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Nasce l’Assistente infermiere per rafforzare il Servizio sanitario: riformato anche il profilo dell’Oss

lunedì 23 Giugno 2025

In un contesto sanitario sempre più segnato da carenze di personale, aumento delle cronicità e invecchiamento della popolazione, arriva una novità destinata a ridisegnare gli assetti dell’assistenza alla persona. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 febbraio 2025, è stata ufficialmente istituita la figura dell’assistente infermiere.
Una riforma attesa da anni, che in Sicilia assume un peso strategico particolare, alla luce delle gravi criticità nei servizi territoriali e ospedalieri, delle lunghe liste d’attesa e della carenza strutturale di infermieri.

La Regione, chiamata ora a programmare i fabbisogni e attivare i percorsi formativi, potrà contare su una figura intermedia, a metà tra Oss e infermiere, capace di rafforzare concretamente le équipe sanitarie, sia nei presidi ospedalieri che nei servizi domiciliari e residenziali.

Il nuovo profilo nasce da un doppio accordo siglato in sede di Conferenza Stato-Regioni (3 ottobre e 18 dicembre 2024) e recepito formalmente con decreto, che ne definisce le competenze, il percorso formativo, i requisiti di accesso e gli ambiti operativi. L’assistente infermiere si affianca all’infermiere nei contesti a bassa discrezionalità decisionale, assumendo responsabilità sull’esecuzione di specifiche attività sanitarie, gestionali e formative rivolte alla persona.

Chi potrà diventare assistente infermiere?

Potranno accedere al nuovo percorso professionale:

  • gli operatori socio-sanitari (Oss) in possesso del diploma di scuola superiore e di almeno 24 mesi di esperienza lavorativa;

  • in alternativa, anche Oss senza diploma, ma con almeno cinque anni di esperienza negli ultimi otto anni, purché frequentino un modulo teorico propedeutico di almeno 100 ore, volto a colmare le lacune in ambiti logico-matematici, linguistici e scientifici.

Il percorso formativo

Il corso per diventare assistente infermiere ha una durata compresa tra sei e dodici mesi, con un totale minimo di 500 ore, articolate in tre componenti fondamentali:

  • 200 ore di teoria, per apprendere le conoscenze essenziali nelle aree della rilevazione dei parametri vitali, della gestione del dolore e delle cure di fine vita, dell’assunzione di terapie e delle relazioni professionali;

  • 280 ore di tirocinio, da svolgere presso strutture sanitarie e socio-sanitarie accreditate, sotto la guida di tutor infermieri esperti;

  • 20 ore di esercitazioni e simulazioni, indispensabili per mettere in pratica, in ambiente controllato, quanto appreso in aula.

La frequenza è obbligatoria e le assenze non possono superare il 10% delle ore complessive. Al termine del percorso, l’accesso all’esame finale prevede una prova teorica e una pratica, e il superamento consente il rilascio di un attestato di qualifica valido su tutto il territorio nazionale.

Le competenze dell’assistente infermiere

L’assistente infermiere si inserisce all’interno delle équipe sanitarie come figura di supporto qualificato, capace di svolgere mansioni a carattere sanitario in collaborazione con l’infermiere, secondo le attribuzioni dirette di quest’ultimo, che ne supervisiona l’operato in quanto figura gerarchicamente superiore.

. Le attività previste includono:

  • la rilevazione dei parametri vitali e l’erogazione di primi soccorsi;

  • la somministrazione di ossigeno e la preparazione alla somministrazione di terapie, secondo le indicazioni dell’infermiere;

  • il supporto alla gestione dell’organizzazione assistenziale, anche nella documentazione e nel monitoraggio dei bisogni della persona;

  • lo svolgimento di attività educative e formative di base rivolte alla persona assistita, per promuoverne l’autonomia e il benessere.

Si tratta, quindi, di un operatore che lavora in contesti standardizzati e con un basso margine decisionale, ma che è direttamente responsabile della corretta esecuzione delle attività affidate.

Aggiornamento professionale e riconoscimento dei titoli pregressi

L’evoluzione delle competenze richiede anche un continuo aggiornamento e, quindi, chi otterrà la qualifica di assistente infermiere dovrà seguire, ogni anno, percorsi formativi per un totale pari ad almeno un’ora per ogni mese lavorato, recuperabili entro un triennio.

Inoltre, per garantire una transizione ordinata e valorizzare chi ha già investito nella propria formazione, è stato stabilito che:

  • la vecchia qualifica di Osscon formazione complementare è equipollente alla nuova figura di assistente infermiere;

  • gli operatori già formati secondo i vecchi standard potranno adeguarsi attraverso corsi integrativi di almeno 30 ore, da completare entro tre anni.

Anche l’Oss cambia volto

Accanto alla nascita dell’assistente infermiere, il secondo decreto, datato 25 marzo 2025, ha aggiornato anche il profilo dell’operatore socio-sanitario, superando quello in vigore dal 2001. Tra le novità principali:

  • l’aumento della durata minima del percorso formativo a 1000 ore, con un equilibrio tra teoria, pratica ed esercitazioni;

  • l’introduzione di laboratori, simulazioni e tutoraggi strutturati, per migliorare l’apprendimento sul campo;

  • l’estensione degli ambiti operativi, che ora comprendono anche scuole, carceri e servizi psichiatrici, oltre a ospedali e strutture sociali.

Un’opportunità

Il riconoscimento ufficiale della figura dell’assistente infermiere può costituire un’opportunità concreta per rafforzare il Servizio sanitario nazionale, soprattutto alla luce delle trasformazioni introdotte dalla nuova rete territoriale prevista dal DM77. Questa figura intermedia, altamente formata e operativa, potrà rappresentare un supporto strategico nelle Case e Ospedali di Comunità, nei servizi domiciliari e nelle strutture residenziali, contribuendo a garantire continuità assistenziale e a potenziare la prossimità delle cure.
Il suo inserimento stabile nelle équipe multi-professionali non solo consentirà di alleggerire il carico di lavoro di infermieri e medici, ma permetterà anche di intercettare precocemente i bisogni dei pazienti fragili, riducendo il ricorso improprio all’ospedale e migliorando complessivamente l’efficacia dell’assistenza sul territorio.

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