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Le contraddizioni all'Ars

Il sogno proibito della parità di genere retributiva, una riforma ancora al palo. Arriverà la copertura finanziaria?

lunedì 17 Marzo 2025

Un passo avanti che sa più di “contentino” che di “vittoria”. A poco meno di una settimana dall’approvazione in I Commissione del ddl Enti locali, nell’ambito dello stralcio del ddl 738, e del via libera unanime anche del famigerato articolo 5 sulla parità di genere fissata al 40% nelle giunte comunali, il tema delle pari opportunità aleggia tra le mura dell’Ars in modo sempre più insistente, ponendo sotto i riflettori contraddizioni e contrasti. 

Da un lato la paura che Sala d’Ercole possa alzare le barricate e respingere il provvedimento, possibilmente anche attraverso l’uso del voto segreto, visti i precedenti e i pareri opposti all’interno delle varie fazioni della maggioranza, dall’altro i segnali provenienti, o meglio le cose non fatte, dalla Commissione Bilancio. Già, perché ormai da mesi è bloccato in II Commissione il ddl che mira all’eliminazione del divario retributivo di genere e incentiva il sostegno all’occupazione femminile. Il motivo di questo stop? Dopo il via libera da parte della Commissione Affari Istituzionali manca la copertura finanziaria per il lascia passare alla fase successiva dell’iter legislativo.

Il tutto appare quasi come una beffa, ma le proposte e, più in generale, le politiche a sostegno delle donne siciliane sembrano condannate a dover affrontare e superare più ostacoli di quanto si possa immaginare. Il mondo della politica e dell’impresa, in tal senso, hanno degli elementi in comune, lo dimostrano e sono sostanzialmente lo specchio di ciò che avviene tra le mura della Regione: un continuo vorrei, ma non posso, dove le intenzioni, e anche buone, ci sono, ma metterle in pratica, nella vita di tutti i giorni, evitando così reali discriminazioni tra uomini e donne all’interno della nostra Isola, è più difficile del previsto.

Il ddl fermo in II Commissione Bilancio

La norma è frutto di una concertazione fra i rappresentanti del parlamento siciliano e le associazioni di categoria, i sindacati, l’Anci Sicilia, movimenti femminili che, durante le innumerevoli audizioni in commissione Affari istituzionali presieduta da Ignazio Abbate, che ha prodotto diversi suggerimenti recepiti in emendamenti poi approvati dalla prima commissione. Emendamenti che hanno integrato il testo di legge base nato dalla sintesi di due disegni di legge presentati dai deputati del M5s e del Pd, che mira alla promozione della parità retributiva tra i generi e il sostegno dell’occupazione femminile. Il ddl, come già detto, è stato approvato, mesi or sono, in Commissione Affari Istituzionali, dove è stato nominato come relatore del testo lo stesso Abbate in quota Dc, e inviato in Commissione Bilancio, con a capo il presidente Dario Daidone.

Il testo figlio di un’attività parlamentare, che proietterebbe la Sicilia – in caso di approvazione- fra le regioni d’Italia più sensibili al tema della parità di genere. Allo stesso tempo non è ancora chiaro il motivo per cui il governo regionale blocchi la norma. Forse per via di una inspiegabile mancanza di copertura finanziaria, oppure per mera volontà politica?

Il testo rappresenterebbe una svolta, ma vediamo di capirne il perché.

La Regione, infatti, si impegnerebbe al raggiungimento della parità retributiva attraverso incentivi e l’utilizzo di politiche. Un approccio multidisciplinare che coinvolgerebbe imprese, enti locali, associazioni di categoria e anche le scuole, per abbattere gli stereotipi legati alle discipline scientifico-tecnologiche, rafforzando le competenze tecniche e digitali, oltre che attivare reti d’impresa e percorsi di formazione e di aggiornamento professionale, con la stipula di protocolli di intesa anche con le Università.

Perno centrale diviene così la necessità di stimolare e incentivare le imprese ad assumere donne. Al fine di indicare gli enti del terzo settore che attuano dei cosiddetti “comportamenti virtuosi” viene introdotta la “Certificazione di pari opportunità di lavoro in ordine alla parità retributiva tra i sessi e alla promozione delle pari opportunità di lavoro”, per misurare la performance in merito alla rappresentanza di genere nella gestione aziendale, l’equità retributiva tra uomini e donne, l’efficacia delle politiche e delle pratiche aziendali adottate dall’azienda in termini di opportunità di sviluppo di carriera, inclusività, flessibilità ed organizzazione dei luoghi di lavoro. Le imprese con in mano la Certificazione verranno iscritte in un elenco, istituito presso il dipartimento regionale delle Attività produttive. Le imprese ubicate in Sicilia, inoltre, potranno avvalersi di finanziamenti attraverso dei bandi pubblici promossi dalla Regione.

Altre agevolazioni includono la riduzione del 50% dell’aliquota dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, nel caso di nuove assunzioni di donne per il triennio successivo alla data di sottoscrizione del relativo contratto di lavoro.

Tra le novità spicca l’Osservatorio sul mercato del lavoro per il contrasto alla discriminazione retributiva di genere e lo Sportello donna.

L’Osservatorio, istituito presso l’assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro, avrebbe funzioni consultive e propositive per il contrasto alla disparità di genere e con un particolare riferimento alla ricerca e al monitoraggio dei dati sul bilanciamento di genere nel mercato del lavoro e al rilevamento di eventuali disparità di accesso al lavoro o di trattamento, oltre che confrontare e promuovere i modelli organizzativi più innovativi in materia di parità salariale.

Lo Sportello donna, invece, istituito presso il dipartimento regionale del Lavoro, coordinerebbe gli Sportelli provinciali istituiti nei nove Servizi Centri per l’Impiego presenti sul territorio regionale, per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro per incentivare l’occupazione femminile, anche attraverso la pubblicazione di avvisi, bandi e qualsiasi informazioni utile in un’apposita bacheca, assistere le cittadine e monitorare le violazioni sulla parità retributiva in danno delle donne lavoratrici. Uno strumento inteso anche per orientare all’autoimpiego e alla costituzione di startup, al fine di favorire l’imprenditorialità femminile.

Proprio su quest’ultimo punto si incentra un articolo della norma, volto a definire criteri e modalità per l’accesso agli interventi di concessione di agevolazioni finanziarie, sotto forma di garanzia e promozione alla stipulazione di protocolli di intesa con l’associazione bancaria italiana per consentire l’accesso al credito bancario a tassi di interessi agevolati nonché con l’Istituto regionale credito agevolato (Irca) e con l’Istituto regionale per il finanziamento alle industrie in Sicilia (Irfis).

Da un lato la vita professionale, dall’altro quella privata. Riuscire a conciliare lavoro, famiglia e figli non è un traguardo ancora raggiunto e in realtà molto lontano. E sono questi i motivi principali per cui le donne spesso al bivio preferiscono sacrificare la propria carriera. Su questa direzione il ddl promuove alcuni indirizzi e strumenti, tra cui anche l’istituzione di un voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting domestici e l’attivazione di servizi di cura come nidi aziendali o doposcuola.

L’attenzione è riservata anche alle donne vittima di violenza con misure volte al loro inserimento o reinserimento sociale e lavorativo, mediante il coinvolgimento degli enti locali, delle aziende sanitarie provinciali, delle associazioni e delle organizzazioni operanti nel settore e delle strutture di accoglienza. Inoltre, sono destinati contributi, attraverso bando pubblico, agli enti locali volti all’attuazione di progetti che favoriscono percorsi lavorativi dedicati alle donne vittime di violenza di iniziativa degli enti del terzo settore.

Il sogno proibito della parità di genere

Ma si può realmente decantare la rappresentanza di genere al 40% come un passo avanti in favore delle donne siciliane, quando ormai da mesi misure a favore delle donne siciliane sono, ancora ad oggi, al palo in attesa di una copertura finanziaria? Un atto dovuto non solo alla quota rosa isolana, ma anche all’economia della nostra terra, che necessità di nuovi e innovativi impulsi, e ad un tessuto sociale in continua evoluzione, con il quale la politica ha dimostrato di non riuscire a tenere in passo, restando indietro e spesso inerme agli inarrestabili e inevitabili mutamenti.

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