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Scelta Loredana Fierotti

Verso il rimpasto a Palermo, la DC si prende la vicepresidenza di Reset: parte la lotta per le commissioni

martedì 14 Gennaio 2025
Palazzo delle Aquile, piazza Pretoria, Comune di Palermo

Roberto Lagalla prova a smorzare i toni all’interno della sua maggioranza. Dopo aver accontentato Fratelli d’Italia, attribuendo la delega al Patrimonio a Brigida Alaimo, questa volta il banco comandato dal primo cittadino ha deciso di servire la Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro. Come ogni buon dealer dei tavoli da poker infatti, l’ex Rettore continua a brillare per l’utilizzo scientifico di competenze tecniche e posti di sottogoverno, stoppando sul nascere ogni possibile richiesta di rimpasto. Prima o poi, il momento di affrontare la questione arriverà. Ma, citando Aragorn (noto personaggio de “Il Signore degli Anelli” interpretato da Viggo Mortensen), “non è questo il giorno”.

La vicepresidenza di Reset alla DC, scelta Loredana Fierotti

Oggi invece è il giorno in cui il sindaco ha affrontato il caso della vicepresidenza di Reset. Una posizione rimasta vacante dopo le dimissioni forzate di Paola d’Arpa, nella vita moglie di Totò Lentini, divenuto nel frattempo presidente di Palermo Energia. La nomina ufficiale avverrà venerdì nell’assemblea della società Partecipata, anche se la scelta è praticamente fatta.

Da sx a dx, Viviana Raja, Loredana Fierotti e Domenico Bonanno, DC Reset
Da sx a dx, Viviana Raja, Loredana Fierotti e Domenico Bonanno

La casella è stata affidata alla Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, la quale ha optato per il profilo di Loredana Fierotti, imprenditrice di 55 anni operante nel mondo dell’amministrazione di patrimoni e condomini. Considerata fedelissima del capogruppo Domenico Bonanno e della consigliera Viviana Raja, Loredana Fierotti svolge da anni la professione di amministratore giudiziario, potendo vantare quindi una grande esperienza su bilanci e documenti contabili in generale. Una nomina che placa le richieste dei democristiani, rimasti scontenti in precedenza dal mancato arrivo di un secondo assessore in Giunta, nonostante la presenza di cinque consiglieri a Sala Martorana (con la stessa truppa di consiglieri Lavoriamo Per Palermo, gruppo del sindaco, vanta tre assessori).

Sullo sfondo la partita del rimpasto

La questione è soltanto rinviata, così come le richieste di FdI di pareggiare numericamente i posti di governo con Forza Italia (i meloniani vantano tre assessori, di cui il vicesindaco Giampiero Cannella, mentre gli azzurri hanno si tre assessori ma anche la presidenza del Consiglio con Giulio Tantillo). A parità di numeri, sottolineano i meloniani, gli equilibri pendono troppo dal lato azzurro. A controbilanciare un minimo questa “disparità” ci ha pensato il sindaco, il quale ha recentemente concesso la delega al Patrimonio a Brigida Alaimo, già assessore al Bilancio e ai Beni Confiscati subentrata in corsa a novembre 2023 al posto dell’ex vicesindaco Carolina Varchi (alla cui corrente la Alaimo è oggi affiliata).

Non un compito facile per la prima dei non eletti all’Ars in casa FdI. La delega al Patrimonio comprende al suo interno alcuni dossier caldi, come ad esempio quello dello stadio Renzo Barbera. Settore sul quale Brigida Alaimo si è subito attivata insieme al collega di Giunta Alessandro Anello, sbloccando un capitolo di spesa da 200.000 euro per realizzare i lavori di manutenzione straordinaria sulla tribuna coperta. Ma fra i fascicoli del Patrimonio non c’è solo lo stadio, bensì tanti impianti e beni di proprietà del Comune di Palermo. Fra questi rientrano ad esempio l’Ippodromo ma anche diversi immobili che potrebbero contribuire al rilancio della Costa Sud, come ad esempio l’ex Argenteria.

I malumori in Forza Italia e la questione delle presidenze di commissioni

Ma nonostante l’impegno profuso fin da subito dalla Alaimo, a Forza Italia questa scelta non è piaciuta. Ciò perchè la delega al Patrimonio era inizialmente in quota azzurra. Ma dopo l’addio di Andrea Mineo, la delega al Patrimonio ha seguito il destino dell’assessore a cui era affiliata, rientrando così a Fratelli d’Italia. E proprio in Forza Italia ci sono i principali malumori della maggioranza. In tanti chiedono spazio, fra le pieghe di correnti che si fanno sempre più vorticose all’ombra di rocce regionali che appaiono oggi troppo solide per essere scalfite dai comprimari palermitani.

C’è poi la questione delle presidenze di commissione, ovvero degli organi composti dai vari consiglieri comunali. Su sette presidenze disponibili, tre sono in mano proprio a Forza Italia (Salvo Alotta, Ottavio Zacco e Pasquale Terrani), due a Fratellli d’Italia (Giuseppe Milazzo e Antonio Rini), una alla Lega (Sabrina Figuccia) e una alla DC (Salvo Imperiale). Logica vuole che il sindaco possa chiedere un sacrificio a Forza Italia, ma le spaccature interne all’ala palermitana del partito portano il sindaco alla prudenza. Meglio aspettare. Arriverà un giorno in cui si dovrà affrontare il problema. Ma, come sopra ricordato, “non è questo il giorno”.

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