degli studi di Macerata e co-director del VRAIVision Robotics & Artificial Intelligence Lab, ha sottolineato che certamente nel prossimo futuro «l’intelligenza e la manualità artigianale saranno affiancate dalla intelligenza artificiale per supportare lavori ripetitivi o processi di comunicazione e amministrativi. Sarà l’occasione per liberare il tempo della creatività artigiana, grazie a un nuovo collaboratore ricco di algoritmi. Raccogliere e analizzare immagini per comprendere trend di stile, ottimizzare le risorse nella produzione di materie prime nel mondo dell’agroalimentare, supportare la fase di design e progettazione nella meccanica sono solo alcuni esempi di ciò che sta già avvenendo nelle piccole imprese italiane».

Per Fabrizio Maronta, redattore, consigliere scientifico e responsabile delle relazioni internazionali di “Limes”, “il mondo vive quella che potremmo definire una “transizione egemonica”. Da un sistema americanocentrico, in cui l’ordine internazionale e dunque la fluidità dei commerci sono garantiti dalla capacità e dalla volontà degli Stati Uniti di agire da fattore di stabilizzazione, stiamo passando a un assetto più caotico e conflittuale, in cui la potenza americana è sfidata dagli avversari – Russia, Cina, Iran, Corea del Nord – e usata in modo opportunistico dagli alleati come Israele, la Turchia o le monarchie arabe del Golfo. In questo contesto, la “globalizzazione” è messa in discussione dalla subordinazione delle dinamiche commerciali e industriali a considerazioni di natura strategica, che non negano i criteri delle economie di mercato, ma li inseriscono in una cornice più ampia in cui a fare premio sono spesso gli imperativi geopolitici. Il decoupling dalla Cina perseguito da Washington e chiesto a gran voce dagli elettori di Donald Trump rientra in questo schema. Uno schema da cui le economie europee fanno crescente fatica a derogare, come attesta il caso della Germania: orfana del gas russo e di un mercato cinese libero, patisce la concorrenza di produttori asiatici e statunitensi protagonisti di una corsa alla supremazia tecnologica che impegnerà le grandi economie del mondo per anni a venire». Per quanto l’Italia, «per la sua posizione al centro di un Mediterraneo nuovamente conteso e il suo ruolo nella geografia energetica determinata dalla guerra ucraina», ha notato Maronta, «ha molto da guadagnare, ma anche molto da perdere in questa dinamica. Il ritorno della politica industriale a suon di dazi e di sussidi pone con forza la necessità di una visione economica nazionale, oltre che di forme europee di coordinamento industriale per far fronte a concorrenti agguerriti e variamente sostenuti dai rispettivi governi”.

Dal canto suo, Paolo Toscano, Esg Expert di UniCredit per la Sicilia, ha puntato sulla “necessità di avvalersi di professionalità provenienti dal mondo giovanile. Da qui la giusta attenzione alle start up, un grande acceleratore“. Quanto alla sostenibilità, Toscano ha evidenziato come “gli artigiani non debbano vederla come un obbligo o come un costo in più, ma alla stregua di una opportunità di progressivo miglioramento della propria azienda“. Toscano ha anche parlato del ruolo delle banche nell’accompagnare le aziende in un percorso di trasformazione del modello di business che tenga conto di tali tematiche: “UniCredit, al fine di supportare un percorso di miglioramento e di valorizzazione aziendale con un principio di terzietà, si avvale di Cerved rating agency e della piattaforma digitale di Open-es in tema di profilazione/misurazione degli aspetti Esg. Ciò al fine ultimo di utilizzare lo strumento come dialogo tra banca e impresa e per una piena consapevolezza da parte dell’imprenditore del posizionamento della propria azienda rispetto a tali temi”.

Le conclusioni sono state affidate all’ospite d’onore, Dario Costantini, presidente nazionale della Confederazione, che ha esordito sottolineando “l’importanza per la Cna di parlare la medesima lingua dell’intero Paese. Noi veniamo riconosciuti per tutto quello che riusciamo a fare nei vari territori in cui operiamo come sistema”.

Da Catania il presidente Costantini ha poi lanciato un messaggio molto forte a Palazzo Chigi, ponendo al centro dell’attenzione il tema delle assicurazioni obbligatorie per le aziende in caso di disastro: “sappiamo che è già pronta una bozza di decreto con la novità che dal prossimo gennaio si dovrà pagare una assicurazione sui danni da catastrofe. In sintesi, dovremmo andare a sottoscrivere 200mila polizze assicurative al giorno, un ritmo che nemmeno in epoca pandemica si è riusciti a sostenere con le vaccinazioni. Assicurano velocità negli indennizzi, ma siamo seri, in 30 giorni non si riesce nemmeno a ben quantificare i danni. Sarà quindi lotta dura contro le assicurazioni obbligatorie. Prima si sistemino per bene i territori e si contrasti al fondo il dissesto idrogeologico dell’intero Paese e poi, solo poi, si può iniziare a parlare di assicurazioni”.

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