È il giorno della premiazione. È stata consegnata oggi a Carini la targa del “Castello siciliano dell’anno 2024”.
LA PREMIAZIONE
Il premio arriva dopo un lungo viaggio alla scoperta degli antichi e affascinati Castelli dislocati in tutta l’Isola. A trionfare nella prima edizione, tra i tredici candidati (Butera, Carini, Castelbuono, Collesano, Erice, Giuliana, Marineo, Mussomeli, Naro, Salemi, Taormina e Vicari) è stato proprio quello di Carini. Un momento di unione per i Comuni che aderendo al Consorzio “Castelli di Sicilia”, nato il 21 dicembre 2022, hanno deciso di fare rete per promuovere con ancora più vigore i propri territori.
I festeggiamenti hanno preso il via tra banda musicale, balli medievali e un giro del Castello con delle guide speciali che con i vestiti dell’epoca hanno rievocato i personaggi storici che negli anni hanno animato le mura del maniero. A ritirare la targa il vicesindaco di Carini Salvatore Badalamenti. Tra i presenti il sindaco di Giuliana Francesco Scarpinato, in rappresentanza dei sindaci del Consorzio, che ha annunciato lo svolgimento di una seconda edizione nel 2025.
UN PO’ DI STORIA DEL CASTELLO
Nel 1072, il conte Ruggero assegnò la baronia di Carini a Rodolfo Bonello. Fu quest’ultimo a edificare alla fine del sec. XI una “fortezza”. Nel 1154, a testimoniare l’esistenza di questa costruzione, è anche il geografo arabo Idrisi. Nel periodo angioino la signoria della città fu affidata a Palmerio Abbate, la cui famiglia rimase al potere fino al regno di Martino I. Nel 1397 arrivò il catalano Umbertino La Grua, il cui titolo venne ereditato dalla figlia Ilaria, che andò in sposa a Gilberto Talamanca. Nacque in questo modo la dinastia Talamanca-La Grua che mantenne la baronia di Carini fino al XIX secolo.
L’inizio del XV secolo segnò un periodo di risveglio e di benessere per tutto il territorio. Sorsero molte costruzioni attorno al castello e ville nelle aree limitrofe, fiorì l’architettura laica ed ecclesiastica, il commercio e l’agricoltura. Nacque così, fra le altre, la borgata di Villagrazia. Nel 1563, con la morte di Laura Lanza di Trabia, moglie di Vincenzo II La Grua, uccisa per mano del padre Don Cesare Lanza, si aprì un capitolo destinato ad affascinare contemporanei e generazioni future. L’evento rimase nella memoria popolare come “L’amaro caso della baronessa di Carini”, tramandato prima dai cantastorie e poi sul grande e piccolo schermo