“È chiaro che la dissalazione può rappresentare una parte della soluzione alla grave emergenza idrica che attanaglia la Sicilia. Ma un investimento privato da quasi 900 milioni di euro, come quello proposto da Webuild, impone chiarezza, trasparenza e una riflessione seria su cosa questo significhi davvero per i cittadini siciliani, non solo in termini di approvvigionamento idrico, ma anche di costi per le famiglie”. A dichiararlo sono Anthony Barbagallo, segretario regionale del Partito Democratico, e Dario Safina, deputato regionale del Pd, intervenendo sul dossier legato alla proposta avanzata dal gruppo guidato da Pietro Salini, che promette di “risolvere il problema idrico in due anni” grazie a impianti di dissalazione nelle fasce costiere siciliane.
“L’acqua è un bene pubblico essenziale – proseguono – e non possiamo accettare che diventi un lusso per pochi. La giunta Schifani, che ha approvato a fine 2024 una delibera per favorire partenariati pubblico-privati nel settore della dissalazione, ha il dovere di spiegare ai siciliani quali saranno le conseguenze di questo progetto: chi pagherà davvero il prezzo dell’acqua? Quale sarà il costo per metro cubo e chi garantirà che resterà entro soglie accessibili?”.
I due esponenti dem sottolineano anche la necessità di affrontare la questione in modo sistemico: “Non bastano i dissalatori. È indispensabile intervenire con urgenza sulla rete idrica regionale, che disperde oltre il 50% dell’acqua immessa. Investire in nuovi impianti senza risolvere il problema delle perdite significa sprecare risorse e tempo prezioso”.
“Siamo pronti a confrontarci – concludono – su qualsiasi proposta che possa aiutare la Sicilia a uscire da questa crisi, ma diciamo no a operazioni opache e a ogni tentativo di privatizzare un bene fondamentale come l’acqua. Il governo regionale ha il dovere di fornire tutti i dettagli economici, tecnici e sociali del progetto Webuild. I siciliani meritano chiarezza e garanzie, non sorprese amare a lavori avviati”.