Bisbigli. Voci di corridoio. Insomma, rumors. Non è ancora definito lo scacchiere tattico relativo alle riorganizzazioni delle commissioni consiliari al Comune di Palermo. L’argomento è stato toccato ieri durante la conferenza dei capigruppo tenuta a Palazzo Comitini. Riunione nella quale, oltre a rinviare la questione relativa allo stadio Renzo Barbera (della quale si parlerà all’interno della maggioranza venerdì pomeriggio), i rappresentanti dei gruppi consiliari hanno provato a tracciare la linea sulla futura organizzazione amministrativa degli organi del Consiglio Comunale.
Lo scenario politico
Posti di sottogoverno che Roberto Lagalla dovrà giocarsi con giudizio per evitare, in seguito, possibili richieste nell’ambito di un rimpasto. Come è noto, il sindaco è impegnato nel dare il proprio contributo al patto federativo con Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè. L’obiettivo è quello di creare un’ossatura che sia in grado di sostenere l’appuntamento delle elezioni di secondo livello, previste il 27 aprile. Per farlo, dovrà ridurre al minimo le possibili ingerenze del resto del centrodestra. A cominciare da quelle di chi lo sostiene al Comune di Palermo. D’altro canto, il primo cittadino potrebbe togliersi alcuni sassolini dalla scarpa. In particolar modo nei confronti di chi lo ha “tradito”, passando ad altra compagine politica a consiliatura in corso. In generale, in diverse sponde del centrodestra palermitano regna un certo caos. E riorganizzare le commissioni non sarà facile.
Forza Italia ha tre presidenze, il sindaco nessuna
Attualmente, lo scacchiere politico vedere Forza Italia dominare il campo con 3 presidenze. Segue Fratelli d’Italia con 2. A chiudere il conto ci sono la DC (1) e la Lega (1). A zero è proprio Lavoriamo Per Palermo, ovvero il gruppo civico del sindaco. Ed è proprio la compagine di Roberto Lagalla ad invocare con forza almeno una presidenza. Logica vuole che a rinunciarvi sia proprio Forza Italia. Gli azzurri possono contare al momento su Salvo Alotta, Ottavio Zacco e Pasquale Terrani. Il primo è fuoriuscito dal gruppo del sindaco ed è il principale indiziato a lasciare il proprio scranno. Ma ci potrebbero essere colpi di scena. Fra gli azzurri infatti c’è chi vorrebbe un passo indietro dell’attuale capogruppo di Forza Italia, ovvero Ottavio Zacco. E non può stare di certo tranquillo nemmeno lo stesso Pasquale Terrani che, seppur coperto dall’ex capogruppo Gianluca Inzerillo (vicino alla corrente di Giorgio Mulè), soffre terribilmente la competizione interna alla coalizione con quel pezzo di Fratelli d’Italia radicato in Costa Sud.
La DC chiede spazio, la strategia della Lega
Quelle di Lavoriamo Per Palermo non sono le uniche pretese pervenute dalle parti di Palazzo delle Aquile. Anche la DC ha chiesto una presidenza. I democristiani, già forti del contributo di Salvo Imperiale, battono cassa a causa del mancato riconoscimento di un assessorato in Giunta. I cuffariani potrebbero ambire allo scranno della III Commissione, attualmente occupata da Sabrina Figuccia. Ma la capogruppo della Lega potrebbe aver trovato la “scappatoia” per difendere il proprio titolo. Subentrata a novembre 2023 ad Alessandro Anello, divenuto nel frattempo assessore allo Sport, per lei non sarebbe arrivato il limite temporale dei due anni e mezzo scattato per tutte le altre presidenze. Una teoria che non trova condivisioni però in buona parte del centrodestra che, invece, pretende un passo indietro dalla stessa Sabrina Figuccia.
Alcuni consiglieri dovranno traslocare
Le presidenze non sono l’unica questione attualmente sul tavolo. C’è quella relativa alla composizione delle stesse commissioni consiliari. A causa dei movimenti interni alla maggioranza, diversi organi vantano due rappresentanti dello stesso partito. In I commissione ci sono due esponenti della DC (Bonanno e Di Maggio), in II commissione figurano due esponenti di Fratelli d’Italia (Rini e D’Alessandro), in IV commissione due rappresentanti della DC (Imperiale e Rappa), in VI commissione vi sono due consiglieri di Lavoriamo Per Palermo (Chinnici e Canto), così come in VII (Ferrandelli e Mancuso). Qualcuno dovrà cambiare posto, anche in virtù della possibile riorganizzazione delle presidenze.
Un problema non solo della maggioranza, ma anche e soprattutto delle opposizioni. Il centrosinistra è ridotto a 14 elementi. In pratica, ci sono a malapena due rappresentanti per commissione. In VI e VII c’è solo un esponente della minoranza (Teresi in VI e Giambrone in VII), mentre ve ne sono tre in I (Di Gangi, Forello e Carmelo Miceli) e in II (Arcoleo, Argiroffi e Franco Miceli). Anche in questo caso, qualcuno dovrà traslocare. Chi sarà deciso domani pomeriggio, nei vertici che vedranno rispettivamente impegnati gli esponenti di maggioranza e di opposizione. La partita è aperta. Ma entro giovedì bisognerà trovare la quadra, in modo da chiudere il cerchio sulla questione e da far dormire sonni tranquilli al sindaco. Almeno per ora.