Il conto alla rovescia è iniziato. I comuni del Sud Italia hanno poco meno di due mesi per giocarsi la partita della vita. Sul piatto ci sono le risorse del Recovery Plan da destinare al Meridione. Scadenza: 30 aprile poi, il documento esitato dal Parlamento, dovrà essere presentato a Bruxelles.
Fra le pieghe di quelli che saranno gli obiettivi, le riforme e gli investimenti che l’Italia vorrà realizzare con i fondi europei di Next Generation EU, si capirà se verranno ripensati i rapporti tra Nord e Sud, se la politica dimostrerà di essere in grado o meno di ricompattare un Paese sconvolto dalla pandemia.
A serpeggiare, l’idea gattopardesca che tutto sia pronto a cambiare affinchè tutto resti come sempre è stato.
Così, mentre il neo Governo Draghi si impegna a riscrivere il PNRR-Piano nazionale Ripresa e Resilienza, incuriosisce l’iniziativa di alcuni sindaci nata solo 15 giorni fa.
Il coordinamento spontaneo conta al momento oltre 135 adesioni di cui una cinquantina solo in Sicilia e ha consegnato ufficialmente al presidente della I Commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, il documento intitolato “Le proposte della Rete dei Sindaci Recovery Sud”.
Le intenzioni del coordinamento, sarebbero quelle di dare una “risposta istituzionale alla grave crisi di rappresentanza del Sud”. La stoccata fa riferimento all’inefficienza di alcuni apparati burocratici dello Stato, Regioni in primis.
Il timore di molti Enti Locali è di assistere a una lenta e preannunciata “condanna a morte” del Mezzogiorno. Il nocciolo della questione è evidente. Ci si chiede insomma come un “carrozzone” possa trasformarsi dall’oggi al domani in una Ferrari e competere nella corsa al rilancio del Sud.
Nel tentativo di fare bene e presto, i primi cittadini hanno dunque deciso di chiedere un confronto urgente al Governo perché prenda in seria considerazione una serie di proposte per il PNRR, a cominciare dal varo di un “SOUTH NEW DEAL”, ovvero un PIANO STRAORDINARIO DI ASSUNZIONI che destini ai Comuni meridionali risorse (ben superiori alla quota del 33% prevista), che possano contribuire a un decisivo cambio di passo ma a partire dai territori.
Promotore dell’iniziativa in Sicilia, è il sindaco di Castelbuono (Pa), Mario Cicero che ribadisce la necessità di bypassare le Regioni. Storicamente impreparate a spendere bene e velocemente e mette in dubbio, incapaci di svolgere un ruolo da protagoniste nella concertazione nei tavoli istituzionali, le Regioni sarebbero insomma delle zavorre. Nessuno scontro e nessun capro espiatorio in particolare ma il coraggio di riconoscere i limiti di un sistema che non può sprecare questa occasione più unica che rara.
“Oltre al danno – dice Cicero – rischiamo la beffa. Mentre l’Europa mette in campo risorse per appiattire le disuguaglianze, c’è chi lavora per aumentarle“. Nel mirino degli amministratori comunali, finiscono anche le associazioni dei Comuni, prima fra tutte, l’Anci nazionale. Per Cicero, l’associazione guidata dal sindaco di Bari Antonio De Caro, sarebbe più interessata alle istanze del Nord relegando il Meridione a un ruolo marginale, di serie B. Per questo, dalla Puglia al Molise, fino alla Basilicata, la Campania e la Sicilia, i sindaci hanno deciso di auto organizzarsi e di portare direttamente le esigenze reali dei Comuni al Parlamento nazionale.
Altro discorso per l’Anci Sicilia che secondo Cicero dovrebbe svolgere un altro ruolo, quello di cabina di regia tra territori e rappresentanti di categorie e avere più potere sia, all’interno di Anci nazionale che più in generale sui tavoli istituzionali regionali e statali.
Resta il nodo del personale ancora carente all’interno degli uffici comunali e che tuttavia sarebbe fondamentale per sbloccare risorse e progetti destinati così a restare fermi al palo.
“Lo scenario – continua Cicero – che si andrebbe a delineare vedrebbe miliardi di euro in circolazione senza geometri, segretari e capi uffici tecnici in grado di spendere e accompagnare queste procedure. Chiediamo allo Stato di rinnovare l’apparato burocratico con risorse umane all’altezza delle opere pubbliche e i servizi da offrire al cittadino, senza costruire cattedrali nel deserto”
Insomma, tutto ruota attorno al ruolo dei territori. La nuova lobby della Rete dei Sindaci del Recovery Sud servirà anche a dare un volto nuovo agli Enti Locali, a promuovere linee di investimento chiare, maggiori responsabilità ma al tempo stesso maggiori riconoscimenti come già accaduto più volte con i comuni delle Madonie. I progetti esecutivi non mancano e se le promesse per finanziare le infrastrutture verranno mantenute, a Castelbuono, ricorda il sindaco, vedrà la rete idrica comunale, la riapertura di un impianto compostaggio per rifiuti, sulle sorgenti e la depurazione. Non ultima la questione sanitaria. Bisognerà investire sui medici, sulla medicina territoriale, sugli ospedali comprensoriali. Non si può pensare di investire, ad esempio sul turismo se l’ospedale più vicino è a 60 km e la viabilità è un disastro.