Il vertice di maggioranza pende sul futuro degli Enti locali come una spada di Damocle.
A dare il “la” è stato lo stralcio del ddl 738. Non a caso una delle quattro sezioni in cui sono stati suddivisi i 52 emendamenti, sotto esame proprio in Commissione Affari Istituzionali, racchiude tutti gli emendamenti in materia presentati dai singoli deputati. Una compattazione, condotta nel corso dei lavori coordinati dal presidente Ignazio Abbate, che ha portato ad una riformulazione, se così si può definire, ridotta di quel ddl Enti locali ritirato ormai quasi cinque mesi fa dall’aula. (CLICCA QUI).
Un’Odissea lunga circa due anni e mezzo e che non è detto possa vedere la luce nel giro di pochi mesi. Anzi, trovare un punto d’incontro all’interno delle forze di centrodestra, anche questa volta, potrebbe non essere semplice.
Un testo di base, una bozza, c’è già – la più recente è quella del 25 febbraio – e da martedì prossimo ripartirà l’esame in Commissione. Prima però si cercherà un’intesa tra i banchi del vertice di maggioranza, fissato per la giornata di oggi. I temi? I capitoli più caldi della norma, che in più occasioni ha tenuto in scacco l’Assemblea regionale: la rappresentanza di genere al 40%, il consigliere supplente, l’incompatibilità della figura del consigliere comunale con quella dell’assessore comunale e il terzo mandato per i Comuni sotto i quindicimila abitanti.
Per quest’ultimo filtra ottimismo. Non dovrebbe infatti riscontrare grosse difficoltà, in quanto basterebbe recepire la norma nazionale, che non prevede limiti per i sindaci dei Comuni fino a cinquemila abitanti, un massimo di tre mandati per i Comuni con popolazione compresa tra i cinquemila e i quindicimila abitanti e un limite di due per quelli al di sopra della soglia. Al contrario è già scattato l’allarme sul tanto dibattuto articolo 5, sulla rappresentanza di genere del 40%. Le “donne della politica” erano già scese in campo, quando per l’occasione prese parte al sit-in davanti l’Ars anche l’ex presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. In caso di bocciatura, consigliere e deputate si sono già dette pronte a ripetersi e tornare sul piede di guerra, alzando ulteriormente i toni, dopo l’impegno assunto mesi fa dal parlamento siciliano. L’obiettivo sarà sempre lo stesso: tutelare la rappresentanza di genere negli locali siciliani (CLICCA QUI).
Superato anche lo scoglio del vertice di maggioranza bisognerà attendere a martedì prossimo, quando in Commissione Affari Istituzionali si procederà nel tracciare la strada verso l’approvazione del testo e soprattutto, ancora prima, di quegli articoli “accantonati”. Tra questi proprio l’articolo 5, ma anche l’articolo 4, quello sull’incompatibilità consigliere-assessore.
Il ddl Enti locali, dunque, è pronto a rubare e riprendersi la scena in quel di Sala d’Ercole.