“Il dolore non è solo un sintomo: è un nemico silenzioso che degrada la qualità della vita, mina il corpo e la mente, e si riflette profondamente anche sulle famiglie di chi soffre”. In occasione della Giornata del Sollievo, l’Asp di Ragusa rilancia il suo impegno per il diritto dei pazienti ad essere curati anche nel dolore, acuto, cronico o di fine vita.
“Il sintomo dolore è quello fra tutti che più degrada, dal punto di vista fisico e psichico, i pazienti e le loro famigli – dichiara Jessica Naimo, direttrice dell’Unità Operativa Semplice di Terapia del dolore –. La Giornata del Sollievo rinnova l’impegno della comunità sanitaria nel rendere più consapevoli i cittadini dell’importanza di alleviare il dolore, di qualunque natura esso sia, per migliorare la qualità della vita”.
Secondo la specialista, la giornata rappresenta anche un momento utile per fare chiarezza sui percorsi di accesso alle cure: “Permetterà ai pazienti di conoscere chi, nei loro ospedali, si occupa concretamente della gestione del dolore. I medici di medicina generale sono in grado di dare una prima risposta e, quando necessario, indirizzare verso le strutture specialistiche. Il percorso comincia con una visita con lo specialista in anestesiologia e rianimazione, che analizza l’origine, la localizzazione e le caratteristiche del dolore per costruire un piano terapeutico personalizzato.”
Un ruolo chiave in questo processo è svolto dalle Unità Operative di Anestesia e Rianimazione, dirette dal professor Massimiliano Sorbello, che spiega: “I professionisti garantiscono la presa in carico dei pazienti affetti da dolore nei diversi presidi ospedalieri attraverso un approccio multidisciplinare e personalizzato, tenendo conto delle condizioni cliniche e delle necessità individuali.”
“Per molte patologie dolorose – aggiunge Naimo – la terapia farmacologica rappresenta la prima linea di trattamento. Esistono diverse categorie di farmaci per trattare il dolore: dai FANS agli oppioidi, dagli anticonvulsivanti agli antidepressivi. Tuttavia, se il dolore persiste nonostante la terapia ambulatoriale, si valutano opzioni più complesse”.
Tra queste opzioni, figurano “infiltrazioni intra-articolari, blocchi nervosi periferici, tecniche di radiofrequenza o crioanalgesia, e metodiche di neuromodulazione spinale e periferica – spiega Naimo -. La radiofrequenza, ad esempio, è una tecnica ambulatoriale minimamente invasiva che, attraverso l’energia termica, interrompe la trasmissione dello stimolo doloroso”
“Per i casi più complessi – continua – si può ricorrere all’impianto di un neurostimolatore. Si tratta di un intervento chirurgico che si sviluppa in due fasi: la prima serve a valutare l’efficacia del trattamento, e solo in caso di risposta positiva si procede con l’impianto definitivo“.
All’interno dell’Unità è presente anche una sala operatoria dedicata: “Qui eseguiamo, tra le altre cose, procedure di inserimento di cateteri venosi totalmente impiantabili, fondamentali per permettere ai pazienti di portare a casa la terapia farmacologica” afferma la dottoressa Naimo.
“Le procedure interventistiche di neuroablazione e neuromodulazione – precisa – vengono eseguite in sale operatorie dedicate, sempre con l’ausilio di ecografi o amplificatori radiologici. Nella maggior parte dei casi, sono coperte dal Servizio Sanitario Nazionale o da assicurazioni sanitarie“.
A concludere è una riflessione sul significato profondo della disciplina: “La terapia del dolore è una branca della medicina che si occupa della diagnosi e della cura del paziente affetto da sintomatologia dolorosa acuta e cronica, benigna o neoplastica. In questa specialità – sottolinea Naimo – il termine curare riacquista il suo significato più autentico: prendersi cura della persona nella sua interezza”.