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Un orizzonte per non smarrirsi

La “Città Ideale” di Platone: utopia filosofica o modello per misurare lo stato di salute della democrazia?

sabato 17 Maggio 2025

Nella filosofia politica occidentale, la “Città Ideale” di Platone rappresenta una delle più profonde riflessioni sul concetto di giustizia e sull’organizzazione dello Stato.

Descritta principalmente nel dialogo “La Repubblica”, questa visione utopica ha influenzato secoli di pensiero politico e continua a offrire spunti di riflessione sulle trasformazioni e le profonde difficoltà che le democrazie moderne affrontano oggi.

 

Platone – La Repubblica

 

La struttura tripartita della “Città ideale”: l’armonia tra individuo e società

Alla base della “Città Ideale”, Platone sviluppa una corrispondenza tra l’anima individuale e l’organizzazione della città. Secondo il filosofo, sia l’anima che la polis sono composte da tre parti distinte, ognuna con una funzione e una virtù specifica.

Questa visione olistica rappresenta uno dei cardini del pensiero platonico: l’ordine e la giustizia sono il frutto di un equilibrio interno, tanto nell’individuo quanto nella comunità.

 

 

1. I produttori (epithymetikon): desiderio e temperanza

Alla base della struttura troviamo la classe dei produttori: contadini, artigiani, commercianti, tutti coloro che si occupano della produzione dei beni materiali necessari alla vita quotidiana.

Essi rappresentano la parte “lussuriosa” dell’anima, dominata dal desiderio, dai bisogni e dall’attrazione per i piaceri sensibili.

Per questa classe, la virtù fondamentale è la temperanza (sophrosyne), intesa come autocontrollo e moderazione: devono accettare il proprio ruolo senza invadere quello degli altri, contribuendo al benessere comune senza ambire al potere.

 

2. I guardiani (thymoeides): coraggio e difesa

Al centro troviamo i guardiani, o “difensori” della città: soldati, difensori, persone formate per proteggere la polis e far rispettare le leggi. A livello dell’anima, essi incarnano la parte irascibile, quella in cui risiedono la forza d’animo, l’energia e la determinazione.

La loro virtù principale è il coraggio (andreia), cioè la capacità di mantenere salda la volontà, anche di fronte al pericolo, e di difendere la giustizia con disciplina e spirito di sacrificio.

I guardiani devono essere educati fin dall’infanzia con una formazione rigorosa, morale e fisica, per diventare un baluardo contro le derive dell’egoismo individuale e dell’anarchia.

 

3. I governanti (logistikon): ragione e saggezza

Al vertice si colloca la classe dei governanti (“i reggitori”), composta dai filosofi, gli unici che secondo Platone possiedono la capacità di conoscere il bene in sé, ovvero la vera natura della giustizia. Essi rappresentano la parte razionale dell’anima, la componente logica e riflessiva che guida le altre due.

La virtù che li caratterizza è la saggezza (sophia), intesa come conoscenza del giusto, del bene comune e delle leggi dell’universo. Solo i filosofi sono in grado di vedere “il sole” – simbolo del bene supremo – e dunque di governare con lungimiranza, equilibrio e assenza di interesse personale.

 

La giustizia come equilibrio delle parti

Quando ogni classe sociale – e ogni parte dell’anima – svolge la propria funzione senza usurpare quella altrui, si realizza la quarta virtù fondamentale: la giustizia (dikaiosyne). Non è una semplice equa distribuzione di beni, ma l’armonia tra le parti, l’ordine coerente tra struttura e funzione.

La giustizia platonica è dunque equilibrio: nell’individuo e nella polis. Una società è giusta quando la ragione governa, il coraggio protegge, e il desiderio resta moderato.

Platone sottolinea che solo attraverso questa armonia si può evitare la corruzione del potere, la degenerazione delle istituzioni e il disfacimento della città.

Quando questo equilibrio si rompe, la città degenera: il potere passa ai desideri (ricchezza, piacere, ambizione), e si aprono le porte alla corruzione, al disordine, alla tirannide.

In questo senso, la riflessione platonica rimane straordinariamente attuale.

 

Un modello efficace per leggere la crisi della democrazia

A dispetto della sua natura utopica, la Città Ideale offre un modello teorico con cui misurare lo stato di salute delle società contemporanee.

Oggi assistiamo a una crisi evidente della democrazia, segnata dalla confusione dei ruoli, dall’indebolimento della razionalità politica e dalla perdita di autorevolezza delle istituzioni.

I guardiani “moderni”

Il consumismo e i media dominano la scena pubblica, sostituendo la ragione con il desiderio. I “guardiani” moderni – forze dell’ordine, autorità giudiziarie – sono spesso lasciati soli o strumentalizzati.

E i “filosofi”, coloro che dovrebbero guidare con saggezza, sono rimpiazzati da influencer, manager, figure improvvisate più attente al consenso che alla verità.

La lettura platonica ci mette in guardia: senza un’etica della guida, senza formazione, senza equilibrio tra le parti, la città si disgrega. La Repubblica non è un sogno realizzabile, ma un criterio con cui valutare le nostre strutture politiche e sociali.

 

La Città Ideale nella cultura popolare

L’idea della Città Giusta ha ispirato artisti, scrittori e registi, diventando archetipo di molte utopie e distopie moderne. Il fascino esercitato dal progetto della Città Giusta non è rimasto confinato all’ambito accademico.

Nel corso dei secoli, artisti, scrittori, registi e musicisti hanno rielaborato – consapevolmente o meno – l’idea di una società ordinata, fondata su valori superiori, armonica ma anche inquietante.

 

Cinema e visioni futuristiche

“Metropolis”(1927)

In Metropolis (1927) di Fritz Lang, la città è divisa in caste: operai nel sottosuolo, élite nei grattacieli. Una metafora visiva dell’ordine platonico, ma anche della sua deriva autoritaria. Il tema della stratificazione sociale si fonde qui con un’estetica visionaria, anticipando riflessioni platoniche su ordine e giustizia.

In Gattaca (1997), il sistema genetico determina i ruoli sociali: un’analogia distopica con l’idea platonica secondo cui la predisposizione dell’anima deve definire il posto di ciascuno nella polis. Qui, però, l’ordine si trasforma in gabbia.

Film come Matrix, Equilibrium, The Giver, Divergent raccontano città perfette solo in apparenza, dove l’ordine è imposto e la libertà è negata. Sono riflessioni critiche sul lato oscuro dell’utopia platonica: l’armonia che diventa oppressione.

 

Letteratura: utopie e distopie

La Città del sole -Tommaso Campanella

Anche la letteratura ha preso in prestito l’architettura platonica per costruire utopie (o distopie). “La città del sole” di Tommaso Campanella (1602) è una rielaborazione cristiana della Repubblica, con una società teocratica e collettivista. “1984” di Orwell e Brave New World” di Huxley ribaltano la città giusta in un incubo di controllo e ingegneria sociale.

“Il Mondo Nuovo” di Huxley, in particolare, divide la popolazione in caste genetiche, assegnando ruoli e dosaggi di piacere artificiale, secondo una logica che ricorda la divisione platonica delle anime.

Più recentemente, anche la narrativa fantasy ha assorbito queste suggestioni: La saga di “Earthsea” di Ursula K. Le Guin propone società dove il sapere magico è riservato a una élite formata con lunghi percorsi di apprendimento e disciplina, non lontani dai filosofi-guardiani platonici.

Arte, architettura, musica

Città ideale, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino

Nel Rinascimento, artisti e architetti si ispirarono direttamente al modello platonico per immaginare la città perfetta. La “Città Ideale” conservata a Urbino — attribuita a Luciano Laurana o a Piero della Francesca — è una rappresentazione prospettica di uno spazio urbano simmetrico, armonico, ordinato secondo leggi razionali: una materializzazione pittorica del pensiero platonico.

Pink Floyd – The Wall

Nella musica, l’idea di armonia sociale ha trovato espressione sia in composizioni classiche (dalla Politeia di Xenakis alle suite barocche ispirate all’ordine cosmico) sia nel progressive rock e nel concept album.

I Pink Floyd, in particolare, con The Wall (1979) mettono in scena una società alienata dove l’educazione diventa repressione: una critica alla scuola intesa come “fabbrica” di conformismo, che può essere letta in tensione con l’ideale formativo platonico.

 

La città platonica: un orizzonte per non smarrirsi

A differenza delle utopie totalizzanti del Novecento, la città platonica nasce da una domanda fondamentale: che cos’è la giustizia? Non propone un modello da imporre, ma un criterio per comprendere.

È un orizzonte regolativo, non una costruzione storica.

Rileggere Platone oggi significa interrogarci sulla qualità della nostra leadership, sul ruolo dell’educazione, sull’equilibrio tra forze sociali. Significa chiedersi: chi guida la nostra città? Quali virtù la sorreggono? E soprattutto: la ragione ha ancora il timone?

Nel tempo delle democrazie in crisi, la “Città Ideale” non è un sogno da realizzare, ma uno specchio che ci mostra dove stiamo andando.

E forse, anche come tornare indietro.

 

 

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