“Ci troviamo a contrastare le politiche antimeridionaliste del governo Meloni e la completa accondiscendenza a queste di un governo regionale che non fa niente per lo sviluppo della Sicilia“. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia all’assemblea della Cgil Sicilia, in corso all’hotel Saracen con la partecipazione di Maurizio Landini.
“Schifani ha detto sì all’autonomia differenziata, tace sul progressivo smantellamento dell’industria, non si è rivelato in grado di rimettere in piedi il sistema sanitario“, ha sottolineato Mannino.
A far riflettere sono i dati sulla precarietà in Sicilia, 376.988 contratti precari nel 2024 e solo 57.124 a tempo indeterminato, sulla povertà, il 36,6% della popolazione a rischio povertà, e sulla disoccupazione, 4 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale.
“Occorre dare una spallata a questo sistema – ha sottolineato il segretario della Cgil Sicilia – non fare prevalere lo sconforto o l’indifferenza e dimostrare di esistere nel modo di più concreto, cioè andando a votare. I nostri referendum puntano in primo luogo a questo, a restituire alle persone la percezione del valore del proprio voto. Le cose possono cambiare se ci si spende in prima persona. Noi chiediamo che cambino restituendo diritti e sicurezza sul lavoro, che hanno un peso enorme in una regione come la nostra, diritti civili come quello alla cittadinanza. Sono i primi importanti passi – ha concluso Mannino – di un percorso lungo che deve portare il nostro Paese e la nostra Sicilia all’equità, alla giustizia sociale, allo sviluppo“.
Presente all’assemblea anche Maurizio Landini, che ha parlato anche dei casi Versalis e StMicroelectronics. “Non siamo d’accordo sulla scelta che Eni sta facendo su Versalis. Consideriamo che sia un errore abbandonare la chimica di base. Sarebbe un errore strategico proprio per il ruolo dell’industria nel nostro Paese. Stiamo facendo questa battaglia. stiamo chiedendo che venga cambiata idea e siamo pronti ad andare fino in fondo in questa direzione. Noi stiamo pagando un’assenza di politiche industriali nel nostro Paese. Avere politiche industriali vuol dire che il governo deve individuare i settori strategici su cui indirizzare gli investimenti ed è evidente che, per quello che ci riguarda, oggi siamo di fronte a un rischio che il nostro sistema industriale paghi un prezzo altissimo. Rischiamo di diventare una provincia dell’impero. Mi sembra che sia sotto gli occhi di tutti che quello è un settore strategico e c’è bisogno di politiche industriali molto chiare“.
Sui referendum “vogliono rimettere al centro la dignità e la libertà delle persone. Oltre alla questione dei licenziamenti, noi poniamo il tema di superare i contratti a termine e la precarietà e poniamo il tema di dire basta ai morti sul lavoro. Insieme al comitato per la cittadinanza abbiamo chiesto un incontro alla presidente del consiglio per chiedere che siano messe insieme le lezioni amministrative ed i referendum e che venga dato il diritto a tutti coloro, che sono fuori sede o all’estero, di essere messi nelle condizioni di votare. Abbiamo anche chiesto un incontro alla commissione di vigilanza Rai, perché le reti televisive ed il servizio pubblico diano il massimo di informazioni possibili in questa direzione. Il referendum è uno strumento che migliorerebbe i diritti e le tutele di tutti quei cittadini che, per vivere, hanno bisogno di lavorare. Penso – conclude Landini – che sia una battaglia di democrazia. Se tutti vengono messi nelle condizioni di poter votare il quorum sarebbe alla nostra portata“.
“Oggi la qualità dell’occupazione che si sta creando è una qualità balorda, di precarietà su precarietà. La gente è precaria e con salari bassi. Per quello che ci riguarda, cancellare leggi balorde significa aprire la strada all’idea di qualità dello sviluppo. Si sta, tar l’altro, aumentando anche l’occupazione nei settori in cui c’è più precarietà. Se guardiamo i settori industriali c’è un calo dell’occupazione e c’è un aumento di quelli che hanno più di cinquant’anni, perché hanno bloccato le pensioni. I numeri parlano – prosegue Landini – abbiamo 4 milioni e mezzo di part-time involontari, cioè gente che non li ha scelti e che è costretto farli pur non arrivando agli 11 mila euro lordi l’anno, ciò persone che sono povere lavorando. Abbiamo quasi 2 milioni e mezzo di contratti a termine. Abbiamo un milione di lavoratori somministrati, 1 milione di lavoratori stagionali, 3 milioni di lavoratori in nero. Da questo punto di vista di quale crescita occupazionale stiamo parlando?“.
“Siamo il paese – aggiunge Landini – che ha avuto un aumento dei profitti senza fine. Lo dice Mediobanca: nel 2022 e 2023, mettendo insieme le banche, le assicurazioni e le prime 200 aziende del nostro paese, abbiamo 132 miliardi di utili. L’80% di questi utili non sono stati reinvestiti ma sono stati suddivisi tra i soci. Siamo il paese che, anziché aumentare la tassazione sui profitti, sulla rendita finanziaria e immobiliare, ha aumentato la tassazione sul lavoro dipendente e sui pensionati, pur essendo un paese che ha 90 miliardi di evasione fiscale“.