L’appuntamento è fissato in primavera. Così come stabilito dall’emendamento votato sul ddl Urbanistica, poi impugnato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, entro aprile si dovrà procedere alla nomina dei consiglieri e dei presidenti dell’ex Province. A votare non saranno i cittadini. Si tratterà infatti di elezioni di secondo livello, ovvero consultazioni che vedranno esprimersi consiglieri comunali e sindaci dei 391 comuni dell’Isola. Una sorta di “grandi elettori” in salsa siciliana nelle mani dei quali viene riposto il futuro degli enti locali di raccordo, rimasti fino ad oggi commissariati dal lontano 2014. Anno nel quale entrò in vigore la legge Delrio.
Elezioni di secondo livello, un’arma a doppio taglio
Per il centrodestra si tratta di una scelta obbligata, ma rappresenta anche un’arma a doppio taglio. Se da un lato con il ritorno al voto si darà operatività a Città Metropolitane e Liberi Consorzi, dall’altro c’è un problema politico da affrontare. In molti sono rimasti insoddisfatti da tutti i ritardi accumulati in questi anni. Diversi amministratori locali aspiravano ad un salto di qualità ad oggi rimasto negato. Per questo, l’accordo nelle coalizioni per decidere liste e candidati non sarà facile da trovare. E qualcuno rimasto fuori potrebbe ricorrere a liste civiche, patti federativi o ad alleanze trasversali.
L’alternativa era una sola, ovvero quella di trovare un escamotage normativo che permettesse di aggirare la legge Delrio. Il tentativo, seppur velleitario, è stato effettuato alla Camera dei Deputati. Buona parte del centrodestra (Lega, Forza Italia e Noi Moderati), con l’aggiunta di Sud Chiama Nord, aveva presentato un emendamento al “decreto emergenze” per chiedere la deroga necessaria a ripristinare l’elezione diretta delle Province. Una proposta alla quale non c’è mai stato un sostegno diretto di Fratelli d’Italia. Fatto che faceva pensare ad un fallimento dell’operazione, poi puntualmente verificatosi nelle commissioni camerali. Il testo infatti è stato dichiarato “inammissibile per materia“. E seppur è stato annunciato il ricorso da parte dei proponenti, le possibilità che il testo venga reinserito nei lavori al decreto emergenze sono minime. E, a cascata, questo “no” romano vanifica il lavoro fatto sul disegno di legge prima in Commissione Affari istituzionali condotto dal presidente Ignazio Abbate (Dc) e poi depositato all’Ars da tutti i capigruppo di maggioranza.
La palla passa al vertice di maggioranza
La realtà oggi si chiama “elezioni di secondo livello”. Ed è proprio la differenza di vedute fra Fratelli d’Italia e il resto del centrodestra isolano a rappresentare il primo elemento su cui le forze della coalizione a sostegno del presidente della Regione Renato Schifani dovranno confrontarsi. Un faccia a faccia che avverrà al prossimo vertice di maggioranza. La riunione, inizialmente, era stata programmata per lunedì 3 febbraio. Salvo poi essere posticipata al 6 febbraio. Non è però da escludere un ulteriore rinvio dettato dalle celebrazioni della festa di Sant’Agata a Catania. Evento che vedrà impegnati diversi esponenti politici etnei.
D’altro canto, c’è tempo fino a fine febbraio per convocare i comizi elettorali. Prima però bisognerà decidere le regole del gioco. Non è ancora tempo di parlare di candidature e di liste, anche se alcuni nomi già girano fra i corridoi di Palazzo dei Normanni. La scelta su Palermo potrebbe andare a Forza Italia. A Catania la Lega avrebbe già opzionato lo scranno della presidenza, mentre su Messina spetterebbe a Fratelli d’Italia scegliere il nome del candidato presidente. Ma si tratta chiaramente di rumors suscettibili di stravolgimenti nelle prossime settimane. Prima, come sopra ricordato, bisognerà dettare i confine della competizione elettorale.
Il tema del voto ponderato
A cominciare dal ricorso al voto ponderato. Si tratta di un meccanismo nel quale il voto del singolo consigliere o del sindaco viene calcolato in base alla popolazione rappresentata. Il problema era stato posto già ad ottobre 2024, ovvero quando si iniziò a parlare di elezioni di secondo livello. I partiti di maggioranza avevano chiesto ulteriori approfondimenti agli uffici e alle varie Prefetture. Una tipologia di preferenza che, nelle grandi città, dà un potere quasi incontrastabile ai consiglieri comunali del capoluogo della Città Metropolitana di riferimento. Discorso diverso vale per i Liberi Consorzi. Lì la fetta di popolazione rappresentata è minore. Molti comuni hanno un peso simile se non praticamente uguale. E quindi le differenze fra i consiglieri e i sindaci dei vari comuni è minore. Fatto che renderà più difficile scegliere la rosa dei candidati per le coalizioni coinvolte.