Chiamiamo le cose con il loro nome. Quella di Draghi è stata una gaffe. Sì, definire Erdogan un dittatore può essere qualcosa che ci può far piacere ma da un punto di vista di relazioni internazionali è un errore.
Certo Draghi era di ritorno dalla Libia e dalla dichiarazione di ringraziamento nei confronti di della guardia libica per i salvataggi, che alcuni hanno chiamato catture, dei migranti e quindi aveva bisogno di dare un messaggio agli italiani ed agli europei su quale lato della barricata lui stava.
Peraltro l’immagine di questa donna piccolina, la Ursula Von der Leyen, messa all’angolo su un su un divano mentre i due machi maschi stavano sulle poltroncine gli avrà dato un fastidio tale che la parola dittatore gli è venuta spontanea. Anche se é discutibile da un punto di vista diplomatico se viene prima il presidente del consiglio europeo, che coordina i capi di Stato, o la Presidente della commissione, che è il capo del Governo europeo.
Ma in realtà il tema di fondo è che, come ha precisato bene anche Draghi, con tanti paesi nel mondo a cominciare dalla Cina bisogna cooperare. Chiameremo Xi Jinping dittatore per tutto quello che succede a Hong Kong? O Putin, come ha fatto Biden, per le persecuzioni ed alcune volte per essere accusato di essere mandante di omicidi? Chiameremo il principe dell’Arabia Saudita Muhammad Bin Salman dittatore? E non é poi vero che in Arabia Saudita come dice Renzi vi sia un processo importante rinascimentale? O Lorenzo il Magnifico a Firenze era più tenero con i suoi nemici di quanto non sia il principe? O Jair Bolsonaro con il suo approccio al problema Covid in Brasile non può essere accusato di genocidio? Cosa diremo di quello che sta accadendo in Myanmar?
Purtroppo la ragion di Stato ci costringe a confrontarci con tante forme di governo che di democrazie hanno poco. E risposte del tipo che era stato eletto da una corpo elettorale numeroso mentre Draghi è un nominato, anche se con procedure assolutamente previste dalla nostra costituzione, può essere una risposta che ci si può aspettare compreso il riferimento alla nostra dittatura del ventennio.
Adesso bisognerà fare marcia indietro perché, aldilà degli applausi delle nostre forze politiche e di parte, solo parte, dell’Unione Europea, con la Turchia sarà necessario confrontarsi, compreso per il problema relativo all’immigrazione dei siriani. Avendo chiaro che come in Libia li finanziamo con grandi risorse perché blocchino i migranti in pseudo campi di concentramento. Purtroppo con tutto questo bisogna convivere cosa che fa anche il Vaticano per una ragion di Stato che non si può dimenticare.