I sindacalisti di Amat tentano ancora la strada della Prefettura. I rappresentanti dei lavoratori dell’azienda di trasporto pubblico locale hanno chiesto di avviare una nuova procedura di raffreddamento sulla vertenza ormai in corso da mesi. Dopo i quattro scioperi convocati nel 2024, le sette sigle aziendali avevano comunicato ai dipendenti del servizio di trasporto pubblico locale la possibilità di tenere una nuova mobilitazione per il prossimo 24 gennaio. Una decisione sulla quale sarebbe arrivato un “no” informale dalla commissione di Garanzia del Ministero. Diniego dovuto al decorrere dei 90 giorni dall’ultima richiesta di conciliazione. Un caso simile a quello avvenuto a giugno e che ha costretto i sindacalisti di Amat, in quel caso, a desistere dalla protesta.
Sciopero Amat verso il rinvio
Con ogni probabilità, il 24 gennaio 2025 non ci sarà quindi nessuno stop ai mezzi Amat. Ciò non vuol dire che la vertenza sia finita. Anzi. In un documento firmato dagli esponenti di Cgil, Cisl, Uil, Cisal, Ugl, Cobas e Orsa, i sindacalisti hanno immediatamente chiesto l’apertura di una nuova procedura di raffreddamento. “Preso atto che allo stato sono trascorsi i 90 giorni dall’ultimo tentativo di conciliazione, con la presente si attiva nuova procedura di raffreddamento e tentativo di conciliazione“, scrivono i delegati sindacali nella missiva. Una lettera inviata agli uffici della Prefettura il 18 dicembre e sulla quale si attende la risposta dell’Amministrazione Comunale e del management aziendale guidato da Giuseppe Mistretta.
Le richieste rimangono sempre le stesse. Il passaggio a full-time dei part-time rimasti in Amat, l’istituzione di un buon pasto da 7 euro; la revisione delle indennità di funzione per i dipendenti di area 1 e 2, la creazione di alcuni super-bonus produzione e la riattivazione del premio evitati sinistri. In caso di esito positivo dell’incontro, si chiuderà una vertenza lunga mesi. In caso contrario, i lavoratori di Amat potrebbero tornare ancora in piazza, in una data quasi sicuramente diversa da quella del 24 gennaio.
Questo vorrebbe dire la convocazione del quinto sciopero consecutivo da inizio 2024. I primi tre scioperi si sono svolti infatti nel primo semestre dell’anno (8 gennaio, 21 febbraio e 8 aprile, quest’ultimo di 24 ore). I sindacalisti avevano successivamente avviato una nuova fase di conciliazione il 27 giugno, conclusasi ancora una volta negativamente. Da lì seguì la convocazione di un nuovo stop ai mezzi per il 7 settembre, poi rinviato per consentire le celebrazioni religiose di Santa Rosalia. Il blocco delle operazioni fu così rinviato al 9 novembre, con tanto di presidio davanti agli uffici della Prefettura. In quel caso, i rappresentanti dei lavoratori denunciarono l’assenza di notizie sui due documenti da cui dipende il buon esito della vertenza, ovvero il piano industriale 25-27 e il relativo contratto di servizio. Dubbi confermati anche nel sit-in tenutosi a dicembre davanti a Palazzo Comitini, sede pro-tempore del Consiglio Comunale.
Il mistero del piano industriale e l’ennesimo rinvio sul contratto di servizio
In quell’occasione, i sindacalisti di Amat hanno incontrato i capigruppo di Sala Martorana, palesando tutti i loro dubbi. Ma da allora nulla si è mosso. Durante l’ultima conferenza stampa tenuta al Marina Convention Center sul bilancio di metà mandato, l’assessore alla Mobilità Sostenibile Maurizio Carta ha confermato che l’ok al piano industriale sarebbe ormai vicino.
Un via libera dato per fatto da tutti gli attori principali già a novembre ma ad oggi mai arrivato. Il problema rimane quello dei servizi in perdita. Da Amat vorrebbero toglierli dal documento programmatico, mentre il Comune vorrebbe lasciarli concedendo alla società di potersi poi rivolgere ai privati. Ma alcuni di questi servizi potrebbero avere poco mercato, rendendo così difficile l’eventuale ricerca di uno stakeholder. Rallentamenti che, di fatto, hanno costretto il Comune a spostare la deadline del contratto di servizio al 31 marzo 2025. Ciò anche a causa della volontà, raccontata da fonti di maggioranza e di opposizione, di far passare il piano industriale di Amat e quello di AMG anche dal Consiglio Comunale.
“Dopo i quattro scioperi del 2024, sembra che i lavoratori di Amat stiano pensando ad una nuova protesta ad inizio 2025 – dichiara la consigliera comunale del M5S Concetta Amella -. Una manifestazione che certifica il malcontento dei dipendenti sull’operato dell’Amministrazione Lagalla. Ad oggi non c’è ancora traccia nè del piano industriale, nè del contratto di servizio. Documento che doveva essere pronto, secondo previsioni, entro marzo 2024. E invece, prima la scadenza è stata posticipata a dicembre 2024 e ora è stato addirittura rinviato a marzo 2025. Un anno esatto di ritardo rispetto alla data prevista, se tutto andrà come da programma. Atto da cui dipende il futuro non solo dei buoni pasto e del passaggio a full-time dei precari chiesto da tempo dai lavoratori Amat, ma anche le prospettive che riguardano le procedure concorsuali e le progressioni di carriera“.
Il volantino dei lavoratori part-time e l’attacco delle opposizioni
Elemento, quest’ultimo, su cui in azienda sembra che serpeggi del malumore. Astio palesato nel nuovo volantino distribuito dalla sigla “part-time incazzati”. Un gruppo di lavoratori Amat rimasto ad oggi anonimo ma che denuncia da mesi, a proprio giudizio, alcune ingiustizie dai lavoratori Amat. “L’azienda ormai è allo sfascio – si legge in un estratto dei volantino circolato fra i lavoratori – e le colpe sono da ricercare in chi concede ruoli apicali a gente che non è capace nemmeno di darsi un pugno in un occhio“.
A cosa si riferiscano di preciso questi lavoratori non è ancora chiaro. C’è chi pensa che l’attacco possa legato alla questione irrisolta delle progressioni di carriera, ovvero all’affidamento di superiori mansioni ad alcuni dipendenti (tanto per fare un esempio quella di Capo Area). Una questione sulla quale interviene l’esponente del M5S Concetta Amella. “Un altro nodo centrale è rappresentato dalla gestione del contenzioso legale. Rimane incerta la questione se l’Azienda abbia coinvolto la Corte dei Conti per valutare la legittimità delle proprie azioni e verificare eventuali responsabilità amministrative. Le transazioni effettuate erano davvero convenienti o si sarebbero potute evitare vincendo in tribunale? Queste decisioni hanno creato non solo un rischio per i conti, ma anche disparità tra i lavoratori, alimentando il sospetto di favoritismi e discriminazioni nelle opportunità di crescita professionale“.