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Gli interventi

Assemblea territoriale 2024 di Cna Catania: confronto degli artigiani con le istituzioni sulla Zes unica

lunedì 19 Febbraio 2024
Trovato-Milazzo-Franceschini

Sì è svolta al Palazzo della Cultura di Catania l’assemblea territoriale 2024 della Cna etnea. Di grande attualità il tema per la riflessione pubblica di quest’anno: “Zes unica. Opportunità per le pmi?”.

Dopo che erano state istituite due diverse Zone economiche speciali per la Sicilia, il governo guidato da Giorgia Meloni ha alla fine scelto di puntare su di una singola Zes per tutto il Sud Italia. La Cna di Catania ha dedicato la sua assemblea territoriale 2024 al confronto appunto sulla nuova formulazione della “Zona”, per meglio capire sia i punti di forza e che di debolezza e ipotizzare possibili azioni politiche di miglioramento.

Nei suoi saluti istituzionali, il sindaco di Catania Enrico Trantino ha evidenziato come “solo una comunità coesa possa costituire la premessa per un nuovo futuro. Catania sta dando già da qualche anno prova di accelerazione della produttività e come Comune stiamo cercando in molti modi di iniziare un percorso virtuoso che possa far vedere chiaramente i possibili risultati sia di breve che di lungo periodo. Ma per tutto ciò bisogna innanzitutto reagire al lassismo ed essere sempre propositivi”.

Dal canto suo, il vice questore vicario etneo Giuseppe Anzalone, intervenendo a nome del questore Giuseppe Bellassai, ha sottolineato “il rapporto importantissimo fra l’iniziativa d’impresa e la sicurezza. Non si può prescindere dalla legalità, unica garanzia per il circuito economico. Serve la sicurezza concreta sul territorio affinché gli imprenditori abbiano a operare senza subire pressioni. Per garantire la libertà di mercato è necessaria dunque la “sicurezza partecipata”, data dal rapporto fra impresa e autorità”.

Il presidente regionale di Cna Sicilia, Nello Battiato, ha evidenziato “quanto sia importante il tema della Zes per l’economia siciliana, anche con la nuova impostazione e la regia centralizzata che prevede”. Battiato ha anticipato che altre assemblee territoriali di Cna in Sicilia “tratteranno ancora l’argomento della Zona”.

Nel suo intervento da remoto di Adolfo Urso, ministro delle Imprese, ha evidenziato come nell’ultimo anno vi sia stato un buon sviluppo del tessuto economico italiano, anche se non omogeneo: “persistono ritardi strutturali ed è necessario intervenire con decisione per valorizzare aree dalle enormi potenzialità anche in settori strategici e a elevato tasso di innovazione come dimostra proprio Catania, l’Etna Valley, dove verisimilmente riuscire a incrementare sia gli investimenti di Enel sia quelli altrettanto e più importanti di StMicroelectronics e quindi degli investimenti nel settore del digitale. Tecnologia green e tecnologia digitale possono consentirci di realizzale proprio a Catania, in Sicilia, il polo d’innovazione più significativo d’Italia e tra i primi in Europa. Il governo, pienamente consapevole di questa opportunità, ha impostato da subito una politica di rilancio del Mezzogiorno e quindi di centralità in Sicilia con l’obiettivo di aumentarne l’attrattività”.

Dopo i doverosi ringraziamenti al giovane musicista Pietro Agnello per l’esecuzione dell’inno nazionale e agli studenti dell’Istituto d’istruzione superiore “Eredia-Fermi”, nella sua relazione introduttiva, Floriana Franceschini, presidente territoriale di Cna Catania, ha parlato della Zes come di “una misura che potrebbe essere una grande opportunità per il Mezzogiorno. Certo, il nuovo decreto legge suscita in noi non poche perplessità. Per decidere di alzare a 200mila euro il limite per gli investimenti, si vede che proprio nessuno ha mai letto i bilanci di una pmi del Sud”.

La Franceschini ha poi puntato l’attenzione sul complesso quadro camerale siciliano: “auspico fortemente che le forze oscure che pretendono di governare Catania siano sconfitte. Serve liberare la casa delle imprese, ridando al capoluogo etneo, città metropolitana, quel che gli spetta per legge, ossia una Camera di commercio autonoma. In ogni caso, vanno reinsediati immediatamente gli organismi camerali legittimi”.

“Il ministro Urso ha anche parlato di nuove opportunità di occupazione dei giovani proprio in relazione ai poderosi investimenti statali (ma anche privati) di cui Catania sarà beneficiata», ha evidenziato la Franceschini, «a tal proposito ricordo che Cna Catania e Cna Sicilia partecipano, in qualità di partner, al progetto Artes 5.0, che vede la nascita in Sicilia di un Digital Innovation Hub (DIH-Sikelia) che – insieme agli attori dell’innovazione come imprese, associazioni e università del nostro territorio – intende occuparsi di servizi appunto di innovazione appositamente progettati per accelerare la transizione digitale ed ecologica in diversi settori e, va da sé, tentare di accrescere l’occupazione nell’Isola”.

Davide Trovato, vice presidente territoriale della Cna etnea, ha puntato il suo intervento sui giovani, futuro anche dell’artigianato e della piccola impresa: “la mia proposta è quella di istituire una Zona economica speciale per i giovani, affinché si possa recuperare nelle città il fondamentale ruolo di presidio sociale della bottega artigiana, riscoprendo il fascino dei lavori basati sui rapporti umani”. Per Trovato, “ragionare sulla mancanza di manodopera e sul perché i ragazzi meridionali non siano attratti dal lavoro artigianale implica oggi anche un’attenta riflessione sulla famiglia e sulla scuola. Urge ricominciare a spiegare ai ragazzi quanta bellezza, innovazione e prospettiva vi siano nei nostri mestieri. E serve strutturare prima possibile un progetto Artigianato 5.0 che dal canto mio sono disposto a proporre anche alla Cna nazionale”.

Trovato ha anche puntato l’attenzione sui drammatici dati della disoccupazione e dell’emigrazione giovanile siciliana: “bisogna creare condizioni che favoriscano l’investimento delle pmi sui giovani del Sud e l’investimento stesso dei giovani nel Sud. Quale migliore occasione se non la Zes unica? Si potrebbe pensare, a esempio, a una forma di decontribuzione per l’assunzione dei giovani nel Meridione. Tutto ciò, senza abbandonare, anzi potenziandoli, gli strumenti di finanziamento esistenti per l’autoimprenditorialità, come Resto al Sud”.

Si è poi svolta una tavola rotonda con Marco Falcone, assessore all’Economia della Regione Siciliana, Rosario Faraci, professore di Economia e gestione delle imprese all’Università degli Studi di Catania, Andrea Milazzo, segretario territoriale di Cna Catania, e Antonio Nicita e Salvo Pogliese, entrambi senatori della Repubblica.

Nell’introdurre il confronto, Andrea Milazzo ha ribadito come “le novità introdotte dalla Zes unica presentino un quadro preoccupante per le piccole imprese del territorio. Non solo per la previsione dell’investimento minimo di 200 mila euro, ma anche per la scelta di ridurre al 50% la voce di spesa inerente le opere murarie nell’ambito degli investimenti delle imprese e soprattutto per il venir meno, dal 2024, del Bonus Sud, ovvero il credito d’imposta per il Mezzogiorno. Un altro nodo sta nelle risorse: con la legge di bilancio ultima sono stati destinati al credito di imposta 1,8 miliardi che valgono solo per gli investimenti realizzati fino al 15 novembre del corrente anno. Basta ricordare che solo il Bonus Sud ha generato oltre 20 miliardi di investimenti. Suscita anche preoccupazione la sostituzione degli otto commissari governativi con un’unica struttura di missione che avrebbe già dovuto predisporre il piano strategico per individuare – anche in modo differenziato per regioni e territori – i settori da promuovere e gli interventi prioritari; che sarà la stazione appaltante per gli investimenti del Pnrr in corso, che rilascerà le autorizzazioni uniche, convocando le relative conferenze di servizi in tutto il Sud e che dovrà affrontare le criticità di pianificazione dei territori dove a volte mancano gli strumenti urbanistici per dare il via agli investimenti”.

Per Marco Falcone, “le otto Zes precedenti avevano una duplice funzione: sostegno alle imprese e impulso all’infrastrutturazione. Con la Zes unica si armonizza l’intera Sistema Sud, ma non riusciamo più a intervenire sulle criticità delle specifiche aree in maggiore difficoltà. Inoltre, le otto Zes rappresentavano comunque un successo di semplificazione, di snellimento burocratico, eravo divenute un vero e proprio strumento di normalizzazione dell’azione amministrativa. Ora, con la Zes unica di fatto nazionale, l’imprenditore deve necessariamente avere Roma quale interlocutore. Sono poi convinto che la Sicilia, per tante sue specificità, all’interno della Zes dovrebbe avere una posizione diversa rispetto alle altre regioni meridionali”. L’assessore ha comunque ribadito che la Sicilia farà la sua parte in questa fondamentale vicenda della Zona, con misure regionali che possano integrarsi con le nazionali, sia per esempio per finanziare gli investimenti di importi più bassi, sia per agevolare chi crea occupazione all’interno della Zes.

“In tutto il mondo ci sono circa 5.000 Zes”, ha dal canto suo riferito Rosario Faraci, “che vanno interpretate come strumenti di politica industriale per rilanciare la competitività delle filiere e di territori delimitati, attraendo nuovi investimenti esterni e sostenendo quelli delle imprese esistenti. Derubricare il fenomeno Zes a una mera questione di incentivi fiscali ed economici e di semplificazioni amministrative è riduttivo. Per questi motivi, se la precedente esperienza delle otto Zes era sicuramente perfettibile in questo obiettivo di sostenere i flussi di commercio internazionale nelle aree portuali e retroportuali del Mezzogiorno, e comunque nel complesso aveva iniziato a sortire già i primi effetti, la nuova pagina che si apre con la Zes unica presenta non poche criticità, a cominciare da una perimetrazione del territorio che appare sproporzionata anche rispetto ai fabbisogni di finanza pubblica legati alla determinazione del credito di imposta riconoscibile alle imprese beneficiarie. Senza trascurare che l’inasprimento della soglia minima di investimento a 200mila euro taglia fuori quelle imprese, più piccole, ma ugualmente interessate come le grandi a effettuare interventi di ammodernamento e innovazione degli impianti”.

Antonio Nicita ha immaginato “la possibilità di pensare delle differenziazioni territoriali nell’ambito delle varie filiere. In ogni caso, la Zes unica rappresenta una novità importante nella misura in cui possiamo oggi trattare tutto il Sud Italia in maniera unitaria per quello che concerne di cosiddetti “aiuti di Stato”. Personalmente, auspicherei una Zes differenziata piuttosto che l’autonomia differenziata. Certe, serve comprendere bene come rimodularla, anche puntando a creare precise filiere, come, a esempio, quella dei pannelli fotovoltaici. Un altro aspetto di cui tenere conto in Sicilia riguarda il fatto che non tutte le aree siciliane sono uguali. Di ciò la Zes unica al momento non tiene conto”.
Un’altra questione politica di rilievo è stata poi posta dal senatore del Partito democratico: «per la governance della Zes unica siamo sì davanti a un grande disegno, ma chiaramente incompiuto, che rimanda al più complesso problema di una governance per il Sud Italia”.

Una proposta concreta è venuta da Salvo Pogliese, che ha parlato di “un impegno trasversale sull’abbassamento della soglia minima di investimento. Del resto, bene parlare della Zes unica, certo, ma sono state parallelamente introdotte anche altre importanti novità normative. Non solo Zes, dunque. Perché la “fotografia” che avevamo davanti con le precedenti otto Zone presentava criticità, anche se accanto a elementi assai positivi come una forte semplificazione. Le Zes del 2017 rese operative nel 2019 hanno prodotto 221 autorizzazioni uniche e al 31 agosto 2023 la Sicilia era la seconda regione per autorizzazioni rilasciate”.

Ma perché si è giunti all’unificazione delle Zone? “Si sono volute eliminare le asimmetrie all’intero dei singoli territori», ha spiegato il senatore di Fratelli d’Italia, «asimmetrie che stavano per produrre speculazioni, a esempio per quel che riguarda i terreni da utilizzare per i capannoni. Tutto è perfettibile, ovvio. Ora servirebbe realizzare uno stretto coordinamento fra governo e regioni per meglio gestire e utilizzare i fondi europei e nazionali. Sono comunque quasi pronte le procedure concorsuali che determineranno oltre 200 nuovi posti di lavoro e siamo chiaramente disponibilissimo a ragionare su migliorie dell’impianto dell’attuale Zes, a patto che siano compatibili con la prossima legge finanziaria”.

Di fatto, vi è dunque ora un impegno “bipartisan” per delle proposte emendative non solo per quel che riguarda la soglia minima di investimento, ma anche per una riserva delle risorse destinate ai piccoli imprenditori.

Nel concludere i lavori, Otello Gregorini, segretario generale della Cna nazionale, ha preso le mosse dal ruolo della piccola impresa e dell’artigianato in Italia: “in questo Paese c’è l’esigenza di rilanciare ruolo e funzione della piccola impresa, che rappresenta il 99% di tutto il sistema produttivo nazionale. Purtroppo una cultura che si è consolidata nel tempo tende a vedere – quando si parla di impresa – solo la grande, mentre la forza dell’Italia è fatta di piccolissima impresa. Il tema specifico della Zes, nella logica della nuova impostazione di Zes unica, può poi rappresentare una opportunità perché affronta il tema dell’interno Mezzogiorno, ma ovviamente esistono degli elementi che ci fanno riflettere, come il tetto minimo di 200mila euro per gli investimenti e il rischio di perdere quello che di buono era stato fatto con le vecchie Zes. Alcune non hanno funzionato, ma qui in Sicilia sì, serve quindi non sprecare le sinergie costruite”.

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