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Visita di Schifani nella capitale

Riforma delle Province in Sicilia, tutte le strade portano a Roma

giovedì 16 Gennaio 2025

Un vecchio detto popolare italiano. Ma anche una solida realtà dei giorni nostri per la politica siciliana. Tutte le strade portano a Roma. Anche quella della riforma delle Province. Missione nella capitale per il presidente della Regione Renato Schifani. Il governatore, arrivato nella “città eterna” per sottoscrivere l’accordo con Invitalia per realizzare due termovalorizzatori in Sicilia, ha avuto una serie di incontri istituzionali con esponenti del Governo Nazionale. Fra i tanti argomenti affrontati ci sarebbe stato anche quello della riforma delle Province.

Serve una norma nazionale per bypassare la legge Delrio

Come dimostrato dall’impugnativa del Consiglio dei Ministri alla norma del ddl Urbanistica con la quale sono state sostanzialmente rinviate le elezioni di secondo livello, non si potrà tornare a dare la parola agli elettori senza prima fare i conti con la legge Delrio. Non sarà facile. Lo scoglio è difficile da superare. Si tratta infatti di una riforma economico-sociale che ha cambiato il volto del Paese, cancellando di fatto le Province per come erano conosciute un tempo. Oggi però si sente l’assenza di questi enti di raccordo, soprattutto nelle Regioni a Statuto Speciale come il Friuli Venezia-Giulia o la Sicilia. Ed è proprio dall’Isola Maggiore che è partita la richiesta di un cambio di passo, attraverso anche la redazione di un disegno di legge ad hoc per ridisegnare l’aspetto delle tre Città Metropolitane (Palermo, Catania e Messina) e dei sei Liberi Consorzi (Ragusa, Siracusa, Agrigento, Trapani, Enna e Caltanissetta).

Bocche cucite in maggioranza

Il testo è pronto da mesi all’Assemblea Regionale Siciliana. Ma prima di votarlo, c’è da fare i conti con i problemi burocratici. In particolare, con l’ennesima impugnativa del CdM al rinvio del voto di secondo livello sulle Province. Il Consiglio dei Ministri ha contestato in particolare una violazione del secondo comma dell’articolo 1 della Costituzione, ovvero quello che statuisce la sovranità popolare in materia elettorale. Uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento e della nostra fonte suprema del diritto. Ad oggi quindi, bisognerebbe dare la parola ai sindaci e ai consiglieri comunali dei 391 comuni dell’Isola, chiamandoli a scegliere i propri amministratori provinciali. L’ora X è fissata ad aprile, in una domenica compresa fra giorno 6 e giorno 27. Ma all’Ars diversi deputati hanno idee diverse.

La strada però passa da Roma. Per evitare il voto di secondo livello, servirebbe quantomeno una norma esplicita con la quale il Governo concede alla Sicilia una deroga alla legge Delrio. E negli incontri romani del presidente della Regione si sarebbe parlato proprio di questo. La soluzione più rapida ad un problema complesso. Sull’incontro romano del governatore le bocche rimangono al momento cucite. Nessuno si sbilancia nel centrodestra siciliano, anche se da ambienti della maggioranza filtra un cauto ottimismo sull’esito del dialogo. Un’apertura dal Governo Nazionale sulla questione è fuori di dubbio. Già in passato il centrodestra nazionale si è sbilanciato sulla questione. Ma il semplice impegno però non basta. Serviranno un’implementazione normativa e risorse economiche sufficienti a coprire i costi del ritorno al voto diretto.

Le critiche dal centrosinistra

A parlare è invece soprattutto il centrosinistra. In testa al plotone c’è il capogruppo del PD all’Ars Michele Catanzaro. “Tanto tuonó che piovve. Non era difficile prevedere che la norma per l’annullamento delle elezioni di secondo livello nelle Liberi Consorzi, sarebbe stata bocciata da Roma, ma l’arroganza ha condotto il governo di centrodestra ad ignorare non solo i nostri avvertimenti, ma anche le sentenze della Corte Costituzionale Ora speriamo che Schifani e la sua maggioranza smettano di ingannare i siciliani e il Parlamento, accettino la realtà e procedano, come vuole la legge nazionale, con l’elezione di secondo livello per porre fine ai troppi anni di commissariamento dei Liberi Consorzi“.

Senza un intervento romano si andrà alle elezioni di secondo livello

Una cosa è certa. Senza un intervento diretto da Roma, sarà praticamente impossibile andare al voto diretto sulle Province. Nonostante la volontà diffusa all’Assemblea Regionale Siciliana sia quella di andare avanti sul disegno di legge sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza e dal presidente della I Commissione Ignazio Abbate, in caso di mancato ausilio dal Governo Nazionale è quasi impossibile procrastinare ulteriormente la nomina di presidenti e consiglieri provinciali attraverso le elezioni di secondo livello. Un atto necessario a chiudere la lunga trafila dei commissariamenti dei Liberi Consorzi. Per farlo però bisognerà superare le resistenze di alcuni pezzi importanti del panorama politico regionale, preoccupati da una possibile ascesa di rappresentanti del territorio nei prossimi appuntamenti elettorali.

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