“Il 26 febbraio, giorno del 42esimo anniversario della marcia antimafia che si è tenuta tra Bagheria e Casteldaccia nel cosiddetto ‘triangolo della morte’, ha segnato l’inizio della rivolta della società civile nei confronti di una mafia che sembrava padrona assoluta del territorio. La mattanza di quegli anni deve aiutarci a rompere il muro dell’indifferenza, grazie a una manifestazione che oggi più di allora deve coinvolgere giovani, amministratori, associazioni, studenti, sacerdoti, sindacati, cioè tutta la società civile, perché ne va di mezzo la dignità di un popolo“.
Così il presidente della commissione Antimafia all’Ars, Antonello Cracolici, intervenendo al mercato ittico di Porticello, a Santa Flavia, alla seduta aperta del consiglio comunale in vista della 42esima marcia antimafia organizzata dal centro Pio La Torre. Un luogo fortemente simbolico per la lotta a cosa nostra, perché da qui proveniva l’esplosivo usato per la strage di Capaci e qui è stato ucciso dalla mafia il commissario Beppe Montana.
All’iniziativa erano presenti il presidente emerito del centro studi, Vito Lo Monaco, l’attuale presidente Emilio Miceli, padre Michele Stabile, il presidente del consiglio comunale di Bagheria, Andrea Sciortino, il sindaco di Santa Flavia, Giuseppe D’Agostino, gli studenti, dirigenti scolastici, rappresentanti di varie associazioni e tutto il consiglio comunale di Santa Flavia. Una partecipazione trasversale che segue la giornata di mobilitazione di ieri con il progetto educativo antimafia promosso dal centro Pio La Torre nelle scuole, nel corso della quale oltre 100 istituti scolastici hanno seguito in streaming la conferenza “Lo Stato può battere la mafia” durante la quale il presidente Cracolici ha ricordato che il “Primo esercito a scendere in campo contro la mafia in questi anni è stata la scuola, che parlando di mafia ai ragazzi ha rotto un tabù“. “Oggi più di allora – ha aggiunto Cracolici – dopo l’onda emotiva successiva alle stragi, il compito è mobilitare l’opinione pubblica a partecipare e non essere indifferenti contro una mafia che non spara più come 40 anni fa, ma ha invaso le nostre città con il traffico di stupefacenti. Fino a quando la mafia penserà di avere il consenso di un’opinione pubblica silente, crederà di essere padrona delle nostre città. I boss devono sentirsi estranei alle nostre comunità“.